Santa Rita da Cascia è una santa venerata e conosciuta in tutto il mondo. Nonostante si abbiano poche certezze su come trascorse la sua vita, si sa che fu acclamata come santa ancor prima di morire. A lei sono legati avvenimenti miracolosi fin dalla più tenera età e questi furono subito tramandati per via orale. Per esempio si racconta che nei suoi primi giorni di vita sulla sua culla apparvero delle api bianche che si muovevano intorno a lei senza pungerla.
Un contadino ferito che si trovava a passare nei pressi della casa, vedendo le api vicine alla piccola, nel tentare di cacciarle vide guarire la sua ferita. Per questa ragione le api ricorrono spesso come segno iconografico che caratterizza le raffigurazioni della santa. A lei sono spesso affiancate anche le rose e la vite, simboli di alcuni dei tanti miracoli che la tradizione le attribuisce come segni di profondissima devozione, umiltà e pazienza.
Santa Rita, una sposa paziente
Le date della nascita e della morte sono incerte; secondo quanto stabilito da Papa Leone XIII in occasione della canonizzazione, l’anno di nascita sarebbe il 1381. Proveniente da una famiglia di proprietari terrieri di Roccaporena, la giovane Rita, al secolo Margherita, fu ben presto condotta al matrimonio. Del marito Paolo di Ferdinando di Mancino si conosce l’indole irruenta che tuttavia, grazie allo spirito mite della moglie, si acquietò nel corso degli anni.
L’uomo, abbandonata la carica di ufficiale, si dedicò al lavoro presso un mulino ma morì presto, forse per mano di vecchi compagni d’armi. Di lì a poco morirono anche i due figli che erano nati dalla coppia, lasciando Margherita da sola. Eppure la grande fede che guidava la giovane, la spinse a perdonare i sicari del marito e a scegliere la vita monastica.
La tormentata vita in monastero
Si racconta che la santa tentò senza successo di essere accolta nel monastero agostiniano di Santa Maria Maddalena a Cascia. Rita pregò allora i suoi tre santi protettori Agostino, Giovanni Battista e Nicola da Tolentino, che miracolosamente la condussero fin dentro le mura del monastero. La vita monacale non fu però affatto serena. La badessa, per motivi sconosciuti, tentava di osteggiare Rita, affidandole persino la mansione di innaffiare un tronco secco.
Anche in questo caso sopraggiunse un evento prodigioso e dal tronco secco nacque una vite, diventato così uno dei simboli di Santa Rita. Durante i quarant’anni di vita monacale, Rita si dedicò con fervore alla preghiera e alle penitenze. Con altrettanto fervore si mise al servizio di poveri e ammalati, compiendo per loro grandi miracoli che la resero nota come “la santa degli impossibili”.
Gli ultimi anni
Negli ultimi anni di vita, Rita patì grandi sofferenze. Durante la preghiera nella notte del Venerdì Santo del 1432 (secondo un’altra tradizione nel 1442) ricevette una spina in fronte dalla corona del Crocifisso. La stigmate non si rimarginò mai ma Rita sopportò il dolore con abnegazione facendone uno strumento per avvicinarsi alla Passione di Cristo. Poco prima di morire chiese alla cugina di portarle una rosa e due fichi che inaspettatamente affiorarono tra la neve pur essendo inverno inoltrato.
Come apparvero api bianche sulla sua culla, così apparvero api nere sul suo letto di morte. Il corpo di Santa Rita non fu inumato ma posto in una cassa per essere subito venerato e oggi se ne conservano le spoglie all’interno della basilica a lei dedicata, nei pressi del Monastero. La devozione a questa santa è ancora oggi una delle più diffuse al mondo, tanto che nel 2010 in Brasile è stata eretta una grandiosa statua in suo onore, alta ben 56 metri ovvero 18 in più del Cristo Redentore di Rio de Janeiro.
di Flavia Sciortino
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