Siamo diversi ma uguali nelle problematiche amorose. Questo è uno dei concetti che si riesce a estrapolare guardando il film “Tutta colpa di Freud“, diretto da “Paolo Genovese” nel 2014. Una commedia che inizia quasi romanticamente a New York e si conclude con la realtà pittorica di una Roma magica. Una natura cinematografica popolata da figlie/pazienti malate d’amore su un lettino di uno studio psicanalitico e un padre che cerca di dare consigli, comportandosi da Dante che sogna su Beatrice.
La trama in breve e a blocchi: quattro immagini di vita attuali
Francesco, un analista che fa il papà
La scena ruota intorno a “Francesco“, uno psicanalista separato con tre figlie, che vive una vita tentando di risolvere, o meglio, di curare le sofferenze in amore di “Sara“, “Marta” ed “Emma“. In mezzo a tutto ciò, lui è innamorato di una donna apparentemente solitaria, e davvero elegante, di nome “Claudia“. Mette in atto lo stesso comportamento di Dante con Beatrice. Questa donna viene osservata dappertutto, dalla finestra, mentre porta a spasso il cane, insomma ama fissarla nella sua quotidianità e, più importante, ama inconsapevolmente idealizzarla. Poi scopre che ha l’anello al dito, ed è quindi legata ad “Alessandro”, il cinquantenne con la sindrome di Peter Pan amato da sua figlia, la più piccola. “Francesco” allora non assumerà un comportamento egoistico, si lascerà scappare la donna per cui era caduto in amore dopo tanti anni e quindi cercherà in tutti i modi di far riunire “Alessandro” e “Claudia”, per salvare la figlia, la quale avrebbe solo sofferto.
Sara, una donna omosessuale a New York ed etero a Roma
“Sara” è una donna omosessuale che ritorna da New York dopo l’ennesima delusione in amore, ed era sul punto di sposarsi. Per tale motivo, decide di intraprendere un percorso per diventare etero perchè forse, pensa lei, è omosessuale per pigrizia, soltanto perchè la prima volta è stata con una donna. Ma l’orientamento sessuale è una cosa seria e non ci si può svegliare cercando di cambiare la propria natura o ciò che si è. Lei comunque comincia a frequentare un uomo, “Luca“, che poi si scoprirà tradire lei per la cugina. “Sara” dunque tenterà il suicidio e si innamorerà della vigilessa del fuoco che la salverà.
Marta, una sognatrice che si innamora del potere del silenzio
“Marta” è una sognatrice che lavora nella libreria del nonno, nel centro di Roma, la quale ha a che fare con un ladro di libri sordo di nome “Fabio“, verso cui proverà poi una forte attrazione. Nonostante l’handicap e gli evidenti problemi di comunicazione, i due riusciranno a frequentarsi e a superare questo scoglio con attenzione e una grande voglia di scoprire l’altro. A volte, il silenzio gestuale vale più di mille parole.
Emma, un’adolescente affascinata da una apparente maturità maschile
L’ultima figlia ha 18 anni e ha una relazione con un architetto di 50 anni, sposato. Lui soffre di un’evidente sindrome di Peter Pan, perchè è un uomo che non vuole prendersi responsabilità e a tratti è anche infantile. Non può stare con “Campanellino” per l’evidente differenza di età. “Emma” viene a conoscenza del matrimonio e lascia “Alessandro“.
Stasera in tv: Tutta colpa di Freud su Cine34 e la malattia d’amore – Cast: i personaggi principali
Vediamo di seguito gli attori principali: “Marco Giallini” nel ruolo di “Francesco”, “Anna Foglietta“, “Vittoria Puccini” e “Laura Adriani” interpretando rispettivamente “Sara”, “Marta” ed “Emma”. “Vinicio Marchioni” è “Fabio”, “Daniele Liotti” è “Luca”, “Alessandro Gassmann” è “Alessandro” e infine “Claudia Gerini” interpreta “Claudia”.
Ambientazione idealistica
Questa pellicola è stata girata tra New York e Roma. Diverse scene sono state girate soprattutto nel centro storico di Roma, tra Piazza Navona e Campo Dei Fiori. E poi gli altissimi grattacieli di New York. L’ambientazione è da favola, sembra quasi da cartolina, da sogno. La sensazione che ci troviamo in una città non viene data dalla tranquillità e dalla vita pacifica che si percepisce in alcune scene del film. Sembra quasi che abitino soltanto persone selezionate in un piccolo mondo di verde, bici e mattonelle antiche.
Silvestri e l’inconscio padrone di noi
“Tutta colpa di Freud” è stata composta da “Daniele Silvestri” appositamente per il lungometraggio, dopo averne letto la sceneggiatura. È un singolo che si concentra sulla forza dell’inconscio nelle nostre vite. Un dominatore di relazioni e rapporti umani. Alcuni versi: << mi parlava l’inconscio ma tanto a rispondere non ero mai io, no, non ero mai io. >> È tutta colpa dell’inconscio se facciamo determinate scelte e ci addentriamo in situazioni poco edificanti, lontane da ciò che è oggettivamente e moralmente giusto.
Il film è leggero ma non superficiale, quotidiano e ironico. Un buon pretesto per restarsene a casa, collegarsi su Cine34 e godersi due ore e mezza circa di una commedia quasi tutta al femminile.
Melissa Giuseppina D’Apote
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