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Settembre 8, 2024, domenica

Rocco Casalino: “Mio padre era un violento”

Ex gieffino, la sua nomina a portavoce di Giuseppe Conte ha sempre fatto molto discutere. Oggi, con la caduta del governo Conte bis e l’uscita di scena dell’avvocato del popolo, come si autodefinì il premier dimissionario, Rocco Casalino dovrà “reinventarsi”.

Dalle anticipazioni emerse in queste ore, per la prima volta l’ex portavoce di Conte confiderà alcuni aspetti inediti della sua vita. In particolare, nel libro “Il Portavoce”, si racconta del rapporto tra Rocco Casalino e suo padre, violento e alcolizzato, un rapporto che segnerà il giovane praticamente per tutta la vita. Anche sul letto di morte, da parte dell’ex gieffino, non sembra esserci stata alcuna indulgenza per il genitore.

Infatti, gli avrebbe detto: “Muori. Devi morire”. Parole rispetto alle quali è evidente come sia impossibile tornare indietro e infatti Rocco Casalino nel suo libro racconta proprio questo: “Pronuncio queste parole con lingua ferma. Senza rabbia… Sono sollevato. Tutto il male che mio padre aveva fatto a mia madre, a me e mia sorella…”. Ci tiene a sottolinearlo, sempre nell’autobiografia, l’ex portavoce di Conte di essere un self-made man: “Non mi ha regalato niente nessuno, questo è sicuro. E se sono orgoglioso di dove sono arrivato”.

A scuola Rocco è molto bravo in informatica e a soli 14 anni prova ad hackerare il sito di una banca. Il padre va in pensione e la famiglia torna in Puglia, a Ceglie Messapica. Durante gli anni salentini scopre il comunismo: aderisce a Rifondazione, i suoi idoli sono Che Guevara e Michele Santoro. Diventa poi ingegnere elettronico a Bologna ma trova lavoro in un call center. Poi la svolta con il Grande Fratello: partecipa alla prima edizione nel 2000 e riesce a rimanere nella Casa per 93 giorni su 100. Arrivano il successo e i soldi. Ma lui decide di provare a fare il giornalista in alcune tv locali, prima Telelombardia poi TeleNorba. Nel 2008 viene folgorato da Beppe Grillo al suo secondo Vaffa day e da quel momento sposa la fede cinquestelle. La sua carriera di portavoce politico decolla: arriva a Roma come capo della comunicazione del Movimento in Senato. E nel 2018 diventa il portavoce di Conte, per il quale stravede quasi fosse il padre che avrebbe sempre voluto avere. Nei tre anni contiani stringe la mano a Emmanuel Macron e Angela Merkel, alla faccia degli sfottò che gli rivolgevano gli amichetti tedeschi.

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