Rula Jebreal è una giornalista italo-palestinese che ha speso gran parte della propria vita ad occuparsi di politica estera, cogliendo anche l’occasione per raccontare le vicende dei più deboli. Tutti l’abbiamo vista all’inizio del 2020 calcare il palcoscenico del festival di San Remo. Sotto i riflettori dell’Ariston ha portato un monologo straziante e matematicamente spietato sulla situazione femminile in Italia e in altre parti del mondo. I numeri parlano chiaro forse più delle storie: solo negli ultimi 3 anni le vittime di violenza sessuale oltrepassano i 3 milioni e attualmente ogni 3 giorni una donna viene uccisa da un familiare o dal proprio compagno.

E, anche quando non sono direttamente coinvolti, molti altri portano sulla pelle i segni di queste soprusi. Rula per prima. Per questo racconta la sua storia, maturata fra le mura di un orfanotrofio di Gerusalemme, e soprattutto quella di sua madre Nadia. Nadia è stata una di quelle voci inascoltate che non ce l’ha fatta a essere messa da parte. Violentata per anni dal patrigno, il resto della famiglia ha preferito obbligarla al silenzio per non attirare su di sé la vergogna. Questo vigliacco meccanismo ha funzionato fino al momento in cui la sorella le ha confidato di avere subito lo stesso trattamento. Il canto del cigno di Nadia è stato quello di darsi fuoco.
Rula Jebreal oltre San Remo
Questa vicissitudine è anche raccontata nel libro La strada dei fiori di Miral. Da questo romanzo è strato tratto il film Miral, diretto da Julian Schnabel, che è stato proiettato durante il 67esimo festival di Venezia. Ma il suo impegno sociale e morale non finisce qui. Nella simbolica data dell’appena trascorso 8 marzo è infatti uscito Il cambiamento che ci meritiamo. In questo libro l’autrice analizza come la pandemia abbia ulteriormente acuito la disparità di potere fra uomo e donna. La perdita del lavoro femminile data dalla necessità di accudire i pargoli, le dichiarazioni misogine dei leader mondiali che hanno gestito l’emergenza sanitaria e un vertiginoso aumento delle violenze domestiche sono solo alcuni degli aspetti su cui il Coronavirus ci ha costretto a soffermarci. Questo momento di crisi però reca in sè una speranza. Può forse aiutarci, come etimologicamente suggerisce la parola, a distinguere e a mettere a fuoco le dinamiche che vanno cambiate.
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