“Roma”, quando Netflix vinse tra le proteste a Venezia

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Di Stefano Delle Cave

Abbiamo dedicato questa puntata di Movie Award a Roma di Alfonso Cuaròn
Roma, fonte birdmenmagazine.com

Benvenuti nell’universo cinematografico di Movie Award. Prendiamo il nostro aereo e dagli Stati Uniti e andiamo in Italia. Abbiamo dedicato questa puntata ad film che qualche anno fa a conquistato il Leone d’oro a Venezia. Una pellicola che ha segnato la prima vittoria di Netflix in un grande festival internazionale. Vogliamo parlarvi di Roma di Alfonso Cuaròn

Roma, un film neorealista

Considerato un vero e proprio film d’autore in cui Cuaròn ha curato da solo la regia, la fotografia e la sceneggiatura, “Roma” ha riscosso un notevole successo ed è stato definito da molti un’ode al matriarcato ed un bellissimo ritratto dei conflitti interni al tempo disordini. Cuaròn stesso in realtà ha definito il tema più importante di questo film quello del ricordo ed in particolare il ricordo della sua infanzia. Forse per il suo richiamo al passato si è parlato di questa pellicola come di un film neorealista

Neoralista infatti sarebbe stato il modo di Cuaròn realizza questo film. Questo non solo lo si evince nella precise ricostruzioni reali di ambienti interni di Città del Messico dei primi anni 70‘ ma anche dalla scelta di dirigere gli attori dandogli piena evitando qualsiasi filtro emotivo. La caratteristica neorealista viene infine rimarcata anche dall’uso complicati piani sequenza con pochi tagli in diverse scene come quella all’ospedale. Il regista messicano ha deciso inoltre di girare in digitale adottando il bianco e nero in modo che però apparisse più moderno e luminoso pur richiamando l’idea del ricordo.

Il trailer di Roma

Attacco a Netflix

A “Roma” fu assegnato il Leone d’oro alla Mostra del Cinema di Venezia segnando una grande vittoria per Netflix che era riuscita a realizzare un film d’autore ma distribuito su una piattaforma internazionale. Questo successo scatenò l’ira di Anac (Associazione nazionale autori cinematografici), la Fice (Federazione italiana cinema d’Eesai) e l’Acec (Associazione cattolica esercenti cinema). Queste definirono iniquo il trionfo di questa pellicola perchè la Biennale non dove essere “veicolo di marketing per Netflix”. Quest’ultima era rea di mettere in difficoltà le sale cinematografiche mentre il film Leone d’oro, a detta della sopradette associazioni, doveva essere “alla portata di tutti” non solo di abbonati Netflix.

Forse la verità che nemmeno la Mostra del Cinema di Venezia poteva non fare in conti con il nuovo dirompente sistema distributivo e produttivo cinematografico. All’epoca il direttore della Mostra del Cinema Alberto Barbera fece sapere che ci si sarebbe dovuto misurare “con una realtà che è mutata, fatta con nuovi operatori come Netflix, Amazon e altri futuri soggetti.”. Un passo in avanti rispetto alle posizione chiuse di Cannes.