Samurai 8: La leggenda di Hachimaru è un manga di genere shonen scritto da Masashi Kishimoto, celebre autore di Naruto e disegnato da Akira Okubo.
A seguito del successo della sua recente opera, Kishimoto ha voluto riproporre alcune tematiche a lui care in questo suo nuovo lavoro, non allontanandosi troppo dai personaggi da lui creati nel suo precedente lavo, ma cambiando prospettiva spostando l’attenzione dai suoi ninja ad un’altra categoria di guerrieri del Giappone feudale: i samurai.
Tuttavia, nonostante le ottime premesse e l’incipit della storia, il ritmo e le scelte da parte del mangaka su come proseguirla, hanno portato il disinteresse e le critiche da parte dei fan, e la conseguente chiusura della serie dopo cinque volumi.
Ma cosa esattamente non è piaciuto al tal punto da portare alla cancellazione?
In questo articolo si analizzeranno i pro e i contro della serie, la storia, i personaggi, le tematiche e le principali fonti d’ispirazione da cui Kishimoto ha attinto per la sua realizzazione.
Trama
In un universo futuristico Hachimaru, un ragazzino malato con seri problemi fisici, ha solo un sogno: diventare un samurai. Questo sogno si avvera nel momento in cui il leggendario samurai Daruma entra nella sua vita.
Divenuto a sua volta un samurai grazie ad uno speciale rito, Hachimaru parte alla volta dello spazio per recuperare il Vaso di Padora, artefatto lasciato dal Dio della Guerra Acala e che prolungherebbe la vita della galassia in cui vivono, la quale sta giungendo al termine e le sette chiavi necessarie per aprirlo, ossia sette samurai scelti inconsapevolmente dal dio, e portarli dalla sua parte per evitare l’estinzione della vita.
Samurai 8: Cosa va bene…
“Tanto tempo fa, in una galassia lontana lontana…”
Avremo sentito questa frase innumerevoli volte nella nostra vita, che siamo fan di Star Wars o meno. Ma non si può non parlare della sua ideata da George Lucas, considerando quanto abbia influenzato Samurai 8.
L’ambientazione infatti è una galassia vasta, ricca di meraviglie cosmiche e pianeti variegati, ma al tempo stesso pericolosa, con innumerevoli minacce in agguato negli anfratti più oscuri e reconditi della stessa.
Tali pianeti sono rappresentati con un tratto semplice ma al tempo stesso molto dettagliato del collaboratore su Kishimoto, Okubo, il quale è stato assistente del mangaka durante la serializzazione di Naruto, e che presenta uno stile non molto diverso da quello del suo maestro, con un tratto più morbido e tondeggiante, ma capace di realizzare tavole ricche di dettagli, specialmente quando si tratta di tecnologie o meccanismi.
L’ambientazione non è l’unica cosa caratteristica della saga di Lucas da cui hanno preso ispirazione per la creazione di Samurai 8: infatti balza quasi subito all’occhio l’incredibile somiglianza delle armi usate dai samurai in questo manga con le iconiche spade laser usate dagli Jedi e, al pari degli stessi, capaci di usare una particolare forza che permea nella galassia e che consente loro di controllare l’ambiente circostante, oltre al loro corpo.
Questo è possibile perché i samurai presentano una caratteristica peculiare nella storia: sono cyborg. Attraverso il rituale del seppuku con una lama ricavata dalle Locker ball, oggetti lasciati dal dio della guerra Acala nei vari mondi, i più degni ottengono un corpo robotico indistruttibile, dove la colonna vertebrale è ciò che rimane del loro corpo umano e l’anima si concretizza in una sfera all’interno del ventre e “estratta” per combattere, divenendo una lama capace di tagliare qualsiasi cosa.
I samurai, inoltre, sono accompagnati da un animale noto come Key Holder, il quale funge sia da cavalcatura che da supporto in battaglia, oltre a fornire una speciale armatura al proprietario che ne potenzia la difesa quando il combattimento si fa difficile, e una principessa, al quale egli è legato dal momento in cui questa trova una Locker ball , proteggendola da eventuali minacce, mentre la principessa può potenziare l’attacco del samurai attraverso speciali preghiere.
