Serie D ferma come tutto lo sport in Italia. La decisione, presa ieri dal CONI, dalle varie leghe “pallonare” e poi suffragata dagli atti del Governo, è giustificata dal propagarsi dell’epidemia del Coronavirus. Il caos, tuttavia, pare solo all’inizio…
Le spiegazioni del presidente Sibilia
A spiegare a tutto il movimento del calcio dilettantistico i perché di questo stop, con il trascorrere delle ore sempre più chiaro a tutti i cittadini in Italia, ci ha pensato nella giornata di ieri il presidente della Lega Nazionale Dilettanti Cosimo Sibilia. Il Coronavirus non si ferma, anzi, nelle prossime due settimane gli esperti hanno spiegato che l’epidemia tenderà ad accelerare, ad arrivare lì dove ora non c’è. Rimanere in casa, ormai, pare l’ultima possibile soluzione.
“Garantire sui terreni di gioco la distanza di un metro tra avversari e tra compagni di squadra – spiega il presidente – appare impossibile, così come immaginare di impedire di abbracciarsi e gioire per un gol segnato o un rigore parato o una vittoria conseguita”. Motivazioni semplici, se si vuole, ma di certo incontestabili.
“Insomma, ci è sembrato che, si ripete, a prescindere dalle “porte chiuse”, prevedere la disputa delle gare in queste condizioni finisse per svilire lo stesso spirito, se ci si passa il termine la “natura” di quello che resta lo sport che noi tutti amiamo.
Ma vi è di più. In termini numerici il movimento calcistico dilettantistico rappresenta, senza tema di smentite, il più importante momento di coinvolgimento di persone ogni settimana. Il che, inevitabilmente, significherebbe prevedere la partecipazione di Medici, ambulanze, Forze dell’Ordine, che, ci pare di poter affermare, rappresentano “risorse”, umane e non solo, che in questo particolare momento è opportuno vengano destinate ad altri e più importanti compiti“.
Fino al 3 aprile, dunque, niente sport da seguire, rinchiusi in casa. Facciamocene una ragione. Questo momento così unico e delicato insieme, tuttavia passerà ed inevitabilmente, pensando al “dopo stop”, le domande aumentano.
Sarà comunque caos dopo lo stop
Quando ci saranno le condizioni per rientrare in campo, per tornare alla normalità, occorrerà porre rimedio, in un modo o in un altro, al lungo periodo di pausa forzata. Il rischio è che questa edizione della Serie D (e forse non solo), risulti falsata.
Tutti i presidenti e responsabili delle varie squadre, hanno chiaramento espresso il benestare nei confronti delle misure estreme intraprese prima dalle diverse leghe di calcio, poi dal CONI e quindi dal Governo, perché la salute, scusate la banalità, viene prima di tutto, ma il problema di riprendere a giocare e completare la stagione in modo quanto più possibile normale, c’è.
La fine di giugno sembra essere il limite invalicabile per completare la disputa di tutte le gare, poiché i contratti di molti calciatori, allenatori, collaboratori e compagnia cantando, di norma terminano il 30. Difficile immaginare una stagione che vada oltre questo termine.
Ad oggi, è possibile ipotizzare un calendario che saturi tutte le domeniche e tutti i mercoledì, a partire dal 26 aprile. Possibile? Chissà, su questo punto occorrerà un dibattito con le Società e gli addetti ai lavori.
A far da contraltare a questa possibilità, intanto, ci si mettono alcune voci, che andrebbero a sostenere l’idea che i campionati, anche quello della Serie D, dovrebbero fermarsi già ora, con buona pace di chi si apprestava a compiere un rush finale, all’inseguimento dei propri obiettivi.
Forse è ancora presto per decidere, del resto il Paese sta lentamente (e faticosamente) metabolizzando l’idea che, anche solo per uscire di casa, occorra un buon motivo.
Sì, è presto per definire quello che sarà di questa stagione di sport, di calcio e della Serie D, ma di certo la parola caos, tornerà a fare capolino nei titoli dei giornali, una volta superato questo brutto momento.
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