Sandra Mondaini, chi c’era prima di Raimondo Vianello: “Ero fidanzata con Giuseppe Pederine”

Foto dell'autore

Di Redazione Metropolitan

Eravamo a cena con tutta la compagnia, io ero fidanzata con Giuseppe Pederine, un produttore. Raimondo con Stella, una ballerina. Ci parlammo e davanti a una cotoletta, a un tratto mi disse: ‘lo sai che mi sono innamorato di te?’. Gli feci notare che su certe cose non si scherzava”. E Raimondo seguì il consiglio. Così, abbandonati i rispettivi, comincio un’altra fase. Un giardino che Mondaini sintetizzava in segmenti: “Ho avuto due esistenze: una che va dal giorno in cui sono nata a quello in cui ho incontrato Raimondo. L’altra che va da Raimondo ad oggi”. Le parole di Sandra Mondaini

Altre distrazioni non vi furono. Il 28 maggio del 1962, matrimonio. Inizierà un ventennio di collaborazioni televisive (‘sai che ti dico’, ‘Tante scuse’) alternato alla frequentazione radiofonica, agli spot (Montania, Permaflex, Stock 84) e allo strappo con la Rai concluso con il passaggio (ben remunerato, fideistico e al tempo semirivoluzionario) a Mediaset. Sullo sfondo di una televisione lontana dal divenire il polo mediatico di oggi, con contratti che alla Rai avrebbero solo sognato, la coppia si spese senza risparmio. Affari e solidarietà. Aderenza ideologica e sentimentale al nuovo imprenditore (la stima, anche politica per Berlusconi, fu ripetutamente declamata) e humor intatto. Programmi del sabato sera, celebrazioni, serate speciali di beneficenza (cui la coppia si dedicò costantemente, adottando e lavorando per i più deboli, spesso in silenzio)

L’infanzia divisa con i genitori (la madre Giuseppina detta Josephine) “bella , bellissima”, argentina emigrata a Busto Arsizio insieme ai familiari e il padre, umorista, pittore, cartellonista, un tipo che “spendeva in estate tutto quello che guadagnava in inverno e primavera”. E così, godendo sotto il sole, si battevano i denti in inverno: “Ci tagliavano regolarmente luce, gas e telefono”. Importava relativamente. Perché lamentarsi era vietato, i soldi non bastavano mai e invece dei tormenti borghesi e della noia, bisognava trottare. Sandra iniziò subito. A sei anni era già sotto i flash per una campagna contro la tubercolosi. A sedici, nell’Italia riemersa dal ventennio basculando da modella per Borsalino e facendo da spalla allo Smeraldo di Milano (la sua città e non per modo di dire), a gente come Marchesi e Tina Scotti e poi, nell’osmosi tra vita e surrealismo, nella compagnia di Macario, uno che le similitudini e i complimenti li teneva lontani con l’ironia: “Mi dicono che facevo Ionesco quando quasi Ionesco non si sapeva chi fosse, ma d’altronde sono stato sempre un po’ lunare”.

Seguici au Google News