In Sicilia i centri d’accoglienza sono sempre più in difficoltà nel gestire il flusso di migranti e mantenere allo stesso tempo le misure sanitarie per il Covid.

La riva di Lampedusa (Live Sicilia)

La denuncia del governatore della Sicilia di questa mattina trova un eco nel sindaco di Agrigento. E anche in questo caso Luciana Lamorgese ha voluto tranquillizzare gli animi

Non si placa la polemica per l’emergenza in Sicilia. Già questa mattina Nello Musumeci, governatore della Regione, aveva denunciato su Facebook la cattiva gestione, da parte dello Stato, della situazione dei centri d’accoglienza. Questi ultimi infatti hanno visto, negli ultimi giorni, una fuga di rifugiati sempre più corposa, tanto da preoccupare le forze dell’ordine. Proprio per questo Musumeci aveva accusato il Governo di scarso interesse verso una questione delicata, in particolare in questo periodo di emergenza sanitaria.

A rincarare la dose ci ha pensato Lillo Firetto, sindaco di Agrigento:

Stiamo assistendo in questi giorni a uno spettacolo indecoroso che dimostra un’assoluta incapacità dello Stato di garantire il controllo. Un Paese come l’Italia, per quanto abbia una lunga tradizione di cooperazione e di accoglienza, non può accettare che si entri nel proprio territorio in dispregio di qualunque regola. Lo Stato sta dimostrando una totale inconsistenza sul piano della garanzia dell’ordine e della sicurezza e sotto il profilo del controllo sanitario, soprattutto in un momento come quello che stiamo vivendo, in cui la pandemia è tutt’altro che archiviata.”

La risposta del ministro

La risposta del Viminale non si è fatta attendere: una nota dell’ufficio ha riportato di un’avvenuta telefonata tra il ministro e Musumeci. E le parole in merito all’emergenza della Sicilia sono state molto chiare:

“Il ministro ha confermato che nell’hotspot di Lampedusa e nell’hub di Porto Empedocle, sono stati intensificati i trasferimenti dei migranti verso altre strutture e che, entro la giornata di domani, verrà completato lo spostamento di circa 520 migranti.”

Un aiuto concreto, dunque, per permettere ai centri di respirare e riorganizzare la proprio attività.