La Sicilia accompagna tutte le scene. Che scorrono insieme alle musiche, litanie del sud ancestrali ed eterne. Nell’aria il profumo delle zagare. “La nostra terra è bella perché le cose lontane sembrano migliori“. Merletti, tendine, il barocco umile intorno ad un tavolo; il centro della stanza e del mondo per l’ex impiegato dell’ufficio anagrafe del comune di Castelvetrano (Trapani). Lenti si susseguono i dialoghi con la foto della moglie incorniciata, in tutti i pranzi e le cene. “Stanno tutti bene“, uno straordinario Marcello Mastroianni stasera in tv diretto da Giuseppe Tornatore.
“Ho affittato cinque… cinque… come li chiamano? Aiutami. E’ una parola russa… bungalow. Cinque bungalow al nuovo stabilimento balneare. Così facciamo una bella sorpresa ai ragazzi, quando vengono a passare le ferie. Chi lo sa, forse questa volta ci riusciamo a metterli tutti attorno a un tavolo come ai vecchi tempi“. Nessuno dei cinque figli di Matteo Scuro (Marcello Mastroianni), che abitano in varie città, Napoli, Roma, Firenze, Milano e Torino, andrà a trovarlo in estate. “Lopiparo, ci restituisco le chiavi.” Al lido ‘La scogliera‘ (la scena è girata a Macari, a San Vito Lo Capo, TP), stanno smontando le strutture come ogni fine stagione. “Mi dispiace, don Matteo. Soldi buttati al vento”. “Che ci volete fare. Le sorprese sono così: c’è quando riescono, e quando non riescono”. Mastroianni risponde pacato. Abbandonato il fascino dirompente della dolce vita, degli anni ’70, recita con struggente amarezza, tenerezza e malinconia.
Stanno tutti bene: Che ci putimo fare
Il lavoro, la famiglia, la carriera. Questi i motivi che tengono lontani i figli. I loro nomi presi dai personaggi dell’opera, di cui il padre è appassionato; le due femmine prendono il nome da Norma di Vincenzo Bellini e da Tosca di Giacomo Puccini, e i tre maschi da Canio da Pagliacci di Ruggero Leoncavallo, Guglielmo da Guglielmo Tell di Gioachino Rossini, Alvaro da don Alvaro di La forza del destino di Giuseppe Verdi. Ma loro non sono realizzati come sempre hanno fatto credere, e tutt’altro, vivono situazioni difficili, che nascondono all’anziano. Mescolando stralci di verità a comode falsità. Mentre mette tutto in valigia per andare a ritrovarli, sparsi nel continente, don Matteo Scuro, consuma dialoghi-monologhi intrisi di sogni e solitudine, che scavano nell’animo del pubblico. “Non scordare le mutande lunghe. E la cravatta di cashmere, che mi hai regalato tu. E le gocce per la pressione, che… non si sa mai. E non mi fare il muso, poi ti racconto tutto. Ti porto pure le fotografie.” Quelle sane, dolci storie, inventate per tranquillizzare, le stesse che si scorgono nel titolo di stasera in tv, “Stanno tutti bene“.
E’ notte fonda, quando nell’ultima tappa del viaggio, a Torino, si ritrova sperduto in una periferia buia e nebbiosa. Sui binari della ferrovia, il protagonista non vede passare treni né automobili; smarrito non capisce in che punto si trova. Dopo esser fuggito senza avvisare, origliando una discussione notturna tra Norma e il marito, che non volevano si trattenesse ancora da loro. Si fermerà stanco, sul ciglio di una strada, accanto alla sua valigia. E la voce di uno sconosciuto lo inviterà a passare la notte in uno scatolone libero, di quelli che ospitano i senza dimora.
Come Mastroianni di anni fa..
Si vedrà ballare Matteo con una pensionata in una balera, e il parco dove si saluteranno, è il Parco Federico Fellini a Rimini. La locandina del film riporta a sinistra la Fontana dei quattro cavalli del parco. Un segno del destino, o un omaggio al maestro, che Tornatore pare rievocare anche nelle scene più oniriche del film. Come quella del sogno in cui i bambini vengono sollevati aggrappati alla mongolfiera. La spiaggia è quella dei laghi costieri di Marinello (Patti, Messina), proprio sotto il promontorio del famoso santuario di Tindari.
Tornatore, con la sua mano muove la macchina da presa tra il realismo, che però non fa smettere di sognare. Il frinire delle cicale, la delicatezza amara nelle inquadrature, che quando parla della propria terra, pare che solo lui sappia farlo. Salvatore Cascio, la rivelazione di “Nuovo cinema Paradiso“, insieme a Michèle Morgan (nel ruolo di una anziana ma ancora bella signora, che Matteo incontra casualmente in treno e con la quale ha un breve, casto flirt), sono stasera in tv nel cast del film “Stanno tutti bene“. Ennio Morricone, è l’autore della colonna sonora, un ritmo andaluso, che ha in sé l’itinerante e il gitano. Anche il motivo di sottofondo della segreteria telefonica di Alvaro Scuro, è scritto dallo stesso Morricone, nel 1978, per il film “Il vizietto“. Mentre il brano “Il vino e l’uva” ideato per la pellicola, è un valzer suonato con una fisarmonica che rimanda al melodramma, senza vibrato, per i più esperti. Nel brano “La salina” viene usato invece, un flauto di pan.
Stanno tutti bene, De Niro come Mastroianni
Il maestro Morricone appare, per la prima volta in un film, in un cameo come direttore d’orchestra alla Scala di Milano. Per l’amicizia fraterna che lo legava al regista non rifiutò. Anche Tornatore, non si priva di partecipare alla sua opera e appare in diverse scene: a Roma, alla sfilata di Tosca ad interpretare un fotografo, a Milano ad impersonare un operatore del teatro che conduce Matteo in platea. Nel 2009 è stato realizzato un remake statunitense, “Everybody’s Fine“, e la parte di Mastroianni venne affidata a Robert De Niro. Sicilianissimo anche quando va al nord Matteo Scuro; ‘l’enfant prodige‘ di Marcello Mastroianni, per la sua innocenza, e candore della maturità. Non più, solo uno sguardo vibrante e un’onda di capelli. Con lui, siamo tutti padri, figli, mariti, dolcemente bugiardi.
Federica De Candia. Seguici sempre su MMI e Metropolitan Cinema!