
Ammettiamolo candidamente: non è Halloween senza un film cult come Non aprite quella porta di Tobe Hooper, uscito nel 1974 e ancora decisamente terrificante a causa di Leatherface (leggi qui le oscure origini del personaggio).
A impressionare ancora di più è l’origine di questo tipo di horror nell’immaginario americano dell’epoca. Era un periodo sicuramente non facile, essendo gli Stati Uniti stati sconvolti soltanto cinque anni prima dai massacri perpetrati dalla Family di Charles Manson; inoltre bisogna considerare un altro fattore importantissimo: imperversava la guerra in Vietnam, una pagina nera della storia americana.
Ma andiamo con ordine facendoci una domanda fondamentale: perché negli slasher i protagonisti vanno sempre in giro e si avventurano nelle case altrui, dove poi trovano la morte? È presto detto: gli omicidi della Manson Family sconvolsero gli statunitensi, che si resero conto di non essere al sicuro neppure in casa propria. La reazione fu quella di uscire, andare il più lontano possibile. Cinematograficamente parlando ciò si realizza alla perfezione nello slasher.
Passiamo quindi al topic successivo: i protagonisti di queste pellicole sono sempre dei ragazzi giovani, vittime a loro volta della guerra in Vietnam, simulacro di una follia bellica che in realtà non giovò a nessuno, se non ai potenti, portando solo morte, incubi e disillusione.
Film come Non aprite quella porta non sono altro che la rappresentazione di un sentimento di angoscia e paranoia tipico degli anni ’70; l’orrore che ci mostrano è reale in quanto strumenti di denuncia sociale che riuscirà a evolvere e plasmarsi insieme alla storia americana stessa. Se fa paura, allora non può che essere vero.
Chiara Cozzi
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Ph: cinema.everyeye.it