Nel Metropolitan Today di oggi ricordiamo una tra le canzoni di Natale più famose di tutti i tempi: Silent Night. In italiano “Astro del Ciel“, in tedesco “Stille Nacht, heilige nacht“. È stata ovviamente tradotta in quasi tutte le lingue del mondo. Di origine austriaca, è stata tradotta in più di 300 tra lingue e dialetti. Insegnata ai bambini di tutto il mondo, come nasce in realtà? Scopriamone insieme la storia.

L’origine di questo celebre brano risale al 1816. Grazie alla creatività di padre Joseph Mohr, prete di Salisburgo, nasce il testo di Stille Nacht. Il prete, all’epoca assistente parrocchiale, scrisse queste parole in attesa di trovare la melodia adatta a loro. Così, due anni dopo incontra Franz Xaver Gruber, compositore sempre austriaco, che, leggendo le bellissime parole del testo, compone la musica che oggi conosciamo.

Lo spartito originale di Silent Night - PhotoCredit © it.wikipedia.org
Lo spartito originale di Silent Night – PhotoCredit © it.wikipedia.org

L’esecuzione di Silent Night

Quindi, per attendere di sentire la prima esecuzione di Silent Night, sarà necessario attendere due anni dalla scrittura del suo testo, nel 1818. Il testo, di grande conforto, non era necessario solo a creare l’atmosfera natalizia, ma doveva anche risollevare e confortare il morale di un paese già devastato dalle guerre napoleoniche. Così, la prima esecuzione del brano risale proprio al 24 dicembre 1818, dove viene presentato con una partitura di voce e chitarra.

Infatti, leggenda popolare vuole che Mohr chiese a Gruber di comporre un’ulteriore spartito per voce e chitarra. Probabilmente a causa di un danno subito dall’organo della chiesa di San Nicola. Proprio in questa piccola chiesa di Salisburgo riecheggiano le note di Silent Night. A oggi, sono quasi due miliardi le persone nel mondo che conoscono il testo. Non tutti sanno che la versione italiana di Astro del Ciel non è la traduzione del testo in tedesco, ma un testo originale scritto dal padre bergamasco Angelo Meli, pubblicata nel 1937 dalle Edizioni Carrara di Bergamo.

a cura di Marianna Soru

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