Stefania Matteuzzi, chi è la sorella di Alessandra: “Lei lo aveva anche denunciato”

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Di Redazione Metropolitan

Stefania Matteuzzi, la sorella della vittima: “Ho dovuto lavare il sangue dal pavimento. Lei lo aveva denunciato per stalking, nessuno sapeva del divieto di avvicinamento”.

Stefania Matteuzzi, sorella di Alessandra, ha ricordato il giorno dell’uccisione: “Martedì alle 17 mi ha scritto che era fuori dal lavoro e mi disse se poteva vedermi per Giovanni che era disperata. Le ho detto che l’avrei raggiunta e sono stata al telefono con lei per sicurezza. Poi forse dovevo tenerla al telefono forzatamente e non ho potuto fare nulla, ho sentito le urla. Fino a che sentivo le urla dentro di me ero sicura, intanto il mio compagna parlava con i carabinieri, poi il telefono è risultato irraggiungibile”.

Nessun dubbio sull’assassino: “Ho sentito mia sorella gridare: ‘No, Giovanni, no, ti prego'”. A quel punto, la conversazione tra Alessandra e la sorella s’interrompe: “Ho chiamato subito la polizia, – dice ancora Stefania – ho detto loro di correre qui. Io abito in provincia di Ferrara, sono una trentina di chilometri da qui. Mi sono messa in strada subito. Quando sono arrivata, ormai era tardi. Un ragazzo mi ha detto di essere corso giù per fermarlo, ma di non aver fatto in tempo”.

Giovanni Padovani e Alessandra Matteuzzi si erano conosciuti la scorsa estate “ma si vedevano sì e no una volta al mese”, spiega Stefania. Sin dal primo incontro col 27enne, in occasione del pranzo di Natale, la sorella della 56enne ha notato qualcosa di strano: “Lui era geloso e prepotente.- ricorda -Chiamava continuamente mia sorella, me, mia madre, accusando Sandra di tradirlo e di mentire. Voleva che lei gli mostrasse delle prove, voleva fare delle videochiamate per vedere dove si trovava. Pretendeva che gli inviasse gli screenshot dei messaggi. Una volta, Sandra era impegnata con degli ordinativi di lavoro nel negozio di abbigliamento in cui lavorava e non gli ha risposto subito. Lui ha chiamato le colleghe, che non conosceva per niente, e ha iniziato a fare domande anche a loro”. La violenza verbale del presunto assassino talvolta si traduceva in scatti d’ira incontrollata: “Io non l’ho mai visto alzare le mani su mia sorella e lei non mi ha mai detto niente. Per quanto ne so, la violenza era solo verbale e c’erano questi comportamenti di abuso, come quello di buttare per terra piatti e bicchieri durante le liti. Era accecato dalla gelosia. Questo però mi ha sempre spaventata molto e così era anche per mia sorella”.

Alessandra aveva provato ad interrompere la relazione con Padovani “ma lui si è messo a perseguitarla ancora di più. Staccava il contatore della luce dell’appartamento per obbligarla a scendere e si appostava nell’androne delle scale per sorprenderla. Una volta, si è arrampicato sulla palazzina ed è entrato in casa dalla finestra”, racconta ancora la sorella della vittima. Messa alle strette, la 56enne era stata costretta a firmare una denuncia per stalking ottenendo un provvedimento restrittivo nei confronti dell’ex.

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