«No football with Israel ever!». È questa la caption che accompagna il video pubblicato da Roger Waters sui suoi canali social. Un messaggio che lascia poco spazio alle interpretazioni, e una ferma condanna nei confronti della nazionale italiana, che ieri ha affrontato e sconfitto Israele allo stadio Friuli di Udine. I due team fanno parte dello stesso girone della Uefa Nations League ed è la seconda volta che si scontrano nell’ultimo mese (la prima nel campo neutro di Budapest, lo scorso 9 settembre). La partita era in calendario da tempo, ed è dal 1991 che le squadre israeliane gareggiano, tra le polemiche, nelle competizioni UEFA.
L’escalation della situazione a Gaza ha, tuttavia, riaperto il dibattito sulla questione. Diversi Paesi hanno assunto una posizione netta e preso le distanze dalle azioni di Netanyahu, manifestando il loro dissenso anche sul campo da calcio. L’Italia, però, ha deciso di disputare l’incontro e di accogliere i suoi avversare nel blindatissimo capoluogo friulano, tra tensioni e controlli serrati. Una scelta che non è andata giù a molto, incluso l’ex bassista dei Pink Floyd.
Roger Waters contro l’Italia: «Shame on you»
Nel video postato dal musicista, viene inquadrata la sua televisione, sintonizzata sull’incontro. Mentre, sullo schermo, i giocatori di Ran Ben Shimon intonano il loro inno, si sente la voce di Waters commentare le immagini in diretta. «Shame, shame on you», sono le sue parole, rivolte agli israeliani, ma anche a Spalletti e ai suoi ragazzi, rei di aver dato visibilità a una nazione da condannare. «Non si gioca a calcio con Israele»-rincara la dose-«Sono uno Stato Paria e nessuno di noi deve avere nulla a che fare con loro finché non si uniranno alla razza umana accettando l’idea dei diritti umani universali per tutti i nostri fratelli e sorelle in tutto il mondo».
Il termine usato dall’artista, Pariah State, era stato utilizzato dall’ex premier britannico Boris Johnson all’inizio del conflitto in Ucraina. Questa definizione indica uno Stato che la comunità internazionale emargina per i crimini di guerra e le violazioni dei diritti umani da esso commessi. Dopo altri versi di disprezzo nei confronti di quello che sta accadendo nello stadio, e dopo un’inquadratura sulla bandiera d’Israele, Waters esclama:«Devo spegnere, non riesco a guardare un secondo di più», per poi spegnere il dispositivo. Nei commenti apparsi sotto la clip, in molti si sono schierati a favore del suo discorso, mentre una minoranza ha sostenuto che politica e sport non dovrebbero confondersi.
Le posizioni anti-Israele e gli scontri con i colleghi
Roger Waters non ha mai edulcorato le sue posizioni anti-Israele. Posizioni che, spesso, lo hanno portato allo scontro diretto con alcuni colleghi. A febbraio 2024, ha definito, senza troppi giri di parole, Bono Vox come «disgustoso ed enorme stronzo». Durante un concerto degli U2 allo Sphere di Las Vegas, infatti, il frontman irlandese ha reso omaggio alle persone uccise durante l’attacco del 7 ottobre. Introducendo Pride (In The Name Of Love), Bono aveva spiegato: «Alla luce di ciò che è successo in Israele e a Gaza, una canzone sulla non violenza suona persino ridicola, ma le nostre preghiere sono sempre state per la pace e per la non violenza. Ma i nostri cuori e la nostra rabbia, sapete dove vanno a parare». Un gesto che Waters non aveva apprezzato e che aveva pubblicamente e aspramente criticato.
Qualche mese dopo è toccato a Nick Cave. In un videomessaggio indirizzato al cantante australiano, Waters si è detto deluso dal suo mancato boicottaggio nei confronti di Israele. «Ehi Nick Cave», ha esordito, «non c’è niente di male ad avere torto, amico mio. Ovviamente il fatto che tu non ti opponga al genocidio è roba grossa, no? Ma ehi, nessuno è perfetto!». Roger Water è un fiero sostenitore della causa palestinese e del movimento BDS (Boycott, Divestment, Sanctions), e ha invitato Cave ad aderirvi, considerando il suo aver suonato su territorio israeliano come un atteggiamento «narcisistico e disumano». Non sembra che il cantautore abbia rivisto le sue idee, e Waters è stato più volte tacciato di antisemitismo. Nonostante questo, il compositore di The Wall non si tira mai indietro, ed è sempre in prima linea quando si tratta di difendere i diritti umani, anche quando a calpestarli è una partita di pallone.
Federica Checchia
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