Emozioni da tutti i continenti: grandi ritorni, prime vittorie ed una favola targata Scozia.
Challenge Tour
Il Challenge tour ha visto trionfare Adrian Meronk accompagnato da Laporta che ha molto ben figurato in Portogallo arrivando terzo pari merito, ormai ad un passo dal Tour maggiore.

Photo credits: Zimbio
PGA Tour
Negli USA, invece, ha preso il via la stagione 2019/2020 e Joaquin Niemann ha mostrato muscoli ed energia vibrante fino all’ultimo putt. Il ventenne cileno aveva già fatto capire le sue potenzialità al Masters di due anni fa, passando il taglio ed entrando subito nel giro del golf che conta. Questa domenica ha battuto la concorrenza alzando il suo primo trofeo sul Tour maggiore e portando per la prima volta il Cile sul gradino più alto del tour.

(Photo by Jared C. Tilton/Getty Images)
European Tour
L’ Olanda ha ospitato l’European Tour con il KLM Open. Il torneo è ormai giunto alla 100esima edizione diventando così uno dei più antichi insieme al PGA di Wenthworth ed al nostro Open d’Italia.
Al via nomi di altissimo livello e tra gli altri Patrick Reed, Sergio Garcia, Martin Kymer e Matt Wallace.
Il campo, che è stato ideato e disegnato da Ian Woosnam, nome che forse ai più giovani non dice molto ma che ha fatto la storia del Tour, ha messo a dura prova i nervi dei giocatori. Un links nato nel 2013 che sicuramente rivedremo nei prossimi anni.
Le sue caratteristiche? Green enormi e straordinariamente mossi, campo che cambia faccia a seconda di dove viene messa la bandiera e da quanto vento soffia.. insomma una delizia per ogni giocatore! Il vincitore questa volta è stato lo spagnolo Sergio Garcia, tornato alla vittoria in un 2019 che l’aveva visto protagonista non troppo in positivo. I sui scatti d’ira ad inizio stagione avevano compromesso i primi tornei facendolo risultare sotto tono fino alla domenica appena conclusa Il vento olandese ha giovato al giocatore che alla fine delle 72 buche ha festeggiato con la moglie e la bimba… senza rabbia ingiustificata.

Photo credit: sportinglife
La Solheim Cup 2019
Il vero evento della settimana però è stata la Solheim Cup. Per i profani del golf, questa è la Ryder Cup femminile che ha tenuti incollati alla poltrona gli spettatori tanto quanto i colleghi uomini. Come da regolamento ogni due anni si va da una parte all’altra dell’Atlantico.
Quest’anno l’Europa giocava in casa, a Gleneagles, in Scozia, forse nel più bel percorso del paese.
La gara è tesa sin dal primo colpo, l’equilibrio fa da padrone in terra di Scozia per i primi due giorni. 9,5 a 8 il punteggio.
Tutto dovrà essere deciso nei singoli della domenica. Alle statunitensi, detentrici del titolo, bastano 14 punti. All’Europa almeno 14 e ½. È una battaglia: i primi match danno un punto a squadra, poi un guizzo europeo nel terzo match. Dal settimo al nono match solo bandiere americane. Tre punti potenzialmente decisivi. Ma il vecchio continente ha l’orgoglio, il pubblico ed una Nordquist in più. L’americana Morgan Pressel tiene alta la tensione con un 4&3. Bronte Law è affamata ed imbuca putt da ogni dove. Siamo 13,5-13,5.
L’epilogo
Rimane un solo match in campo: Suzanne Pettersen contro Marina Alex.
La Pettersen è la più anziana del gruppo europeo, una wild card scelta dalla capitana, numero 635 al mondo. La Alex è entrata di diritto nel team americano per le sue prestazioni durante l’anno, numero 32 al mondo.
Sulla carta Davide contro Golia… Sulla carta.
Dopo 17 buche è un pareggio, quel mezzo punto che porterebbe gli USA alla vittoria. La 18 è un par 5. Entrambe arrivano in green con il terzo colpo. La prima a dover tirare il putt è l’americana che sbaglia sotto pendenza il birdie. L’Europa ha il match point da poco più di due metri.
Ancora nessuno lo sa, ma quello sarebbe stato l’ultimo colpo di Suzann Pettersen che ha scelto questo evento per chiudere una splendida carriera.
Sulle spalle di una wild card c’è il peso della sua squadra, della sua ambizione e di un continente intero.
La palla lascia la faccia del bastone e rotola, rotola troppo bene per abbandonare il centro della buca.

Photo credit: skysport.com
È birdie! È l’Europa la vincitrice della Solheim Cup 2019.
Così il vecchio continente ha ripreso lo scettro del golf mondiale e così, la grandissima 38enne, dopo aver vinto 2 Major ed aver giocato in nove edizioni su dieci (quella a cui non ha partecipato era infortunata) della Solheim cup chiude la sua carriera da professionista.
Tra due anni ci sarà un’altra battaglia e speriamo ci sia ancora tanta Europa, magari con qualche bandiera tricolore.
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