Silvio Baldini è tornato sulla panchina del Palermo dopo 17 anni. Il suo ritorno è stato sulla scia del suo addio: ottimi risultati, una città di cui è innamorato, un obiettivo da raggiungere. Nel 2004 Silvio Baldini ha lasciato il Palermo dopo alcune incomprensioni con il compianto presidente Zamparini e adesso è tornato per completare l’opera. Sulla scia di quello che egli stesso ha chiamato il percorso, del viaggio che ha intrapreso e che vale molto di più del traguardo. Ed è forse proprio quello ciò che ha trascinato i rosanero a giocarsi la finale playoff di Serie C contro il Padova. Credere al destino e credere che questi sia destinato a restituire quanto dato probabilmente non accade a tutti. Probabilmente non accade neanche a Baldini, che però non vede l’ora di scoprire di avere torto.

Silvio Baldini e il percorso

Quando si allenano, i giocatori devono capire che solo col campo possono esprimere il proprio valore, attaccandosi poi al destino e al sacrificio. Ho sempre fatto capire ai ragazzi che la cosa più importante fosse il percorso, facendoli innamorare di questo. Se ti innamori del percorso non speculi, i ragazzi si sono innamorati e sono arrivati a giocarsi una finale nella quale il popolo rosanero inizialmente non credeva. Bisogna credere nelle cose che fai, bisogna avere fede e rispettarla nel tempo. Se nel tempo cominci a comprenderla, raccogli gradualmente i tuoi risultati.

Baldini parlava così alla finale della gara di ritorno della semifinale playoff contro la FeralpiSalò. Ed è un po’ un riassunto tutto ciò che è stato il Palermo quest’anno. Dal suo arrivo 32 punti in 16 partite e gli spareggi fino alla finale da imbattuti. La terza posizione in classifica ha costretto i rosanero a dover affrontare Triestina, Entella e FeralpiSalò, riuscendo a superare tutti i turni. Baldini ha detto che per superare le difficoltà, saper soffrire e adattarsi ai momenti critici bisogna innamorarsi del percorso. Probabilmente soltanto così è possibile avere la giusta percezione dell’importanza del risultato.

Giorgio Faletti in una pellicola di diversi anni fa affermava che fosse importante ciò che provi mentre corri e Baldini vuole trasmettere questo. Vuole far innamorare i suoi ragazzi del lavoro quotidiano, dello sforzo, della fatica, senza attendere inerti, in attesa che inciampi chi c’è davanti. Non si deve speculare, non bisogna girarsi per vedere quanto è distante chi ti insegue. Bisogna innamorarsi della strada che si calpesta, di ogni metro lasciato dietro e di quello immediatamente successivo. Solo così il risultato potrà essere raggiunto anche da chi non credeva di esserne in grado. Baldini ha insegnato a tutti noi che solo perseguendo i propri valori il raggiungimento dell’obiettivo avrà il giusto valore.

Francesco Ricapito

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