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Sky Rojo, la nuova serie Netflix dal tono “latin pulp”

Ideato e prodotto da Alex Pina e Esther Martinez Lobato, Sky Rojo è entrato nel catalogo Netflix il 19 marzo 2021. La descrizione: Un tragico incidente in un bordello spinge tre donne con un passato difficile in una pazza fuga dal loro protettore e dai suoi scagnozzi.

Sky Rojo è la storia di tre prostitute (“sex workers” non è mai pronunciato nella serie) che fuggono in cerca di libertà. Vuole essere una serie femminista, una storia di rivalsa contro il capo, l’uomo cattivo. Romeo, capo del locale, le ha illuse proponendo loro una vita di benessere e libera scelta. Invece le tre donne si sono ritrovate imprigionate e schiavizzate.

Sky Rojo: “pulp” femminista?

Sky Rojo – Video Credits: Youtube

Si autodefinisce “pulp” e strizza l’occhio, soprattutto nelle trovate visive e nei dialoghi dei personaggi, ai cult di serie B del genere.
Non mancano neanche citazioni autoreferenziali, come quella a “La casa di carta“, che ha in comune con Sky Rojo tutto ciò che c’è dietro il prodotto. Infatti l’autore, Alex Pina, è il produttore e creatore di serie come “La casa di carta“, “Vis a Vis – il prezzo del riscatto” e “Il Molo Rosso” (trasmessa su Rai2).

Netflix ha siglato un accordo con Pina per avere, tramite la sua casa di produzione Vancouver Media, l’esclusiva sulle future serie.
E dopo il progetto White Lines, rimasto fermo alla prima stagione, Pina torna con Sky Rojo, una serie che vuole essere “latin pulp” e femminista.
Ci riesce? Se avete apprezzato “La casa di carta” o “Vis a Vis” non avrete grandi sorprese nella visione della nuova serie di Pina. Il prodotto, per quanto diverso nel contenuto, ha un certo filo conduttore che lo lega ai precedenti.

Una serie poco coraggiosa

Non si urla al miracolo. Migliore dei precedenti lavori in certi aspetti, per esempio la fotografia, Sky Rojo non è abbastanza coraggiosa. E non per le scene di sesso, per il sangue o le parolacce, che ci sono e lo iscrivono nel genere “pulp”, seppure in maniera superficiale; non è abbastanza coraggioso da liberarsi degli ancoraggi che lo tengono legato al mercato mainstream.

La stessa tematica “femminista” è intercettata, presa al balzo in un momento nel quale l’attenzione verso questa tematica è al massimo, ma mai approfondita. Complice la rapidità con la quale la storia tira avanti: 8 episodi da 25-30 minuti, per un totale di tre ore. Una preda facile per qualsiasi binge watcher, anche alle prime armi. «È quello che vogliono gli spettatori, fiction più veloci e di consumo intenso. Bisogna essere brutali per catturare l’attenzione ogni minuto», ha spiegato Esther Martinez, curatrice della serie insieme ad Alex Pina.

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Articolo di Giorgia Bonamoneta.

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