Eletto dal parlamento dello Sri Lanka, paese asiatico a sud dell’India, Ranil Wickremesinghe è il nuovo presidente, dopo le dimissioni e la frettolosa fuga del suo predecessore, Gotabaya Rajapaksa, di cui d’altronde era primo ministro. Non ha fatto in tempo a insediarsi che i manifestanti, davanti all’ufficio del presidente, hanno bruciato un manichino che lo rappresentava. Già al vertice dell’impopolarità del paese, il nuovo presidente è legalmente in carica fino al 2024, anno di fine mandato di Rajapaksa. Ma dato l’umore non proprio sereno della popolazione, non è sicuro che la decorrenza verrà rispettata. Ranil Wickremesinghe è però accusato dai manifestanti di tutto il paese di essere complice di Rajapaksa che grazie al suo ventennio di governo, avrebbe causato una delle più gravi crisi economiche dal 1948.
Ranil Wickremesinghe è l’ex primo ministro di Rajapaksa: la domanda è se riuscirà a mantenere un governo stabile e sventare il default dello Sri Lanka
Ricorderete quasi sicuramente il video che mostra un’orda di manifestanti entrare, dieci giorni fa, nella gigantesca villa dell’ex presidente del paese asiatico: è la prima volta che succedeva, ma forse, data la scarsissima popolarità del nuovo presidente, eletto dal parlamento a causa delle dimissioni emergenziali del predecessore e non dai cittadini (lo Sri Lanka è uno stato semipresidenziale, come la Francia), non sarà l’ultima. Wickremesinghe, per ben sei volte primo ministro: è un uomo “sicuro” della politica, ma non era mai riuscito, nonostante due tentativi precedenti, del 1999 e del 2005, a diventare presidente. Nonostante la sua declinante popolarità (persino in parlamento pochissimi avevano indicato la loro intenzione di voto), lo Sri Lanka, volente o nolente, ha bisogno di un governo stabile.
Un governo necessario quindi, fondamentale per interloquire con il Fondo Monetario Internazionale per raggiungere un accordo su un pacchetto di aiuti economici che potrebbe arginare il pericolo di default del paese, entrato in recessione e in una gravissima crisi economica (la peggiore dal 1948, anno dell’indipendenza del paese). Mentre Rajapaksa in questo momento è a Singapore, dove ha annunciato, praticamente in esilio autoimposto, le sue dimissioni. La decisione del parlamento, sebbene impopolare e storica (non era mai successo prima che il parlamento votasse per rimpiazzare un presidente, mai dimessosi nella pur breve storia del paese), potrà risolvere la crisi del paese? E’ un interrogativo che anche gli srilankesi dovrebbero porsi.
Alberto Alessi
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