Sam Raimi, dai boschi ai grattacieli

Foto dell'autore

Di Redazione Metropolitan

Il regista Sam Raimi – Photo Credits: Copyright 2007 Columbia Pictures Industries Inc. All Rights Reserved

Sam Raimi: un nome, una firma. Chiunque appassionato di film horror riconosce la mano di questo regista. Il suo tratto distintivo è un cinema sopra le righe fatto di commistione di generi e tecniche di ripresa, in continuo magico equilibrio tra genio e follia, tra splatter e cartoon. Considerato da alcuni un regista al limite del trash e del demenziale, Sam Raimi ha in realtà uno stile visionario, caratterizzato da una profonda conoscenza delle tecniche e dei segreti del mestiere del cineasta.

Nasce il 23 ottobre 1959 in Michigan. La passione per il cinema arriva nell’adolescenza, in seguito ad un prezioso regalo del padre: una videocamera. Amico di vecchia data dell’attore Bruce Campbell, i due iniziano a girare cortometraggi nel cortile di casa. Mentre studia letteratura inglese all’università, Raimi inizia a raccogliere fondi necessari per realizzare il suo sogno e produrre un film horror.

La trilogia de La Casa

A soli ventidue anni Sam Raimi riesce a realizzare il suo primo film low budget grazie ad investimenti di amici, familiari e negozi locali. La Casa, o in titolo originale Evil Dead, interpretato dal suo amico Bruce Campbell, dopo le prime proiezioni in Europa inizia ad ottenere successo anche in patria, diventando inaspettatamente un cult horror che sarà preso come ispirazione per il filone del film dell’orrore degli anni ’80.

In seguito al flop di Crimewave, nel 1987 Raimi ottiene i finanziamenti di Dino De Laurentiis per girare il sequel de La Casa. Inizia la contaminazione dell’horror con elementi di commedia, intervallando l’orrore e lo splatter a scene cartoonesche e slapstick. La Casa 2 conferma Sam Raimi come regista cult horror. Nel 1992 arriva l’episodio finale di Evil Dead, L’armata delle tenebre, anch’esso prodotto con i finanziamenti di De Laurentiis. Qui l’horror è solo un contorno, rimpiazzato dallo scheletro narrativo fantasy-avventuroso.

Sam Raimi e Bruce Campbelle - Photo Credits: Collider
Sam Raimi sul set di Ash vs Evil Dead insieme al suo attore feticcio, amico d’infanzia e protagonista di Evil Dead, Bruce Campbell – Photo Credits: Collider

La sperimentazione cinematografica

Nel 1989 era stato preso in considerazione per dirigere il film di Batman andato poi a Tim Burton. Nel 1990 rivisita in chiave supereroistica il Fantasma dell’Opera nel suo Darkman. Come aveva precedentemente fatto per l’horror, anche qui mescola i generi del noir, del poliziesco, della commedia e dell’orrore. Negli anni successivi Raimi produce diversi film e compare come produttore esecutivo anche dei telefilm Hercules e Xena, in cui il fratello Ted Raimi interpreta Corilo.

Nel 1995 Sharon Stone lo sceglie per dirigere un western da lei prodotto, Pronti a morire. Con il seguente film, Soldi Sporchi, Raimi inizia una fase più seriosa. Cominciano ad emergere le tematiche del doppio e del Male intrinseco nell’essere umano che saranno poi riprese nella trilogia di Spiderman. Nel 2000 gira The Gift, un thriller paranormale in cui Raimi si concentra ad indagare nella psiche dei personaggi lasciando l’intreccio in secondo piano.

Il regista sul set di Darkman insieme a Liam Neeson - Photo Credits: Giornale Pop © Universal
Il regista sul set di Darkman insieme a Liam Neeson – Photo Credits: Giornale Pop © Universal

La trilogia di Spiderman

Nel 1999 Sam Raimi viene scelto per girare un film su Spiderman, battendo questa volta Tim Burton. È lui a spingere per scegliere come protagonista Tobey Maguire andando contro il volere dei produttori. Raimi è convinto che un viso da ragazzo dal viso un po’ sfortunato e malinconico possa far empatizzare maggiormente il pubblico rispetto al classico e solito belloccio. È così che Spiderman del 2002 diventa uno dei cinefumetti ancora oggi più apprezzato dal pubblico.

Nel 2004 Raimi fa il bis del successo ottenuto con il primo capitolo. Spiderman 2 è un perfetto mix tra cultura pop e cinema d’autore. Raimi contamina il cinefumetto con autoreferenzialità tecniche e visiva, e approfondisce le tematiche del doppio, del male dell’essere umano e la critica sociale. Elementi che tanto piacciono agli spettatori ma poco convincono i produttori. Spiderman 3, infatti, costringe Raimi a sacrificare l’anima intimista per dare la priorità all’azione voluta dalla produzione, che vuole mettere troppa carne al fuoco boicottando inevitabilmente il successo dell’ultimo film della trilogia.

Il regista sul set di Spiderman insieme a Tobey Maguire e Kirsten Dunst - Photo Credits: Monkeybit
Il regista sul set di Spiderman insieme a Tobey Maguire e Kirsten Dunst – Photo Credits: Monkeybit

Ritorno all’horror e la collaborazione con Disney

Nel 2007 Peter Jackson gli propone di occuparsi dell’adattamento cinematografico de Lo Hobbit, ma Raimi rifiuta preferendo un ritorno a produzioni indipendenti. Due anni dopo torna all’horror con Drag Me to Hell. Il film contiene il Sam Raimi degli esordi nella forma e i risultati delle sperimentazioni psico-sociali degli anni novanta nella sostanza, ottimo riassunto del suo stile cinematografico.

Nel 2013 la Disney lo vuole come regista de Il grande e potente Oz, un prequel del classico Il mago di Oz. Qui Raimi, attraverso il personaggio interpretato da James Franco, omaggia la settima arte rendendo le tecniche di proiezioni del cinematografo capaci di sconfiggere la magia delle streghe cattive. Due anni dopo arriva sul piccolo schermo la serie Ash vs Evil Dead, un ritorno di Raimi e di Bruce Campbell al cult de La Casa. Fermo dal 2018, Sam Raimi è ora impegnato come regista di Doctor Strange nel Multiverso della Pazzia, previsto per il 2022.

Il regista insieme all'attore James Franco sul set de Il Grande e Potente Oz - Photo Credits: Daily Herald
Il regista insieme all’attore James Franco sul set de Il Grande e Potente Oz – Photo Credits: Daily Herald

Continua a seguire la redazione di Cinema e tutto Metropolitan Magazine e resta in contatto con noi su Facebook ed Instagram!

Articolo a cura di Eleonora Chionni