Fra ninja e samurai
È evidente come la figura idealizzata e romanzata del samurai sia alla base della narrazione, un po’ come era capitato con i ninja di Naruto: guerrieri sostanzialmente gentili, leali, pronti a proteggere il prossimo e con un forte senso dell’onore.
Il Bushido, un antico codice di condotta e di principi è la basa sulla quale vengono plasmati i guerrieri di Samurai 8, nonché la figura del samurai nella cultura popolare, ma che, in questa nuova prospettiva, riesce a dare ancora qualcosa in più, specie in questo contesto fantascientifico, ove non si ferisce solo di spada, ma anche di un vasto arsenale di armi da fuoco che armi bianche che rendono le battaglie variegate.
Il protagonista poi condivide alcune caratteristiche con Naruto, omonimo protagonista del capolavoro di Kishimoto: sono due esclusi dal mondo che ce la mettono tutta, anche con le unghie e con i denti, a integrarsi e essere accettati, ma se il ninja della Foglia era al tempo stesso temuto per l’essere oscuro che albergava nel suo corpo, Hachimaru è malato, debole fisicamente, incapace di vivere se non connesso ad un macchinario.
I due inoltre sono spinti da un irrefrenabile desiderio di esplorazione e espansione dei propri orizzonti, oltre a nascondere dentro di loro un enorme potere che, non con poche difficoltà, entrambi riescono a maneggiare.
Il tema dell’emarginazione e dell’inclusione riappare anche in samurai 8 come tema centrale, mostrandolo da un’altra angolazione come il disagio che prova una persona in una condizione fisica molto grave e che vorrebbe uscire dalla sua confort zone per vedere com’é il mondo attorno a lui, e quando gli viene data la possibilità non ci pensa due volte e parte per l’avventura, libero finalmente di scegliere per se stesso e impiegare quel tempo a vedere ciò che gli è stato negato fino a quel momento.
Un ragazzo quindi avverso alla sua condizione che desidera diventare qualcosa di più, spezzare i propri limiti e che ha rapporti differenti con i diversi personaggi: con il padre il rapporto è di amore-odio, a causa dell’eccessiva preoccupazione che lo porta ad essere iper protettivo con il figlio, ammirazione e rispetto nel caso del suo maestro Daruma, mentre con la principessa il rapporto risulta essere complesso.
Il legame che unisce Hachimaru a quella che possiamo considerare la protagonista femminile della storia, una ragazza di nome An, cambia andando più avanti, e quello che era un legame preordinato si trasforma, passando per l’amicizia fino a diventare qualcosa che si avvicina molto all’amore, sebben i due siano ancora molto giovani.
… E cosa va male
Le premesse ci sono tutte: una storia interessante, un universo di stampo orientale ma con differenze nette a seconda del pianeta visitato, tematiche mai scontate, una lore originale e uno stile di disegno che affascinano e attirano sia il lettore reduce di Naruto sia il neofita.
Ma allora cosa non è piaciuto al punto da chiudere la serie prima del previsto?
Uno dei maggiori difetti del manga risiede senza dubbio nella fretta con cui vengono a galla gli aspetti più salienti della storia già dall’inizio, che da una parte potrebbe essere un bene, per mettere in chiaro la situazione fin da subito, ma così facendo questo ritmo frenetico fa risultare tutto troppo frettoloso.
Kishimoto aveva provato questa tecnica nell’arco narrativo finale della sua opera più famosa, ossia Naruto, ma appunto si tratta della fine dell’opera, ed era quindi normale cercare di sorprendere sempre di più il lettore e assicurarsi di mantenere l’attenzione alta attraverso colpi di scena continui e momenti epici per poter concludere in bellezza e lasciare i fan piacevolmente soddisfatti.
