Shirley Manson ha guarito le sue ferite guardandosi allo specchio

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Di Redazione Metropolitan

Gli occhi magnetici e il timbro vocale basso e a tratti inquietante sono il marchio di fabbrica di una rossa scozzese che a metà degli anni ’90 ha deciso di affermare inequivocabilmente che “no, il rock non è morto e si, una donna può essere leader di una band di uomini e guidarla al successo planetario”. Shirley Manson e i Garbage hanno venduto più di diciassette milioni di dischi, diventando un imprescindibile tassello di quel mitico e mitologico puzzle che è stato l’ultimo decennio del secolo scorso. Senza nostalgici sentimenti per il passato, però, sono ancora in pista e il loro ultimo album è Strange Little Birds del 2016.

Fa strano pensare che il primo provino per entrare nei Garbage fu molto deludente. Dobbiamo ringraziare la determinazione e la voglia di riscatto di Shirley, che qualche mese dopo pretese una seconda occasione e quella volta se la giocò egregiamente.

Shirley Manson - Ph: amazon.it
Shirley Manson – Ph: amazon.it

La gavetta e i Garbage

Shirley Ann Manson nacque a Edimburgo da padre professore e madre musicista. Questo le permise di avvicinarsi allo studio di pianoforte, clarinetto e violino già all’età di sette anni. Prese parte molto giovane anche a compagnie teatrali, muovendo i primi passi nel campo della recitazione, sentiero che incrociò nuovamente in età adulta. Nel frattempo, lavorò come commessa, cameriera e modella. A sedici anni era tastierista in una prima band (Goodbye Mr. McKenzie) e a ventisei negli Angelfish, dove divenne anche cantante.

Fu proprio grazie ad un video degli Angelfish, che andava ogni tanto in rotazione su MTV, che la Manson fu notata da Steve Marker, musicista e produttore statunitense che stava intanto ponendo le basi dei Garbage, insieme a Butch Vig e Duke Erikson. Come già detto, il primo tentativo fu un buco nell’acqua. Il secondo fu quello che cambiò le sorti di Shirley e di tutta la band. L’esuberante rossa iniziò subito a mettere mano anche ai testi e Garbage, l’album di debutto del ’95, divenne disco di platino. Seguì Version 2.0 nel quale suonò anche la chitarra. La band si impose come una delle principali realtà di alternative rock in un brevissimo lasso di tempo, bruciando record e classifiche e costruendo soprattutto una propria precisa identità artistica.

Nel 2005, dopo il tour di Bleed Like Me, il gruppo si prese un periodo di pausa per poi immettere sul mercato la sua prima raccolta Absolute Garbage nel 2007 e nel 2010 il quinto disco fu Not Your Kind of People. Intanto i vari membri della band si erano dedicati anche a progetti solisti e Shirley si era divisa, inoltre, fra prove d’attrice e l’attività di testimonial per Calvin Klein. Aveva dovuto affrontare un periodo di stop per un intervento alle corde vocali e, a fine anni ’90 era stata una delle prime figure dello showbusiness ad aprire un blog personale.

Push It – Garbage

Shirley Manson allo specchio

“You wanna hear about my new obsession?
I’m riding high upon a deep depression
I’m only happy when it rains”

“Vuoi sentire della mia nuova ossessione?
sto cavalcando una profonda depressione
sono felice solo quando piove”

Shirley Manson è universalmente riconosciuta come una frontwoman dalla forte personalità. Diretta discendente di un’altra leader dall’enorme carattere: la straordinaria Debbie Harry dei Blondie. Ma la sua natura è realmente molto più complessa. Da ragazzina era stata vittima di bullismo a causa dei capelli rossi e degli occhi grandi e questo le aveva causato una forte depressione. Come conseguenza delle vessazioni subite, la giovane ragazza si rifugiò nell’alcol e nelle droghe, trascurò la scuola e si diede al taccheggio. I’m Only Happy When It Rains, nell’album d’esordio, oltre a fare della sottile autoironia sulla scena alternative rock, mostra i segni dei traumi adolescenziali di Shirley.

La scrittura dei testi dei Garbage, nei quali a parole cupe sono accostate melodie solari, ha, quindi, sempre avuto anche un effetto terapeutico per la Manson, che ha trovato, in questo modo, il modo di affrontare i propri demoni ed esorcizzarli. Per analizzare le proprie insicurezze e trasformarle nei propri punti di forza. In Why Do You Love Me la cantante si chiede come mai la gente la ami, visto che lei non ne vede il motivo. Quando guarda dentro sé stessa scruta la propria vulnerabilità e le proprie stranezze (Queer). Tuttavia, lo fa sempre senza nascondersi, in una sorta di dialogo/confessione con il proprio pubblico. Ammette di essere sboccata, maleducata, alienata e paranoica. Si ferma ad osservare anche la propria ambizione che rischia di portarla alla finzione (Stupid Girl).

Questo continuo processo di autoanalisi, in un rapporto di assoluta onestà con sé stessa e con l’ascoltatore, ha nel tempo costruito un legame di forte empatia fra la Manson e il pubblico. Soprattutto le ha permesso di colmare le proprie insicurezze, senza nascondere le ferite, rendendola una delle artiste più carismatiche e affascinanti, dall’inconfondibile potente voce rock.

Emanuela Cristo

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