#Metrolibri: Romanzo criminale di Giancarlo De Cataldo

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Di Redazione Metropolitan

Il racconto di uno dei periodi più bui del recente passato italiano, l’ascesa e il declino di una banda criminale con un sogno impossibile. Basato su una storia vera.

“Romanzo criminale” di Giancarlo De Cataldo viene pubblicato da Einaudi nel 2002. In pochi anni è seguito da un film e da una serie tv, diventando un cult. L’autore è attualmente giudice della Corte d’Assise ed ha tratto l’ispirazione per il romanzo dai processi alla banda della Magliana a cui ha assistito.

Tra nomi inventati e alcune vicende romanzate “Romanzo criminale” non può essere considerato la vera storia della banda ma è sicuramente una grande “storia italiana”, come la definisce l’autore stesso. In questo romanzo, infatti, il contesto ambientale e storico è fondamentale.

Protagonista assoluta è Roma, con i suoi difetti e i suoi pregi, le sue bellezze e i suoi disagi. La storia copre un arco cronologico di quindici anni, iniziando nel 1977 e finendo nel 1992. Le vicende della banda si intrecciano con quelle dell’intera nazione che vive uno dei periodi più turbolenti della sua storia recente con il rapimento di Aldo Moro, la strage di Bologna ed il terrorismo di destra e di sinistra.

È una “storia italiana” perché contiene elementi peculiari che solo e soltanto italiani possono essere. Ricostruisce, per la prima volta, un periodo buio del recente passato partendo dal basso, attraverso gli occhi della criminalità organizzata.

Romanzo criminale – La serie

La banda

Grazie soprattutto alla trasposizione cinematografica ed a quella televisiva i nomi dei protagonisti principali, “tre giovani eroi maledetti” come recita la quarta di copertina del romanzo, sono celeberrimi: il Libanese, il Dandi, il Freddo.

Tutto nasce dall’incontro tra la banda del Libanese (Dandi è suo amico d’infanzia e braccio destro) e quella del Freddo. Dal primo crimine commesso insieme, un rapimento, ricavano svariati miliardi di lire ed il Libanese ha un’idea: mettere insieme i soldi, investirli, creare una vera e propria banda con un sogno, un obiettivo, un progetto.

Il progetto è un sogno impossibile: conquistare Roma, con le buone o con le cattive. Inserirsi nel giro della droga e del gioco d’azzardo e diventare l’unica banda criminale ad avere in mano le chiavi della città. Nessuno ci è mai riuscito, Roma è comunemente considerata un territorio di mezzo diviso tra le varie organizzazioni criminali di tutta Italia.

Intorno ai nostri “eroi maledetti” gravitano numerose figure minori, perfettamente inseriti nel contesto storico. Una schiera di criminali che fanno parte della banda, potenti mafiosi e camorristi, giocatori d’azzardo, tossici, terroristi neri, servizi segreti deviati, politici, funzionari dello stato, avvocati corrotti, poliziotti, giudici. Non mancano interessanti figure femminili tra le quali spicca il personaggio di Patrizia, “la donna del Dandi”.

La legge

A fare da contraltare alla banda ci sono in particolare il giudice Borgia e il commissario Nicola Scialoja, i rappresentanti della giustizia. Mentre il primo si approccia al caso in maniera più ortodossa, tirandosi indietro nei momenti decisivi per correre meno rischi possibili, il secondo è una figura molto controversa con una sua evoluzione (o involuzione?).

Il commissario Scialoja è sicuramente, insieme ai maggiori esponenti della banda, uno dei personaggi principali. 

È giovane, spregiudicato e disposto ad usare qualsiasi mezzo (anche illegale) per far trionfare la giustizia. La caccia a quella che lui fin dall’inizio riconosce come una “banda” diventa il suo unico scopo, logorandolo fisicamente e moralmente. Agisce al confine tra il bene ed il male e ben presto si trova ad essere parte di un triangolo amoroso insieme a Patrizia e al Dandi.

L’Italia nera

“Romanzo criminale” (titolo parlante) è un romanzo sull’Italia criminale. È l’Italia nera della corruzione, della connivenza con le associazioni malavitose, del clientelismo. Da questo romanzo nessuno ne esce pulito, tutti in qualche modo finiscono per sporcarsi. Il marcio è ovunque, non ci sono personaggi positivi.

Lo stile utilizzato da De Cataldo è colloquiale, gergale. Il ritmo è incalzante, con frasi brevi e numerosi dialoghi, brillanti nella loro semplicità. È un romanzo appassionante, che tiene incollati fino all’ultima pagina. Si è affascinati dai personaggi, dalla loro storia, dai loro sogni e dai loro obiettivi.

Quasi tutti i componenti della banda sono spinti da una volontà di rivalsa verso un mondo che li ha sempre collocati ai margini. Poveri e rabbiosi, sono nati e cresciuti sulla strada. La ricchezza e il potere ottenuti sono ostentati con automobili e acquisti di lusso, veri e propri status symbol.

Il più evidente di questi è sicuramente il Rolex, un vero e proprio marchio che contraddistingue tutti gli appartenenti alla banda. Non a caso uno dei membri minori afferma emblematicamente: “Meglio morto col Rolex che vivo senza”.

Perché il Rolex rappresenta il successo, il raggiungimento di un nuovo status sociale tanto desiderato. Significa “ce l’ho fatta” e tutto il resto al confronto non ha nessuna importanza.

Terry Longobardi