Ve li ricordate gli anni ‘90? Oggi molti li considerano (forse giustamente in parte) l’ultima grande epoca cinematografica e tanti sono i film di allora che oggi vengono considerati titoli di culto. “Sleepers” di Barry Levinson è, a tal proposito, uno dei titoli più curiosi del periodo. Badate: non uno dei migliori o più memorabili ma uno dei più curiosi.
La vita come rischio
Tutto inizia da un libro scritto da Lorenzo Carcaterra apparentemente autobiografico ma che ancora oggi fa discutere sulla veridicità (presunta o meno) dei fatti narrati. Comunque sia, Barry Levinson decise di trarne una sceneggiatura e di dirigerla lui stesso e il risultato è un film interessante ma imperfetto. I motivi di ciò? Possiamo dire, senza alcun dubbio, che abbiamo tre film al prezzo di uno.
Il Primo è quello ambientato nella malfamata Hell’s Kitchen (noto quartiere di New York) degli anni ‘60 con protagonisti i giovani Lorenzo detto “Shakes”, Michael, John e Tommy vivono un’infanzia dominata da genitori irresponsabili o violenti e dove le uniche figure di riferimento sono King Benny (Vittorio Gassman), sinistro gangster col sorriso stampato in faccia, e soprattutto Padre Bobby (Robert De Niro), prete dal passato criminale che cerca di mantenere sulla retta via i giovani “eroi” della nostra storia. Fatica sprecata poiché i quattro adolescenti causeranno un tragico incidente che li spedirà direttamente al riformatorio.
Il riformatorio maschile di Wilkinson non sarà un centro di riabilitazione ma un vero e proprio inferno governato da un gruppo di crudeli secondini, capeggiati dal sadico Sean Nokes (Kevin Bacon), che porranno definitivamente fine all’infanzia dei quattro ragazzi. Quattordici anni dopo, i quattro troveranno un modo per riunirsi e vendicarsi di coloro che li hanno fatti soffrire, organizzando una rappresaglia degna de “Il Conte di Montecristo”.
“Quelli che dormono”
Questo è “Sleepers”. Un film ambizioso nell’impostazione e nei contenuti ma incapace di gestirli tutti alla stessa maniera. Per dei momenti colmi di forte drammaticità (l’ “incidente” che segna le vite dei protagonisti), c’è però della retorica che prepotentemente emerge soprattutto nell’ultimo atto. Per interpretazioni un po’ acerbe e sprecate, abbiamo grandi performance di attori del calibro di Dustin Hoffman o di un Kevin Bacon al massimo della sua malignità.
Vale la pena di vedere “Sleepers” allora? Secondo me, sì. Poco importa se ciò che vediamo sullo schermo sia basato o meno su fatti reali o se stiamo guardando un film dalla struttura un po’ squilibrata. Abbiamo comunque davanti a noi un prodotto non perfetto ma che si fa guardare sempre volentieri.
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