Gloria, tormento e incubi attanagliano Argentina e Brasile: nella notte tra martedì e mercoledì andrà in scena la semifinale di Copa América che tutti avrebbero voluto vedere. La partita fra nazionali più bella del mondo. Alle 2 e 30 ora italiana verdeoro e albiceleste si sfideranno per scacciare gli incubi.

Un clásico da incubo

Tra Argentina e Brasile non è solo il clásico fra le due superpotenze sudamericane, che in due mettono insieme 7 titoli mondiali e 22 trofei americani. No. Quello di martedì notte sarà un clásico dal sapore di incubo. Incubi del passato che inquinano il futuro, sia per la verdeoro che per l’albiceleste.

Da una parte la Seleção padrona di casa che se l’è vista brutta nei quarti di finale contro gli eroici guaraní. Dall’altra la selección argentina, arrivata fino alla semifinale con un Messi sottotono e grazie ai “regali” avuti dal VAR contro il Paraguay, da un difensore del Qatar nell’ultima agonica partita del girone e dalle incertezze del promettente portiere venezuelano ai quarti.

Ma gli incubi veri che attanagliano due nazioni sono altri. Perché? Perché si gioca al Mineirão. E vedere la nazionale verdeoro disputare una semifinale nello stadio Estádio Governador Magalhães Pinto di Belo Horizonte, per i brasiliani e non solo, significa una cosa e basta: mineirazo. Significa Klose, Shurle, Kross, Muller e Khedira. Simboleggia il 7 a 1 nella semifinale del secondo mondiale casalingo, il tormento più grande della storia calcistica del Brasile. Significa incubo.

La delusione di David Luiz durante il “Mineirazo” 2014

Dall’altra parte ci sono i ragazzi di Scaloni (già soprannominato “Scadentoni” a causa del poco feeling col buon gioco), per i quali “semifinale” significa un’altra illusione. Perché? Perché nell’era Messi l’Argentina è arrivata più volte alle porte del paradiso, ma è sempre crollata con le chiavi dentro la serratura. Prima la finale al Maracanã del mondiale 2014 persa all’ultimo respiro dei supplementari. Poi le due finali consecutive in Coppa America perse ai rigori contro il Cile (semifinalista anche in questa edizione e quindi possibile avversario in finale). Significa avere in rosa il più grande del mondo e non vederlo vincere mai con l’Argentina. Un incubo perpetuo.

La delusione di Messi dopo la sconfitta dell’Argentina ai rigori col Cile in Copa América (fonte dal web)

I precedenti tra Argentina e Brasile

È vero. Di solito si tende a dire che i clásicos sono partite a parte dove tutto può succedere. Ma vale la pena vedere i precedenti, che dicono che l’Argentina è in vantaggio di una vittoria (42 a 41) nel computo totale, comprese sia le partite ufficiali che le amichevoli (ammesso che esistano amichevoli fra queste due nazionali). Ma l’ultimo trionfo della nazionale di Messi risale addirittura a 14 anni fa, nelle qualificazioni mondiali del 2006 (doppietta di Valdanito Crespo e gol di Riquelme). Da allora ci sono state 4 vittorie brasiliane e due pareggi. In più – ultimo numero interessante – l’albiceleste ha vinto una sola volta nella terra della samba. Da quel giorno sono passati 55 anni e parecchi giocatori, l’Argentina vinse grazie alla doppietta di Roberto Telch, idolo del San Lorenzo.

Gloria o tormento

Insomma, il Brasile di quest’anno dà l’impressione di una maggiore solidità, coperta in ogni zona del campo, dalla porta all’attacco nonostante l’assenza di Neymar. Con Tite sembra essere uscita dal periodo un po’ povero di talento coinciso con gli anni del mondiale casalingo. L’Argentina, invece, è un cantiere aperto all’inizio di un nuovo ciclo già zoppicante e tempestato di critiche, che si è ritrovata un po’ casualmente – e forse immeritatamente – a giocarsi una semifinale. Ma ha Messi, ed è un “ma” considerevole.

È la partita tra nazionali di calcio più bella del mondo. Tra incubi, aspettative e brutti ricordi stanno – e stiamo – contando le ore perché l’arbitro dia inizio al match. Brasile o Argentina. Gloria o tormento.