Tramite un provvedimento del ministro della Cultura, la Russia ha chiesto all’Italia la restituzione di alcune opere d’arte. Si tratta di quadri di proprietà russa che erano stati temporaneamente prestati al nostro Paese. Nello specifico, le vittime di questa guerra all’arte sono Tiziano, Kandiskij e Picasso. La decisione russa è arrivata dopo che l’Italia è stata inserita nella lista dei “Paesi ostili”.

È guerra alla cultura

Dopo che l’Italia ha aderito ai provvedimenti occidentali con cui si condanna e sanziona la Russia, il nostro Paese è entrato a far parte della lista nera di Putin. Di conseguenza Mosca, ha pensato di rispondere alla nostra aggressione tramite una misura che va a colpire il mondo della cultura.

L’arte visiva è una di quelle manifestazioni umane che non necessita la conoscenza di alcuna lingua. Infatti, una delle caratteristiche principali è quella di essere connotata da un linguaggio universale, comprensibile a tutti. È come se rappresentasse un ponte tra diversi Paesi e culture.
Tuttavia, il Cremlino, ha utilizzato le opere derivanti dall’attività umana come strumento divisorio, chiedendone la restituzione. Un provvedimento che ha colpito tutti gli appassionati della cultura che aspettavano di recarsi a Milano, Rovigo o Roma per vedere i quadri di Tiziano, Kandiskij e Picasso. È un peccato, nel vero senso della parola, che opere di questo tipo vengano precluse a gran parte del mondo. Molte manifestazioni di cultura sono state prodotte in ambito russo, basti pensare a scrittori come Dostoevskij, Tolstoj e prima ancora Gogol‘, ma anche pittori come Rublev.

Comunque, a pensarci, da quando Putin è a capo della Russia, non sono state più prodotte opere d’arte di particolare rilievo. Questo non ci meraviglia, è una delle prime manifestazioni di un regime autoritario censurare le opere di chi lavora nel mondo dell’arte.

Michela Foglia

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