Allo stadio Flaminio di Roma è stato ritrovato il corpo senza vita di un uomo. Forse un senzatetto. Il corpo era nei pressi dell’ingresso 16. Da chiarire le cause del decesso e il perché dello stato di abbandono e degrado in cui versa la struttura progettata da Nervi.
Stadio Flaminio di Roma: il primo febbraio, nei pressi dell’ingresso numero 16, tra lo sgomento generale, viene ritrovato un cadavere. Sono le 8:30 del mattino. Dalle prime indagini si apprende che potrebbe trattarsi di un uomo originario dello Sri Lanka o del Bangladesh. Quasi sicuramente un senza tetto di circa 40 anni. Le indagini sono ancora in corso. Ma, oltre ad accertare cosa ha portato alla morte dell’uomo, bisognerà capire come mai si trovava nella struttura progettata da Nervi. E come mai quella struttura versa in uno stato così grave di abbandono da essere passata dall’essere uno degli impianti sportivi più importanti della Capitale a meta dei senza fissa dimora.
Cosa ha ucciso l’uomo ritrovato allo Stadio Flaminio? Come si può porre rimedio al degrado della struttura? Perché, ovviamente, la vicenda ha sollevato il polverone su cosa c’è da fare per risolvere la situazione dello stadio.
Stadio Flaminio: il punto sulle indagini
Ed ecco a che punto sono le indagini sul cadavere dell’uomo ritrovato allo stadio Flaminio. Sappiamo che il corpo è stato rinvenuto la mattina del 1 febbraio 2018, alle ore 8:30 dagli uomini della polizia di stato e da quelli della polizia di Roma Capitale. Immediatamente è scattato l’allarme e sono partiti i rilievi e le indagini.
“Il luogo dove è stato rinvenuto il corpo del senzatetto è una stanzetta usata dal clochard come il suo ricovero. Dentro sporcizia, puzza di urina e tracce di sangue sul pavimento laddove è stato rinvenuto il corpo. Se penso che questo stadio era stato inserito nel grande progetto della candidatura olimpica Roma 2024, provo un senso di profondo sconforto e amarezza” Francesco Giro, senatore Forza Italia
Sul corpo senza vita non sono stati trovati particolari segni di violenza. Tranne il sangue sulla nuca, che, però, potrebbe derivare da una caduta. Le piste sono ancora tutte aperte e sarà l’autopsia a rivelare le cause della morte. Si indaga, ovviamente, anche sull’identità dell’uomo. Le forze dell’ordine pensano si tratti di un clochard originario del Bangladesh.
Nella giornata di ieri, gli investigatori hanno interrogato delle persone senza fissa dimora trovate nelle vicinanze della struttura. Persone che avrebbero raccontato di aver visto la potenziale vittima bere con due uomini nella tarda serate di ieri. Lo stadio Flaminio, progettato da Nervi, versa da diversi anni in stato di totale abbandono ed è spesso rifugio di senzatetto che hanno reso la struttura un vero e proprio dormitorio.
Chi può porre rimedio al degrado dello stadio Flaminio?
L’episodio del ritrovamento del cadavere all’interno dello stadio Flaminio ha inevitabilmente innescato il dibattito politico. Su Roma in generale e sullo stato di degrado e abbandono della struttura in particolare. Altrettanto inevitabilmente sono arrivate le accuse del Pd alla sindaca di Roma, Virginia Raggi. «Incuria e degrado colpa giunta Raggi», hanno tuonato i Dem.
Pare riduttivo pensare che tutta la colpa delle condizioni del centro sportivo sia della giunta Raggi. Soprattutto perché lo stato in cui versa è un fatto di anni, diversi anni. Progettato dall’architetto Antonio Nervi con la collaborazione ingegneristico-strutturale di suo padre Pier Luigi, lo stadio Flaminio “nasce” tra il 1958 e il 1959, quando viene inaugurato.
È un’opera che ha ospitato eventi sportivi e non molto importanti. Dagli incontri del torneo olimpico di calcio del 1960 a quelli della Nazionale italiana di rugby e dalla Rugby Roma. Ma è anche vero che la giunta Raggi è riuscita solo a trasformarlo in un parcheggio e poi lo ha abbandonato, di fatto creando le condizioni perché diventasse un rifugio per i senzatetto.
Lo stadio Flaminio è un luogo, un centro, un’opera che deve essere salvata. Al di là di ogni colore politico. A questo la giunta Raggi deve rispondere e deve trovare una soluzione. Come a molte altre cose. Ricordando che, nel 2017, lo stesso Comune di Roma ha bandito un concorso per un progetto di riqualificazione dell’impianto. E che la facoltà di architettura dell’Università “La Sapienza” ha presentato un piano conservativo ricevendo poi un finanziamento di 161 000 dollari dalla Getty Foundation. Cosa ne è stato del progetto e dei fondi? Perché non rimettere tutto in moto come servirebbe tanto alla nostra città? E il CONI non può fare nulla? E la FIGC che lo voleva destinare alla nazionale Under 21?
Federica Macchia