Roberto Cominati in concerto all’Università degli Studi di Roma La Sapienza con un repertorio da scommessa.

Roberto Cominati, classe 1969, inizia lo studio del pianoforte all’età di cinque anni, ottenendo poi, a soli otto anni, l’ammissione per meriti speciali al Conservatorio di San Pietro a Majella di Napoli, che andrà a rappresentare uno dei primi riconoscimenti al pianista, che continua a collezionare trofei anno dopo anno.

(Roberto Cominati, fonte: immagine web)

Il pianista partenopeo, in concerto all’Università degli Studi di Roma La Sapienza per il ciclo Calliope, scommette proponendo un repertorio che da Johann Sebastian Bach passa per Georg Friedrich Händel chiudendo infine con Maurice Ravel. La scommessa è infatti quella di affiancare i due esponenti dell’epoca barocca all’impressionista Ravel, proponendo quindi due mondi nettamente lontani tra loro, che però andremo a vedere in che modo diventeranno sorprendentemente complementari nella scelta dei brani proposti. 

Il concerto si apre con la Suite n.2 in Re minore di J.S. Bach, trascrizione di Leopold Godowsky dall’originale per violoncello solo, le cui prime note del Preludio si propongono quasi fluttuanti sotto le mani del maestro Cominati, che riesce ad evocare perfettamente il tecnicismo del compositore tedesco. In seguito al breve Preludio, il pianista esegue in maniera decisa e quasi vorticosa, l’Allemanda, per passare poi ad un’appassionata e toccante Courante prima di sfoggiare la sua abilità giocosa nella Sarabanda, nei Minuetto ed infine nella Giga.

(Johann Sebastian Bach, fonte: immagine web)

La Suite n.2 di Bach, rispetto alle altre 5 con le quali compone l’intera opera, venne classificata dal compositore-violoncellista Pau Casals come “una suite dal carattere tragico, malinconico ed espressivo in ogni nota“, non a caso la scelta della stesura in Re minore, tonalità usata anche per la Sinfonia n.9 di L. van Beethoven, per il Requiem di W.A. Mozart e per la Toccata e Fuga di J.S. Bach.

É proprio la Toccata e Fuga in re minore di Bach il successivo brano proposto dal pianista Cominati, che entra in scena col famigerato mordente sulla dominante in apertura. La Suite n.2, ideata per il virtuosismo sulle corde del violoncello, è di traslazione sul pianoforte più semplice rispetto alla Toccata e Fuga, in quanto, essendo stata notamente composta per organo, non potrà beneficiare in altri strumenti della stessa coralità e dello stesso coinvolgimento sensoriale infuso appunto dall’organo. 

Questa grande sfida viene comunque vinta da Roberto Cominati, che destreggiandosi tra pedale e i commoventi pianissimo della fuga, non perde occasione di mostrare una forte complicità col compositore barocco. 

(Georg Friedrich Händel, fonte: immagine web)

La Ciaccona in Sol Maggiore di Georg Friedrich Händel fa parte di una raccolta di suite per clavicembalo, che comprende materiale usato per l’istruzione musicale delle principesse Amelia e Carolina di Hannover: alcuni brani, compresa la Ciaccona in Sol Maggiore, hanno la funzione di stimolare l’interprete nella tecnica dell’improvvisazione e nella ricerca degli abbellimenti.

Il brano proposto da Cominati per noi, si discosta quindi dal virtuosismo ricercato da J.S. Bach per il violoncellista più bravo della corte nella Suite n.2, o dal quasi ventenne e sacrale compositore nella Toccata e Fuga, rimanendo invece aderente al significato musicale di Ciaccona, ovvero brano derivante dalla danza su un tempo ternario con basso sincopato, di carattere vivace e scherzoso.

Il pianista non indugia nel cimentarsi quindi nell’indole vivace e scherzosa della Ciaccona, fluttuando sulla tastiera nei pochi legati e balzando ad ogni staccato come ad inseguire un ritmo intento a danzare sotto i tasti premuti. 

(Maurice Ravel, fonte: immagine web)

L’intervallo di questa serata corrisponde ad un salto spazio-temporale di circa duecento anni, durante i quali hanno preso piede svariate correnti artistico-musicali, sfociando poi nel ‘900, epoca in cui ogni artista andava cercando la propria libertà d’espressione, pratica di cui il compositore Maurice Ravel si è fatto grande portavoce.

La maggiore paura dei compositori americani è quella di trovare in se stessi strani impulsi al distacco dalle regole accademiche: a questo punto i musicisti, da buoni borghesi, compongono la loro musica secondo le regole classiche dettate dalla tradizione europea“: le parole dello stesso Ravel sono sicuramente le più efficaci per spiegare la sua ricerca musicale che riesce ad esprimersi in un estro compositivo del tutto unico. 

Le Tombeau de Couperin è una suite per pianoforte composta durante la prima guerra mondiale: Ravel dedica ogni movimento ad un amico morto in guerra, e Cominati ci propone un’esecuzione evocativa e brillante in grado di colpire notevolmente l’attento pubblico pagante. Il pianista ribadisce il suo essere interprete eccezionale anche nell’esecuzione di Jeux d’eau, sempre del compositore francese, durante la quale non può che perseguire il suo magico gioco di mani che diventa di abile illusionista con l’ultimo intenso brano La Valse

Mentre nella suite per pianoforte e in Jeux d’eau Ravel lascia libertà a qualche elemento classico-barocco di far capolino tra una nota e l’altra, con La Valse marca un nuovo territorio, proteso verso nuove metriche ed influenze musicali scisse del tutto dagli originali valzer settecenteschi. Roberto Cominati, abile mago del pianoforte, si muove dal tecnicismo di Bach allo sfrenato e sregolato Ravel senza alcun indugio, regalandoci un’interpretazione unica e prestigiosa di questo valzer francese novecentesco.

(Le Tombeau de Couperin, fonte: immagine web)

É impossibile non rimanere ammaliati dal fraseggio di questo elegante pianista, le cui mani sembrano in grado di prendere il volo ad ogni staccato, per poi fluttuare magicamente sui tasti durante una frase, come a solfeggiare un doppio ritmo sulla tastiera del pianoforte.

Incoraggiato infine dagli interminabili applausi, Cominati dimostra tutto il suo affetto e legame al compositore tedesco-inglese Händel, di cui ci propone l’accompagnamento per pianoforte dell’aria per soprano Lascia ch’io pianga, più comunemente conosciuta per l’opera di riferimento Rinaldo e nota per essere parte del repertorio dei castrati. Ribadisce questo affetto col secondo bis, Suite n.3 in Re minore, successiva alla Ciaccona in Sol Maggiore nella raccolta di suite per clavicembalo, illustrata precedentemente.

Non ci resta che accordare al maestro Cominati la vittoria della scommessa portata stasera sul palco, grati dell’incantevole gioco di prestigio per piano solo

 

Eleonora Giulia Meloni