L’album indipendente più diffuso al mondo, con più di 750 mila copie vendute: questo è il record dell’esordio degli Smashing Pumpkins con “Gish“, l’album uscito il 28 Maggio 1991 per la piccola etichetta Hut Records. La band fondata da Billy Corgan tre anni prima entra a passo deciso nel mercato musicale annoverando gotico e metal tra i generi da mescolare per ottenere il loro sound unico.

Smashing Pumpkins, uno stile da subito inconfondibile

Il titolo dell’album è stato scelto da Billy per omaggiare la nonna che “raccontava spesso che uno dei giorni più straordinari della sua vita fu quando Linian Gish passò per la sua cittadina a bordo di un treno diretta da qualche altra parte“. Lo stile musicale del disco è una miscellanea di metal, elementi presi dal gothic e smussati a fare da cornice all’hard rock melanconico ed evocativo. Il gusto dark della band in questo primo disco è particolarmente accentuato, così come gli strascichi di metal del decennio precedente che vanno a perdersi, invece, nei successivi lavori. Il disco è stato inciso nel giro di poche settimane di lavoro in cui non si sono risparmiate le nottate, per affinare e amalgamare le atmosfere intimistiche con quelle scarne stagliate da chitarre distorte e psichedelia.

Smashing Pumpkins
La copertina di “Gish”, disco d’esordio degli Smashing Pumpkins. Immagine web.

Billy Corgan ha dichiarato che “Gish” è un disco “estremamente spirituale”: una definizione da ritrovare nel cantato, che a differenza della potenza strumentale è sussurrato, si disperde come fosse un placido dream pop. Ma è “I Am One” in apertura a dirci già che non è così: un testo dal ritornello deprimente incalzato dagli assoli di James Iha, poi “Siva” dal sound acido e psichedelico con un attacco di chitarra alla Led Zeppelin.

Rhinoceros” è un piccolo tuffo in quella contaminazione gotica che dona un tono in più ad una brano che a tempo rallentato rispetto ai precedenti. Il basso di D’Arcy è lo strumento preponderante in “Crush” e la voce della bassista è quella di “Daydream“. In “Snail” è la batteria di Jimmy Chamberlin che smorza la durezza dell’album, impreziosito da ballate gotiche come “Suffer” e “Window Paine“.

Le fondamenta di un sound melanconico

Gish“, come capita spesso se guardiamo indietro nelle carriere di grandi gruppi, è un disco acerbo, ma il sound e la filosofia artistica non è diametralmente opposta a quella dei dischi futuri. Per intenderci, non è come “Pablo Honey” per i Radiohead. La vena malinconica, il velo di oscuro malessere è sempre presente nella poetica della band, che trova il modo di sviluppare attraverso concept album come il celebre “Mellon Collie and the Infinite Sadness” e affinamenti di un grunge che si avvale di una notevole sensibilità compositiva per risultare ancora più “disperato”.

Il dualismo che spesso si presenta nelle tracce è quello dell’animo tormentato di Corgan che fa i conti con l’identità rock del gruppo ed è un primo elemento che caratterizza la storia della band di Chicago. “Gish” è, in definitiva, l’album da ascoltare sia per chi parte da zero con gli Smashing Pumpkins che per chi li vuole comprendere davvero.


Francesca Staropoli

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