Continua a preoccupare la situazione di carenza idrica nel centro e nord Italia. Secondo l’Associazione Nazionale Bonifiche e Irrigazioni (Anbi), “è situazione di crisi idrica profonda in Emilia-Romagna. Le portate dei fiumi continuano a scendere, e l’80% della regione sembra essere destinato ad entrare in zona rossa in due settimane.” Intanto Reno ed Enza raggiungono il minimo storico. In altre regioni, con la sola eccezione del Piave, si registrano preoccupanti minimi di portata, soprattutto per l’Adige e Livenza. Critico il livello delle piogge in Piemonte: Maira, Orba, Bormida ed Ellero sono quasi secchi, mentre in Lombardia Brembo e Adda sono al minimo. Le riserve idriche sono al -60% rispetto alla media storica.

Non si allenta la siccità, che si allarga verso il centro: allarme anche in Emilia, mentre al nord le piogge non ristorano

Le sponde del lago di Bracciano mostrano una recessione continua da un paio di anni: il lago potrebbe seccarsi a metà luglio – Ph. Credits Esa.it

Incessante l’ondata di siccità che ha investito l’intero nord Italia già da un paio di mesi. La grande secca preoccupa adesso anche il centro, con i minimi storici di molti fiumi e laghi emiliani registrati dall’Anbi. Entro due settimane, come già successo nel 1990, potrebbe comportare l’ingresso in zona rossa. Recedono le sponde e il flusso idrico dei principali corsi d’acqua, con livelli che hanno superato ormai da tempo quelli di guardia. In Toscana, oltre il 90% del territorio è investito da una siccità estrema, e nel Lazio la situazione è ugualmente drammatica, e la crisi idrica potrebbe investire anche Roma, a causa dei minimi storici raggiunti dal lago di Bracciano, che recede ogni giorno che passa.

Al nord, ugualmente, la situazione è tragica: in Friuli, sono stati necessari rilasci di bacini idrici secondari per evitare cali inaspettati a livello idrometrico del Tagliamento, mentre è già in atto un progressivo razionamento idrico che potrebbe arginare le prospettive più pessimistiche. Non è comunque una situazione inaspettata o quanto meno miracolosa: l’ondata di calore e la conseguente siccità sono effetti sistemici del riscaldamento globale, che, in combinazione con l’anticiclone africano, ha portato le temperature a sforare ogni previsione. Le ricadute a livello economico (a cui si aggiunge la questione del grano ucraino) potrebbero essere disastrose, a causa del blocco delle irrigazioni di massa.

Alberto Alessi

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