“Se…”, la vittoria a Cannes della rivoluzione cinematografica inglese

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Di Stefano Delle Cave

Benvenuti nell’universo cinematografico di Movie Award. Andremo a Cannes alla scoperta di un film che ha vinto la Palma d’oro. Parleremo di rivoluzione, di 68, e di anticonvenzionalità. Abbiamo dedicato la puntata di oggi a “Se…” di Lindsay Anderson

Alla metà degli anni 50′ i registi Lindsay Anderson, Karel Reisz, Lorenza Mazzetti e Tony Richardson fondarono il movimento cinematografico rivoluzionario del Free cinema. Il credere nella libertà, nell’importanza dell’individuo e nel significato della quotidianità erano i dogmi di questa avanguardia cinematografica. Elementi alla base di una serie di film anticonvenzionali e di protesta che scatenarono diverse discussioni. Tra di essi il più significativo è “Se…” di Lindsay Anderson che venne premiato a Cannes con la Palma d’oro. Una pellicola che contribuì a far conoscere il talento di Malcom McDowell. Il celebre attore tre anni dopo sarebbe stato il protagonista del cult di Stanley KubrickArancia Meccanica”.

“Se…, la rivoluzione di Lindsay Anderson

Una scena di Se.., fonte mp.

Ambientato in un college inglese del 1968 dove tre studenti si ribellano, “Se..” è uno dei film manifesto di un movimento cinematografico come il Free cinema che ben rispecchiava il clima di contestazione di quegli anni. Attraverso la storia di una ribellione contro un rigido sistema di abusi e vessazioni Anderson non vuole fare solo una critica dei college inglesi degli anni 60′ ma quanto portare sullo schermo la sua piccola rivoluzione cinematografica. Anderson infatti propone uno stile cinematografico con cui in totale libertà sperimenta senza limiti. Basti pensare all’inserimento improvviso nel film di parti assurde e fantasiose che esulano dal contesto principale drammatico della pellicola e la bizzarra alternanza tra bianco e nero e colore.

La vittoria a Cannes di “Se…” e il caso “Dillinger è morto” di Marco Ferreri

Il precedente Festival di Cannes del 1968 era stato interrotto tra le polemiche. Per questo non deve sorprendere come nell’anno successivo, in un clima maggiormente liberale, la giuria presieduta da Luchino Visconti sia stata aperta a valutare film più anticonvenzionali e polemici in sintonia con i tempi correnti. Ecco come un piccolo film sperimentale come “Se..” riuscì a trionfare a Cannes ottenendo un discreto successo. Tutta via bisogna ricordare che all’epoca c’era in concorso alla Croisette un lungometraggio successivamente inserito nella lista dei 100 film italiani da salvare. Stiamo parlando del controverso e bellissimo “Dillinger è morto” di Marco Ferreri che venne incredibilmente ignorato dalla giuria di Visconti.

Stefano Delle Cave