Salman Rushdie e l’impensabile che diviene pensabile

Foto dell'autore

Di Redazione Metropolitan

Salman Rushdie è sempre stata una figura molto controversa. Scrittore, saggista ed attore indiano, naturalizzato britannico, viene ricordato soprattutto per I versi satanici. Il libro gli ha procurato la sentenza di condanna a morte dall’Ayatollah Khomeini. L’opera, uscita nel 1988 e tradotta in italiano l’anno dopo, lo ha posto al centro dell’attenzione mondiale. La rivisitazione dell’islamismo in chiave satirica gli è valsa l’accusa di blasfemia.

Per rinascere” cantò Gibreel Farishta, precipitando dai cieli, “devi prima morire. Ho-ji! Ho ji! Per scendere sulla terra rotonda, bisogna prima volare. Tat-taa! Taka-thun! Come puoi ancora sorridere, se prima non avrai pianto? Come conquisti il cuore del tuo amore, signore, senza un sospiro? Baba, se tu vuoi rinascere…

Salman Rushdie - credit: web
Salman Rushdie – credit: web

Salman Rushdie e il realismo magico

Rushdie è considerato uno dei massimi esponenti di quel filone letterario che prende il nome di realismo magico. Questo è vero soprattutto nella sua opera del titolo I figli della mezzanotte.

Il romanzo narra le vicende dei mille bambini nati il 15 agosto 1947, allo scoccare della mezzanotte. Si tratta del momento in cui l’India ha proclamato la propria indipendenza dall’Impero britannico. Tutti questi fanciulli sono caratterizzati dal possedere delle doti davvero straordinarie.

Io sono nato nella città di Bombay… tanto tempo fa. No, non va bene, impossibile sfuggire alla data: sono nato nella casa di cura del dottor Narlikar il 15 agosto 1947. E l’ora? Anche l’ora è importante. Be’, diciamo di notte. No, bisogna essere più precisi… Allo scoccare della mezzanotte, in effetti. Quando io arrivai le lancette dell’orologio congiunsero i palmi in un saluto rispettoso. Oh, diciamolo chiaro, diciamolo chiaro; nell’istante preciso in cui l’India pervenne all’indipendenza, io fui scaraventato nel mondo.

Queste doti vanno dalla forza erculea alla capacità di diventare invisibili e a quella di viaggiare nel tempo, oppure la bellezza soprannaturale. Nessuno di loro è però in grado di penetrare nel cuore e nella mente degli uomini come Saleem Sinai. Il protagonista, giunto ormai in punto di morte, racconta la propria storia che è tragica e comica al tempo stesso. Questo è tipico dell’esistenza di ogni essere umano.

La letteratura del fantastico è sempre stata affascinante per me, ma anche quella storica, quella che cerca di capire il modo in cui gli esseri umani si schierano contro la storia del loro tempo e ho cercato di combinare queste due cose insieme. […] In un certo senso quello che mi è successo in questi anni, e di cui ho scritto nel mio libro, è così fantastico che non c’è bisogno di esagerarlo.

Le altre opere di Rushdie

Gli altri romanzi pubblicati da Rushdie in Italia sono: Il sorriso del giaguaro. Viaggio in Nicaragua (1989); La vergogna (1991); Patrie immaginarie (1991); Harun e il mar delle storie (1991); Est, Ovest (1997); L’ultimo sospiro del Moro (1997); La terra sotto i suoi piedi (1999); Il Mago di Oz (2000); Furia (2003); Shalimar il clown (2006); L’incantatrice di Firenze (2009).

Il primo romanzo di Salman RushdieGrimus, è stato tradotto nel nostro paese nel 2004.

Ciò che è reale e ciò che è vero non sono necessariamente la stessa cosa.

Salman Rushdie e I versi satanici, credit web
Salman Rushdie e I versi satanici, credit web

Salman Rushdie e la persecuzione dall’Ayatollah Khomeini 

In una delle sue opere di più recente pubblicazione, da titolo Joseph Anton, Rushdie parla della sua condizione di uomo e di scrittore dopo la condanna per blasfemia da parte dell’Ayatollah Khomeini a causa della sua opera I versi satanici. Per scampare al pericolo di essere ucciso, lo scrittore è costretto a vivere in clandestinità. Cambia così domicilio e conduce i suoi giorni sotto il costante controllo di una scorta.

Gli viene chiesto di trovarsi uno pseudonimo, quello che la polizia avrebbe utilizzato per riferirsi a lui. Rushdie sceglie i nomi degli scrittori più amati, Conrad e Cechov, e diventa Joseph Anton, il protagonista dell’omonimo romanzo che racconta per la prima volta, per filo e per segno, la sua storia reale.

L’animale narratore era l’uomo, l’unica creatura sulla terra che si raccontava storie per capire qualcosa su se stesso.

Joseph Anton, di Salman Rushdie
Joseph Anton, di Salman Rushdie

Salman Rushdie e la fatwa infinita

La fatwa nei riguardi Rushdie non è mai stata revocata, e purtroppo ha provocato anche delle vittime. Nel 1991 il traduttore italiano Ettore Capriolo è stato gravemente ferito mentre nello stesso anno il traduttore giapponese Hitoshi Igarashi è stato accoltellato a morte. Nel 1993 l’editore norvegese William Nygaard è stato gravemente ferito a colpi d’arma da fuoco e il traduttore turco Aziz Nesin è riuscito a scampare ad un incendio doloso che provocò ben 37 decessi. 

Oggi Rushdie, a distanza di oltre trent’anni, sottolinea come il suo libro non sia mai stato realmente compreso, dal momento che si tratta della storia di immigrati che, dal Sud dell’Asia, si spostano a Londra. Recentemente lo scrittore indiano ha rifiutato di vivere nascosto, nella clandestinità, ma è costretto comunque a vivere sotto scorta. Quando qualcuno gli chiede se si sia mia pentito di aver scritto I versi satanici, Rushdie risponde, con un sorriso, in francese: “Io sono come Edith Piaf, ‘Je ne regrette rien'” (non rimpiango niente).

Una delle cose straordinarie riguardo agli eventi umani è che l’impensabile diventa pensabile.