Internet non sarà certo un essere umano ma sicuramente ha le sue malattie. Molte di queste hanno a che fare col sesso e con tutti i modi in cui le persone dimostrano di saperlo rovinare. Specialmente online. Parliamo di fenomeni come la “sextortion” o il “revenge porn“, che secondo i bilanci del 2021 della Polizia Postale sono, senza stupirci troppo, in aumento.
Da due anni a questa parte il rapporto di tutti noi con i social è raddoppiato, triplicato. Il numero di scambi online di qualsiasi cosa, dai vestiti vintage al sesso, per l’appunto, è aumentato a dismisura a seguito dello scoppio della pandemia. Uno scambio dovrebbe essere equo per entrambe le parti, però. E non è questo il caso.
Sextortion: spogliarsi è bene, tutelarsi è meglio
Mandare foto nudi, o “nudes”, per usare il termine inglese, è ormai cosa di tutti i giorni. Che lo si faccia col proprio partner o con degli sconosciuti, trovati per caso su Tinder, Grindr e via dicendo. Con la crescita delle app per incontri, dovuta soprattutto all’impossibilità di raggiungersi fisicamente a causa del virus, gli scambi di nudi sui social sono alle stelle, e molti sono sempre pronti ad approfittarne.
Non a caso la maggior parte delle vittime di revenge porn e ricatti simili sono spesso minorenni, o comunque giovani un po’ ingenui, che colgono l’eccitazione di mandare una foto proibita a qualcuno di appena conosciuto, non pensando al pericolo che c’è dietro.
Può essere fonte di autostima, di stimolo, di piacere, scambiarsi foto e video con i propri amanti, e sicuramente se tutti fossero persone oneste e non dei viscidi rifiuti umani (scusate), il sexting sarebbe senz’altro la parte più godibile della rete. Il problema qui sta proprio nel fatto che, una volta inviato quel materiale a qualcuno, non si avrà mai più la sicurezza di cosa succederà a quei contenuti. Chi vedrà, davvero, quelle foto? Una sola persona, la diretta interessata? O i suoi amici? O tanti sconosciuti su un gruppo Telegram? Nessuno può dirlo.
Una volta mandata una foto del tuo culo, il tuo culo, potenzialmente, è di tutti
Suppongo sia bene ricordarlo. Perché è questo l’unico modo per fermarsi dal premere invio, quando non ci sentiamo di poterci fidare ciecamente di chiunque sia dall’altro lato della conversazione. Essere consapevoli del fatto che il nostro corpo potrebbe essere usato contro di noi è il primo passo per navigare sicuri nel mondo del sexting. Purtroppo bisogna guardarsi le spalle. Purtroppo bisogna porsi dei freni anche quando ci piacerebbe lasciarci andare. Perché di Matteo, 26 anni, a 2km di distanza, io non mi fido. Ed è pesante, pesante, doversi porre così tanti limiti o decidere di rischiare ma vivere il resto della giornata con la paranoia di essersi, magari, appena rovinati la vita. Il bilancio della postale parla chiaro, ma mica che ne avessimo bisogno.
Sextortion, revenge porn, addescamento sessuale online, sappiamo ormai come funziona. La foto sbagliata può rovinarti la vita. E sì, “Non c’è niente di imbarazzante se non sei in imbarazzo”, scrive Tea Hacic-Vlahovic nel suo romanzo L’anima della festa, ma non è sempre questo il caso. A volte la vita di una ragazzina o un ragazzino, forse stupidi sì, ma dolcemente ingenui, vengono rovinate causa la mancata umanità di chi si approfitta delle vittime.
Purtroppo, prima di procedere all’invio, tocca pensarci due volte. Facciamo tre.
Serena Baiocco