Southgate: finalista sulla graticola ad Euro 2020

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Di Redazione Metropolitan

Gareth Southgate è in finale all’Europeo 2020 e ancora non convince, perlomeno non è riuscito a persuadere tutti. Una parte di tifosi pensa che se questa coppa “tornasse davvero a casa” non sarebbe merito dell’allenatore ma sarebbe, soprattutto, nonostante l’allenatore.
Questo convincimento deriva in primis dalle scelte operate durante il torneo. Prima ancora di giocare si contestò la convocazione di quattro terzini destri, poi l’aver messo in panchina Shaw nella partita inaugurale, di aver sostituito Foden in più occasioni e di averlo retrocesso a subentrante di lusso. Ruolo toccato anche a Grealish – salvo una gara .- per far spazio ad altri giocatori ma non a Sancho: permanente panchinaro. A fare da contraltare a queste decisioni, è proprio il loro esito: nessuna sconfitta e un solo gol incassato. E in questo frangente s’inserisce una dichiarazione si Southgate che apre ad altre considerazioni: “Scegli qualcuno al posto di qualcun altro… e se va male sei morto”.

Responsabilità ed empatia nella gestione Southgate

Questa frase pronunciata dopo la vittoria contro la Germania racchiude tutta la sincerità e la strategia comunicativa del tecnico, capace di dire la verità e allo stesso tempo togliere responsabilità alla squadra. Obiettivo primario e conclamato, dichiarato in pubblica piazza con questa idea: “La pressione porta al successo? Penso sia l’opposto. Non abbiamo vinto per 50 anni e ora facciamo un tentativo, potremmo anche godercela.”
Questo pensiero deriva da un percorso come calciatore – meritevole di gran rispetto – incocciato nel rigore decisivo contro la Germania, ad Euro 96, sbagliato da Southgate in una carriera avara di trofei. E ora, che la possibilità di vincerne uno si avvicina, non ritiene necessario mostrare ai suoi giocatori quanto male farebbe non riuscirci alla sua maniera.
Per questa motivazione non lo si vede saltare, urlare, sbraitare in panchina; luogo nel quale la calma deve permanere e l’empatia regnare. A dimostrazione di quest’ultima qualità si può citare un evento del 2018. Durante il Mondiale in Russia il manager inglese dedicò un pensiero, scritto a mano, ad ogni suo collaboratore con testi personali. Abitudine quella della scrittura, replicata anche prima di questo Euro2020, con una lettera aperta a tutti i tifosi inglesi. Un manifesto di come il patriottismo, la fiducia, l’impegno e la coesione nel gruppo non sarebbero mancate. E così è stato per sei partite, propiziate anche dalla fortuna e da una Germania che – questa volta – ha sbagliato la sua occasione per eliminare nuovamente l’Inghilterra.
Ad oggi, quindi, non si può dire che Southgate sia un illuminato del calcio, forse neanche un grande allenatore in senso lato. Di sicuro, ha dimostrato di eccellere nella gestione (compita) del gruppo e finché i risultati lo supporteranno sarà il migliore allenatore possibile, ma quando questi verranno meno: avrà guadagnato abbastanza peso per restare a terra durante l’uragano di critiche?

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