Pallavolo

Intervista esclusiva a Stefania Dall’Igna: una stagione interrotta sul più bello

Stefania Dall’Igna esordisce in serie A2 nella sua città natale, Busto Arstizio. Il salto nella massima serie lo fa a Vicenza, dove ha l’occasione di incontrare Manuela Benelli, dalla quale ruberà i segreti per diventare un palleggiatore di altissimo livello. Jesi, Piacenza, Urbino. Dopo due stagioni con Beziers, nel campionato francese, Torna in Italia e gioca a Monza, con l’UYBA e Baronissi. Con la nazionale ha vinto un bronzo al Grand Prix e un quarto posto al mondiale. Quest’anno era in forza a Lecco Picco, in testa al girone A di serie B1.

Stefania dall'Igna abbraccia Manuela Benelli
Stefania Dall’Igna abbraccia Manuela Benelli

Stefania Dall’Igna, un campionato incredibile, i segreti del palleggiatore e altre curiosità da scoprire

Questa emergenza vi ha interrotto sul più bello..

“Posso definire questa stagione in due parole: incredibile e fortunata. Eravamo in testa alla classifica del girone A e pronte per la Final Four di Coppa Italia di serie B. Era una bella occasione di confronto anche con gli altri gironi. Per me sarebbe stata la quarta volta. Inoltre era una condizione ideale sotto tutti i punti di vista. La mia squadra era molto unita, eravamo in forma e avevamo trovato un bel ritmo di gioco. Mi sarebbe piaciuto continuare a lavorare e divertirmi e lottare per raggiungere la serie A.

La squadra di Lecco
Lecco Picco – squadra in vetta al girone A di serie B1

Quali differenze hai riscontrato nel campionato francese?

Mi sono trovata benissimo in Francia. Gli sportivi, nello specifico i pallavolisti, sono considerati a tutti gli effetti dei lavoratori e pertanto godono di tutti i diritti (maternità, pensione, disoccupazione nei mesi estivi..). Spero che questa situazione di emergenza porti anche l’Italia ad un cambiamento in questa direzione. In Francia si può parlare a tutti gli effetti di professionismo, anche se sotto l’aspetto organizzativo sono indietro rispetto a noi.

C’è molta differenza anche nella cultura sportiva. La mia squadra giocava nella zona sud-ovest della Francia, dove lo sport più seguito è il rugby. Questa preferenza porta al primo introduce il  “terzo tempo” anche nella pallavolo. In campo si gioca per vincere, ma il momento rimane il post gara, dove giocatori dirigenti e supporters di casa e avversari si ritrovano per festeggiare, mangiare e bere dell’ottimo rosè! Questo aspetto più importante. La competizione viene messa da parte e si diventa tutti amici per qualche ora,vincitori e vinti!

Oltre a questo ho stretto un legame profondo con alcune ragazze francesi ed altre persone molto vicine alla squadra. Non mi sono mai sentita lontana da casa, anzi, sono stata bene e ho potuto conoscere meglio e da vicino la vita dei francesi, ripassare la lingua e imparare lo slang, che sui libri non si trova!

Chi è Stefania quando non gioca?

“La mia caratteristica è sicuramente la riservatezza. Sono una persona molto tranquilla e, come succede anche in campo non mi piace stare sotto i riflettori. Non ho neanche l’account Instagram!

Quando giocavo in serie A non ho mai ritagliato troppo tempo per altre cose. Ho approfittato di questo periodo di lockdown per approfondire molti interessi. Mi è sempre piaciuto leggere e sono un appassionata di film, che preferiscono di gran lunga alle serie. Ho avuto modo di aiutare mia madre nell’orto e dedicarmi alla casa.

Hai avuto l’onore e la fortuna di essere allenata da Manuela Benelli..

“Ho conosciuto Manu in un periodo fondamentale della mia carriera. Ero proprio all’inizio, nei primi tre anni di serie A, a Vicenza.

