Benvenute e benvenuti su CoffeeNSupes, la rubrica sui supereroi da leggere in pausa caffè!
Tazzina alla mano, vi accompagnerò in un viaggio nel tempo e nello spazio alla scoperta dei film sui supereroi più e meno conosciuti fino a spingerci nelle profondità della psicologia, filosofia e sociologia nascosta tra le righe degli affascinanti eroi e villain moderni.
In questo appuntamento parleremo del secondo capitolo della trilogia di Spiderman diretta da Sam Raimi e ci addentreremo nelle tematiche psico-sociali della saga. Ma prima, rewind: nelle puntate precedenti abbiamo analizzato la figura dell’eroe e di cosa questo significa per il pubblico dei più piccoli, e abbiamo cominciato ad approfondire Spiderman. Ora, zuccherate il vostro caffè e allacciate i mantelli…
Nerds, assemble!
Spiderman 2: la società è rotta e corrotta
In seguito al successo del primo film, Sam Raimi torna a dirigere Spiderman 2. Da molti considerato tra i migliori cinefumetti, è stato accolto positivamente grazie all’approfondimento di quelle tematiche psicosociali che nel primo capitolo erano solo abbozzate. Nel 2002 l’America è ancora scossa dalla tragedia dell’11 settembre e il primo film di Spiderman accenna alla paura del terrorismo, soprattutto nella scena in cui Goblin fa la sua prima apparizione pubblica.
Nel 2004 Sam Raimi torna a dipingere una città segnata dall’attacco, ma questa volta approfondisce la società andando oltre la paura, sottolineando il cinismo e l’egoismo dei suoi abitanti. Spiderman continua a sacrificare se stesso per il senso di responsabilità, ma i cittadini lo ripagano dando il suo aiuto per scontato o screditandolo come fosse un criminale. La solidarietà post-terrorismo è solo una storia per bambini, o forse si riaccende quando ci si rende conto che dietro ad un eroe si cela un ragazzino?
Ognuno ha un doppio oscuro
Anche il tema del doppio e della maschera era stato accennato nel primo film, sviluppato dal personaggio di Norman Osborn/Green Goblin. Ma se nel suo caso la persona dietro la maschera era già abbastanza oscura, non è questo il caso dei personaggi di Spiderman 2. Harry Osborn, irreversibilmente segnato dalla morte del padre, combatte contro l’oscurità dentro di lui, cerca di resistere al richiamo del male e della vendetta.
Anche il villain del film, il Dottor Octopus, non è un vero cattivo. È uno scienziato buono e ambizioso che, in seguito ad un malfunzionamento del suo esperimento, viene accecato dal bisogno di conoscere, di scoprire, di riuscire. Il suo doppio oscuro è guidato dall’amore per la scienza, non dall’arrivismo e dal potere di Norman Osborn. La trasformazione in mostro non avviene mai completamente, tanto che alla fine capisce che l’unica cosa giusta che può fare per rimediare ai suoi errori è affondare insieme alla sua invenzione.
Il peso della responsabilità di Spiderman
In questo sequel Peter è schiacciato dal senso di responsabilità della maschera di Spiderman, combattuto tra il costume e la voglia di realizzare i suoi sogni. Continuamente licenziato in quanto sempre in ritardo, ma quel ritardo è dovuto al fatto che non esistono pause per lui dal “lavoro” di supereroe, fa fatica anche a trovare soldi per l’affitto. Per non parlare del riuscire a trovare il tempo per studiare all’università, o di come debba mettere da parte l’amore per Mary Jane per salvarla dai nemici che deve affrontare.
Arriva un momento in cui getta nel cassonetto il costume, il potere, la maschera della responsabilità, per riconcedersi il lusso di essere un normale ragazzo che deve affrontare normali problemi. Almeno finché una nuova minaccia giunge in città, un male che solo lui è capace di affrontare. Indebolito dalla sua umanità, in bilico tra dovere e sogni, Spiderman torna in azione a salvare il quartiere. Comprende che il mondo ha bisogno di persone in grado di mettere da parte il proprio io per il bene altrui, perché solo i veri eroi sono capaci di farlo.
Non abbiamo bisogno di maschere per essere eroi
Ma prima di recuperare il costume simbolo della sua responsabilità, Peter capisce che non è una maschera a creare un eroe. Nel momento in cui decide di gettarsi in jeans e maglietta dentro un palazzo in fiamme per recuperare una bambina rimasta intrappolata si rende conto che il vero potere che lo rende un supereroe non risiede nelle abilità da ragno. La stessa zia May si interroga sulla necessità di eroi nella società.
Eroi che fungono da fari in tempi oscuri, che danno speranza e diventano le figure di riferimento dei giovani. Il mondo ha bisogno di eroi, o piuttosto la nostra società ha bisogno di riconoscere i veri eroi. Perché esistono, sono da sempre tra noi, e non hanno maschere e costumi. Da grandi poteri derivano grandi responsabilità, ma l’essere in grado di accettare quelle responsabilità a discapito dei propri sogni è il potere che rende eroi.
Continua a seguire la rubrica CoffeeNSupes per ripercorrere insieme tutti i film sui supereroi. Ti aspetto giovedì prossimo 29 ottobre alle 10:30 per la puntata speciale dedicata ad Halloween!
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Rubrica a cura di Eleonora Chionni