L’autore ha deciso continuare su questa linea fin dal principio in Samurai 8 soprattutto perché, nella mente dell’autore, la serie si sarebbe dovuta concludere in una decina di volumi massimo; ciò però non ha giovato, tanto che le storie nel mezzo non sono riuscite a mantenere l’hype desiderato a causa della troppa carne al fuoco messa a inizio storia, non sviluppando appieno gli spunti di narrazione presentati.
E se le azioni e gli eventi sono risolti con eccessiva rapidità, i dialoghi e le presentazioni delle caratteristiche di abilità, poteri e storia dell’universo risultano troppo lunghi e specifici,non dosati tanto che si capisce fin da subito la situazione e le conseguenze che una vittoria da parte delle forze del male porteranno.
I combattimenti, che dovrebbero essere una delle basi di un buono shonen, non riescono sempre a rialzare la qualità: talvolta ci troviamo di fronte a delle battaglie molto interessanti e disegnate in modo abbastanza chiaro, ma il più delle volte risultano troppo frenetici e di difficile comprensione, mancando di quella drammaticità di fondo che aveva contribuito a rendere la precedente opera di Kishimoto memorabile.
È impossible non fare paragoni fra Naruto e Samurai 8, in quanto condividono diverse tematiche e fonti d’ispirazione care all’autore, e sempre facendo il paragone possiamo vedere cos’altro è andato storto con Samurai 8, nel quale non c’è stato l’intervento fondamentale dell’editore
Di fatto, senza il suggerimento dell’editor di inserire un rivale nella serie, non avremo mai avuto Sasuke e tutta la storia del clan Uchiha, pilastro della serie, oppure alcuni dei personaggi avrebbero assunto altre forme o nomi: basti pensare che, in origine, Zabuza Momochi e Gaara dovevano chiamarsi rispettivamente Momotaro e Kotaro, nomi di protagonisti di favole per bambini in Giappone. Decisamente poco adatti a due personaggi così.
Evidentemente l’autore ha preteso maggiore libertà, ma questo non significa maggiore qualità, e ne abbiamo un esempio lampante con l’ennesimo, ma ultimo, confronto tra i due lavori di Kishimoto: oltre alla già citata velocità con cui terminano gli archi narrativi di questa serie, bisogna parlare della caratterizzazione, perché anche i personaggi secondari, sia buoni che cattivi, hanno delle loro peculiarità che li contraddistinguono, e anche i personaggi più odiosi hanno una ragione di fondo per esserlo, mentre Samurai 8 risultano troppo piatti e difficilmente memorabili, salvo forse i protagonisti.
Questo, però, non aiuta se vuoi ottenere l’attenzione del pubblico, anche perché portare agli estremi la posta in palio finale non permette ai lettori di interessarsi o curarsi così tanto dei personaggi, impedendo di dargli una buona caratterizzazione, e la mancata evoluzione di alcuni personaggi e l’eccessiva fretta con cui, invece, se ne sviluppano altri, specie i protagonisti, è un’altra cosa che fa sicuramente storcere il naso.
Hachimaru, per esempio, subisce dei cambiamenti radicale in maniera imprevista e troppo affrettata, le sue abilità crescono quasi immediatamente ed è già in grado di vincere battaglie che Naruto non avrebbe mai potuto vincere se non con anni di allenamento (per fare un paragone). Il che è un peccato, perché non rende la premessa che portava il ragazzo a cambiare da pauroso e al contempo sbruffone a guerriero onorevole affascinante, togliendo ascendente rendendo il personaggio noioso per certi versi.
Conclusione
Samurai 8 è un manga che avrebbe potuto dare molto, ma che purtroppo per la gestione della tema e altri difetti non ha soddisfatto le aspettative, potandola ad una fine precoce. C’é da dire, però, che non è ancora detta l’ultima parola: infatti la conclusione lascia aperte infinite possibilità e un potenziale seguito agli eventi.
Possiamo solo sperare che Kishimoto impari dai suoi errori e sfrutti al meglio le potenzialità della serie, realizzando una storia godibile e all’altezza delle sue opere precedenti.
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