Romanov | Rivoluzione russa e la fine di una dinastia

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Di Stella Grillo

Nella notte fra il 16 e il 17 luglio 1918 lo zar Nicola II, la zarina Aleksandra e i loro cinque figli furono trucidati a Ekaterinburg dai rivoluzionari bolscevichi. I resti rinvenuti appartenenti alla famiglia imperiale sono ora sepolti a San Pietroburgo

Il 17 luglio 1918 un telegramma inviato a Mosca dal presidente del Soviet Beloborodov avente come destinatario Gorbunov , segretario del consiglio dei commissari del popolo, segnò per sempre la storia russa aggiungendo un’ulteriore pagina di violenza in un paese già coinvolto in una guerra civile fra contro-rivoluzionari e bolscevichi. Il telegramma annunciava lo sterminio dello zar Nicola II, della moglie Aleksandra e dei figli Aleksej, Olga, Tatiana, Maria e Anastasia. Si concluse così l’esistenza della gloriosa stirpe dei Romanov che per 3oo anni dominò la grande Russia imperiale.

Romanov: i moventi che dettarono la fine

Pare che Nicola II avesse un temperamento mansueto, poco portato alla politica e al governo. Era facile, quindi, che lo zar di tutte le Russie ricadesse in errori di disattenzione o poca preparazione agli eventi. Lo zar pagò a caro prezzo una giornata svoltasi a San Pietroburgo nel 1905: una guardia zarista sparò su una folla inerme composta da gente umile e ridotta alla fame provocando una strage; questo errore gli costò l’appellativo di ”Nicola il sanguinario” compromettendo per sempre davanti alla popolazione l’immagine dei Romanov. Intanto, accanto alla famiglia imperiale iniziava ad aleggiare una presenza mistica ed inquietante. Si trattava di Rasputin, un monaco corrotto che vantava illustri doti di guaritore.

Romanov - Photo Credits: lecodelsud.it
Romanov – Photo Credits: lecodelsud.it

Rasputin aveva soggiogato la zarina Aleksandra avvinta e disperata per la grave malattia del figlio minore dei Romanov, Aleksej, affetto da emofilia. L’emofilia era la malattia di chi possedeva sangue blu: influì in modo diretto sulle vicende di un’intera nazione. Tutto iniziò dalla Regina Vittoria, soprannominata ‘‘Nonna d’Europa”, proprio perché, anticamente, c’era l’uso di far sposare i reali fra di loro. Questa patologia comparirà in tutta la discendenza della Regina Vittoria colpendo gli eredi al trono russi, spagnoli e l’aristocrazia tedesca inducendo la nobiltà del tempo ad affrontare una vera e propria tragedia dinastica. Questo tipo di malattia consiste, infatti, nella mancata coagulazione del sangue, ma mentre la donna è portatrice sana dei geni difettosi, gli individui di sesso maschile, invece, ne sono colpiti drasticamente. https://www.altezzareale.com/2010/03/04/tutti-gli-articoli/storie-reali/emofilia-come-una-malattia-contribui-a-cambiare-la-storia/.

Emofilia e Romanov, la maledizione della discendenza - Photo credits: it.wikipedia.org
Emofilia e Romanov, la maledizione della discendenza – Photo credits: it.wikipedia.org

Inizialmente Rasputin sembrò avere un ascendente sulla patologia del piccolo di casa Romanov. Colpita da ciò la zarina gli chiese aiuto anche per le vicende politiche che vedevano implicato il marito. Rasputin era una figura inquietante, persino fisicamente: un uomo dalla lunga barba, gli occhi glaciali ed uno sguardo spiritato capace di spaventare chiunque lo incrociasse. Dedito ai piaceri carnali, possedeva un macabro ascendente sulla zarina Aleksandra . Il monaco diventò rispettato e temuto a corte, accumulando un potere talmente ampio da far pensare che fosse proprio lui ad esercitare la sua egemonia sull’impero; a questo proposito, al fine di salvare una monarchia già decadente e poco credibile agli occhi di una popolazione affamata, Rasputin venne assassinato nel 1916 grazie a un complotto organizzato dal principe Jusupov.

Aleksandra e Nicola - Photo Credits: ilmessaggero.it
Aleksandra e Nicola – Photo Credits: ilmessaggero.it

La grande guerra e l’abdicazione dello Zar

L’inizio del lento declinare della stirpe dei Romanov, avvenne con lo scoppio della Grande Guerra che condusse la Russia in condizioni già incerte nella catastrofe più dilagante, sia a corte che sul versante militare, decimato dalla morte di oltre 2 milioni di persone. Nicola fu costretto all’abdicazione e il potere passò nelle mani dei bolscevichi di Lenin. Il potere dello zar di tutte le Russie era ormai crollato: i Romanov erano ridotti allo status di semplici cittadini, rilegati nella residenza estiva di Tzarskoje Selo, la quale, divenne una sorta di prigione dorata. Nel mentre, i membri del governo provvisorio stavano decidendo le sorti della famiglia imperiale, proponendo l’esilio. Ma Giorgio V sovrano inglese e cugino dello zar, respinse la proposta per via della fama sanguinaria che si era guadagnato Nicola II.

Rasputin - Photo Credits: rainews.it
Rasputin – Photo Credits: rainews.it

I Romanov, vennero quindi confinati in Siberia, nella città di Tolbosk. Con il sopraggiungere della supremazia del potere bolscevico, il 26 aprile 1918, i Romanov si trasferiscono presso Ekaterinburg, alloggiando in una modesta abitazione. Qui, nella notte fra il 16 luglio e il 17 luglio 1918 si consumò lo sterminio. Movente che indusse all’eliminazione della famiglia imperiale fu la guerra civile che scoppiò fra l’armata rossa e le forze bianche rivoluzionarie guidate da generali fedeli allo zar auspicanti il ritorno dei Romanov al potere e l’annientamento dei bolscevichi. Il timore della liberazione della famiglia imperiale indusse i bolscevichi a procedere all’eliminazione della stessa.

L’ultima notte dei Romanov

A mezzanotte il comandante Jankel Jurovskij svegliò la famiglia imperiale intimandoli a scendere nello scantinato per motivi di sicurezza. Jurovskij, a quel punto, comunicò la decisione di condannare a morte l’ultimo dei Romanov . Nicola venne ucciso con un colpo alla testa, immediatamente; la zarina Aleksandra fece appena in tempo a farsi il segno della croce, prima di cadere: le figlie urlavano e il sangue, si propagava all’interno dello scantinato. Le granduchesse, però, non morirono subito poiché nei giorni precedenti sperando in una fuga, si erano cucite i corpetti di diamanti che le protessero; vennero finite a colpi di baionetta.

Tatiana, Anastasia, Aleksej, Maria, Olga - Photo Credits: ticinolive.ch
Tatiana, Anastasia, Aleksej, Maria, Olga – Photo Credits: ticinolive.ch

Anche Aleksej fu definitivamente freddato con tre colpi di pistola.In seguito tentarono di far sparire i cadaveri della famiglia imperiale: i Romanov vennero denudati e condotti in un bosco, li mutilarono orribilmente e li sfigurarono con l’acido per renderli irriconoscibili. I corpi dei Romanov vennero seppelliti in una fossa comune, luogo in cui rimasero fino al loro ritrovamento, avvenuto negli anni settanta e reso manifesto nel 1989.