Scissione M5S: dal 2018 i cambi di casacca sono stati 160, vicini al record

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Di Redazione Metropolitan

A seguito della scissione del Ministro degli Esteri Luigi Di Maio dal M5S verso il nuovo partito “Insieme per il Futuro”, continuano i cambi di casacca dei parlamentari ex-grillini. Dal 2018 sono ben 160 i componenti di Camera e Senato che hanno deciso di cambiare schieramento politico prima di fine del mandato. Intanto, a otto mesi dallo scioglimento delle Camere, ci si avvicina alla fine della legislatura. I dati Openpolis sottolineano come la politica di avversione dei Cinque Stelle ai transfughi sia stata un nulla di fatto. Resta da vedere chi approfitterà delle debolezze interne, con la Lega primo partito e Fratelli D’Italia primo secondo i sondaggi d’opinione.

Con la media di nove parlamentari al mese, l’M5S è attualmente sul podio dei transfughi

Nella legislatura precedente ben 569 sono stati i cambi di casacca all’interno del contesto parlamentare. Appare paradossale che il record di transfughi sia detenuto proprio dal M5S, che storicamente invocava il vincolo di mandato (con l’aggiunta del “mandato zero”, che alcuni ricorderanno). L’assurda contrapposizione tra numero di cambi di schieramento da parte dei parlamentari e la politica “anti-poltrone” del Movimento ha suscitato l’ilarità sui social, spronata inoltre dal riaffioramento di un tweet di Di Maio del 2017: “Vieni eletto e poi cambi casacca? In M5S paghi 150.000 euro“.

I transfughi sono diretti, in molti, verso schieramenti di destra: Lega e Fratelli d’Italia sono gli unici schieramenti ad uscire più forti dai numerosi cambi fazione. Il partito di Meloni e Salvini guadagnano rispettivamente 9 e 7 parlamentari da inizio legislatura. Gli altri dati non sorprendono: acquisti maggiori riguardano formazioni neonate, come Italia Viva, con 45 parlamentari, Coraggio Italia, con 20, e Costituzione, Ambiente, Lavoro con 13. Perdono supporto invece Forza Italia (unica forza di cdx a vedersi sottrarre parlamentari) con 36 transfughi, e il Partito Democratico, che invece ne perde 29. Il M5S, con la scissione del Ministro di Maio e della sua “corrente”, porta il netto dei “disertori” a 98.

M5S: come reagirà l’elettorato alla scissione e ai cambi di casacca?

Resta da vedere, oltre agli ulteriori, plausibili cambi di schieramento, come reagirà l’elettorato M5S alla scissione di Di Maio. Giuseppe Conte, come già riportato, non ha mostrato particolare affetto per la scelta del Ministro. Simili sono state le parole del Garante Beppe Grillo, e persino più critiche quelle dell’ex cinquestelle Alessandro di Battista. Sebbene le parole dei fondamentali opinion leaders del Movimento siano rivolte chiaramente all’elettorato, bisogna aspettare i prossimi sondaggi per avere almeno abbozzata la situazione che, tra otto mesi, deciderà le sorti della prossima legislatura. Si prospettano, come in ogni scenario politico ad alta frammentazione come il presente, larghe intese e alleanze. Sarà il tempo a dircelo, comunque.

Alberto Alessi

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