
Slavoj Žižek si esprime su The Handmaid’s Tale (Il racconto dell’ancella in italiano), opera di Margaret Artwood che ha dato vita alla famosa serie tv. Si parla di ideologia, politica e – rullo di tamburi – anche di Trump.
Poche ore fa è apparso sul The Indipendent un articolo di Slavoj Žižek su The Handmaid’s Tale (Il racconto dell’ancella in italiano), opera letteraria di Margaret Artwood diventata una serie tv di successo. L’analisi del filosofo, che da tempo si esprime tra serio e faceto sulla cultura pop, getta luce anche sul successo di certe figure politiche nel nostro tempo.

Uno sguardo più approfondito su The Handmaid’s Tale (Il racconto dell’ancella)
Il Paradiso non è abbastanza, e ha bisogno di essere arricchito dal permesso a buttare uno sguardo sulla sofferenza di qualcun altro. Solo in questo modo, come afferma Tommaso d’Aquino, le anime benedette potranno gioire della beatitudine in modo più completo.
Slavoj Žižek, The Indipendent
Una campagna pubblicitaria capillare sta facendo crescere molto le aspettative nei confronti di The Testaments, sequel del 2019 di The Handmaid’s Tale di Margaret Artwood. Questo ha spinto Slavoj Žižek ad esporre la sua opinione sul libro e la serie da esso tratta.
The Handmaid’s Tale e la teologia di Tommaso D’Aquino secondo Slavoj Zizek
In Summa Theologica, il filosofo Tommaso d’Aquino conclude affermando che coloro che sono stati benedetti nel regno del Paradiso, vedranno la punizione subita dai dannati, in modo che la loro salvezza sia per loro più piacevole. Tommaso d’Aquino, ovviamente, fa in modo di non dare adito all’oscena implicazione che vede le anime buone in Paradiso provare piacere alla vista delle sofferenze delle altre anime; proprio perché i buoni cristiani dovrebbero sentirsi misericordiosi quando si imbattono nella sofferenza. Partendo da questo presupposto ci sarebbe da chiedersi: le anime salvate che si trovano in Paradiso si sentono misericordiose nei confronti dei tormenti dei dannati? La risposta a questa domanda da parte di Tommaso d’Aquino è no. Non perché loro provino gioia nel vedere la sofferenza, ma perché loro gioiscono dell’esercizio della giustizia divina.

Gioire della giustizia divina o della sofferenza degli altri?
Ma se gioire della giustizia divina fosse la razionalizzazione della cosa? La maschera morale che copre il gioire sadisticamente dell’eterna sofferenza altrui? Quello che rende la formulazione di Tommaso d’Aquino sospetta è il surplus di gioia nel guardare il dolore degli altri e ciò che introduce. Come se il semplice piacere di vivere nella grazia del Paradiso non fosse abbastanza e avesse bisogno di essere arricchito dal permesso a buttare uno sguardo alla sofferenza di un altro. Solo in questo modo le anime salvate potranno gioire della beatitudine in modo più completo.
Pensate a quando un’anima graziata si lamenta di come il nettare servito non sia gustoso come quello dell’ultima volta, e quella vita piena di grazia sembra un po’ noiosa dopotutto. In quel momento gli angeli che servono quell’anima potrebbero rispondere: “Non ti piace qui? Butta uno sguardo a com’è la vita laggiù, dall’altra parte, e forse capirai quanto sei fortunato a stare qui!”
Slavoj Žižek, The Indipendent

In breve, la vista della sofferenza altrui è l’oscura causa del desiderio che sostiene la nostra stessa felicità (la grazia del Paradiso). Se la portiamo via la nostra benedizione appare in tutta la sua sterile stupidità. Incidentalmente succede la stessa cosa quando osserviamo gli orrori del Terzo Mondo, come guerra, fame e violenza, sulla nostra TV. In un certo senso la felicità è il nostro “Paradiso consumistico”. E questo ci porta a The Handmaid’s Tale di Margaret Artwood.
The Handmaid’s Tale: una realtà conservatrice e fondamentalista immaginata
The Handmaid’s Tale e la serie televisiva a esso ispirata, ci permette di provare un insano piacere nel fantasticare su un mondo di dominazione patriarcale brutale. Ovviamente nessuno ammetterà apertamente il desiderio di vivere in un mondo da incubo di quel tipo, ma la sicurezza del fatto che non lo vogliamo rende più piacevole fantasticarci sopra. Ovviamente noi proviamo dolore fantasticando su questo mondo, sensazione che lo psicanalista Jacques Lacan chiama jouissance.

Secondo Slavoj Žižek, The Handmaid’s Tale della Artwood è vittima di un’intrinseca cecità nel riconoscere i limiti del nostro mondo liberale e permissivo. Tutta la storia risulta un esercizio di quello che Fredric Jameson, critico letterario americano, definisce “nostalgia per il presente”. Il racconto dell’ancella finisce per essere permeato da un’ammirazione sentimentale nei confronti del nostro permissivo e liberale presente, rovinato dallo spirito cristiano fondamentalista. Inoltre non si affronta mai la questione di cosa sia sbagliato nel nostro presente tanto da portare alla Repubblica di Gilead. La “nostalgia per il presente” cade nella trappola dell’ideologia perché è cieca nei confronti di come il presente permissivo sia noioso e – esattamente come le anime in Paradiso di prima – ha bisogno di buttare uno sguardo all’inferno del fondamentalismo religioso per sostenere se stesso.
Secondo Slavoj Žižek il racconto e la serie sono un esempio di ideologia allo stato puro
Il racconto dell’ancella per il filosofo altro non è che un perfetto esempio di ideologia allo stato puro. Ideologia nel senso più semplice e brutale del concetto, quando si legittima l’ordine esistente, mentre si offuscano i suoi punti critici. Questo avviene nello stesso modo in cui le critiche liberali a Trump e all’estrema destra non si interrogano mai seriamente su come la nostra società liberale possa aver dato vita a Trump.

Seguendo questa riflessione, l’immagine di Donald Trump è a sua volta un feticcio. Si tratta dell’ultima cosa che un liberale vede prima di confrontarsi con la sofferenza di classe. Questo è il motivo per cui i liberali sono affascinati e terrorizzati da Trump: per evitare il confronto con il tema delle classi sociali. Lo sguardo liberale che demonizza Trump è a sua volta cattivo perché ignora il modo in cui i suoi stessi fallimenti hanno aperto le porte al populismo patriottico di Trump.
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a cura di Eleonora D’Agostino
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