Perchè la didattica a distanza rischia non solo di acuire disuguaglianze e povertà educativa Ma anche di alimentare un divario di genere per le bambine e le ragazze

Anita ed una compagna di classe di fronte la loro scuola di Torino – photo credit: web

Una volta – da adolescenti – dire ‘venerdì sciopero!’ aveva un non-so-che di sovversivo, di antisistemico. Significava niente scuola nè compiti, nessuna sveglia presto e compiti ed interrogazioni scampati.

Oggi invece, quella frase assume un significato completamente diverso: abbiamo iniziato con i FridaysForTheFuture, sulla scia della lotta al cambiamento climatico di Greta Thunberg e della presa di coscienza per le ragazze ed i ragazzi che scendere in piazza significa anche salvaguardare un proprio diritto. Oggi continuiamo invece con quelle che sono delle manifestazioni spontanee nel quadro di un movimento chiamato #schoolsforfuture. Parliamo in pratica di uno ‘sciopero dalla didattica a distanza’, ed una richiesta di tornare a scuola, ma tra i banchi, in presenza.

Anita a Torino, 12 anni, è stata la prima che ha deciso di seguire le lezioni a distanza sedendosi di fronte al portone della sua scuola. Una protesta pacifica, una piccola rivoluzione che tra le righe . In maniera direi veramente poco celata, grida il desiderio di tornare a fare lezione in presenza. Come lei tantissimi altri ragazzi e ragazze hanno iniziato a prendere parte a questa spontanea e silenziosa dimostrazione di affetto per la scuola.

Diritto all’istruzione o diritto alla salute?

La Didattica a distanza rappresenta sulla carta un compromesso tra diritto alla salute e diritto all’istruzione. Sul piano della realtà, però, le disfunzioni della Dad sono enormi e tantissime. pPensiamo solo a tutta la trafila pugliese, dove la chiusura delle Scuole da parte del Governatore Emiliano ha portato all’intervento del TAR in relazione alle pessime condizioni delle infrastrutture digitali e tecnologiche e del funzionamento della DAD, con una chiara lesione del diritto all’istruzione.

Pessime connessioni, povertà economica e disuguaglianze, mancanza di spazi e strumenti adeguati: la scuola nella sua dimensione digitale perde completamente la sua dimensione di livellatore delle disparità. Nè tantomeno di possibile ascensore sociale, di presidio territoriale contro la povertà educativa. Quel che è peggio è che non solo tali aspetti impattano il mondo dell’infanzia e dell’adolescenza, ma diventano elemento di inasprimento ancora più profondo delle disparità di genere.

Scuola si, ed in presenza

Save The Children ha presentato il suo ‘Atlante per l’infanzia a Rischio’ intitolandolo proprio ‘Con gli occhi delle bambine’. Appare chiaro che in questo scenario il peso ricade maggiormente sulle bambine e sulle ragazze, che già scontano in prima persona un gap con i coetanei maschi che affonda le proprie radici proprio nell’infanzia. 

La chiusura delle scuole rischia allora di inasprire ancora di più il gap educativo, favorendo l’abbandono scolastico e la creazione di disparità. Qualcosa che all’interno di questa generazione di giovanissimi potrebbero essere irreparabili.

La scuola in presenza diventa – ora più che mai – un ulteriore elemento a sostegno della parità di genere.