Sotto il profilo tecnico, mi ricordo molto bene che gli esercizi analitici non erano molto diversi da quelli proposti da altri allenatori.  Quello che faceva davvero la differenza era lei. Non servivano molte spiegazioni. Me lo mostrava e io potevo imparare copiando. Dal punto di vista tattico, ovviamente aveva una visione del gioco immediata e sapeva spiegarmi in modo chiaro le scelte.. ma quante urla in partita!!

Mi ha insegnato un aspetto fondamentale. Quanto un palleggiatore debba avere le spalle larghe per prendersi le colpe, le responsabilità. Fare delle scelte, nascoste anche ai propri giocatori. Quanto un palleggiatore debba essere leader, restando sempre un passo indietro. Passando quasi inosservato e sempre a disposizione della squadra. Per definire questo concetto, lei usava i termini spugna e cameriere.

Un consiglio per le giovani palleggiatrici…

“Non sono brava a dare consigli!! Preferisco dare l’esempio in campo. Sono sicura però che un palleggiatore, per arrivare ad un buon livello, oltre a doti fisiche, come buone mani e buoni piedi, debba avere un profilo molto preciso. Deve essere dedito al lavoro, al sacrificio e allo spirito di collaborazione. Inoltre è fondamentale una spiccata predisposizione all’ascolto, all’interpretazione del linguaggio non verbale. Con il tempo siamo destinati a diventare gli psicologi. Più impari a conoscere i compagni di squadra, più il tuo ruolo diventerà importante per l’economia di gruppo!

Hai pubblicato in questi giorni una foto con la protezione civile..

Avevo dato la mia disponibilità appena rientrata al mio paese. In un primo momento sembrava non potessi aiutare, ma poche settimane fa ho finalmente avuto l’occasione di dare una mano sul campo. Mi hanno chiamato molto volte. Inizialmente solo per distribuire le mascherine, poi come responsabile informativa al nuovo distributore automatico dei sacchetti della differenziata. Ma ci sono possibilità di partecipazione di ogni tipo. Assistenza nel giorno di mercato per il flusso in entrata, misurazione temperatura, assistenza agli anziani. Soprattutto ora che molte attività sono aperte, serve gente che dia una mano.

Stefania Dall'igna con la maglia di Monza
Stefania Dall’Igna con la maglia del Monza nell’anno – Foto Fabio Cucchetti

Il ricordo più bello sul campo?

Lo sport è fatto di emozioni, belle e brutte. Gioie e delusioni. Complicità, rabbia e risate. Tendiamo a ricordare più facilmente i momenti di felicità, ma sono sicura che serve tutto. Anche i momenti tristi, lo sconforto, il nervoso. Gli attimi di smarrimento sono fondamentali per fare quel passo avanti come persona. Ah, comunque io non ho vinto quasi nulla! (ride,ndr)  Ma direi che la promozione in A1 con Monza è stata davvero bella!

Volley e non solo…

Ho ancora voglia di giocare, soprattutto dopo una stagione lasciata in sospeso. Ma sto pensando al futuro e ho molte idee. Ho intrapreso degli studi in questo periodo che vorrei approfondire. Sto studiando per diventare travel designer, strizzando l’occhio ad un ramo ancora poco conosciuto che è quello del turismo ispirazionale.. Come succede a molti, anche a me piace viaggiare ma ora mi sono appassionata alla parte organizzativa. E’ una professione che si sposa bene con le mie capacità. Ho iniziato da autodidatta, imparando ad utilizzare programmi e piattaforme specifiche. Poi una mia carissima amica mi ha dato la possibilità di affiancarla in questo lavoro. Ho seguito un corsi introduttivo e ora sono pronta ad iscrivermi alla vera accademia. E’ è un mestiere ancora poco conosciuto ma vorrei mettermi alla prova.. al massimo avrò solo imparato un sacco di cose!

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