La strage di Nassiriya: 12 novembre 2003. 18 anni fa l’attentato al contingente italiano in Iraq. Cade oggi il diciottesimo anniversario della più grave strage che ha visto coinvolti soldati italiani dalla Seconda guerra mondiale. L’attentato di Nassiriya, cittadina nel sud dell’Iraq, base del contingente inviato dall’Italia dopo la guerra a Saddam Hussein.
Cade dunque oggi il triste anniversario di quella che è stata la più grave strage che ha visto coinvolti i nostri soldati dalla seconda guerra mondiale. E’ il 12 novembre 2003. Quella mattina, in un attacco alla base Maestrale a Nassiriya, morirono 19 italiani. Il nome di una città nel cuore dell’Iraq si lega per sempre alla morte di 12 Carabinieri, 5 militari dell’Esercito, un cooperatore internazionale e un regista, vittime di un attentato che uccide anche 9 iracheni e provoca 58 feriti.
La missione in Iraq
La missione militare era iniziata pochi mesi prima, a giugno. Il conflitto in Iraq è ufficialmente finito da sei mesi, ma una risoluzione Onu ha invitato tutti gli Stati a contribuire alla rinascita del Paese. Il contributo italiano si concretizza a partire dal 15 luglio in “Antica Babilonia”, una missione di peacekeeping con molteplici obiettivi: il mantenimento dell’ordine pubblico, l’addestramento delle forze di polizia del posto, la gestione dell’aeroporto e gli aiuti da portare alla popolazione. Quel 12 novembre sembra una mattina come le altre. Almeno fino a quando sul compound piomba a tutta velocità un camion cisterna blu carico di esplosivo: dai 150 ai 300 chili di tritolo mescolati a liquido infiammabile.
La strage di Nassiriya
A provocare la strage è un camion imbottito di esplosivo lanciato a tutta velocità contro la palazzina di tre piani che ospitava i carabinieri della Msu, Multinational specialized unit. Il camion ha forzato il posto di blocco all’entrata della base, situata nella vecchia sede della Camera di commercio locale. Gli occupanti hanno aperto il fuoco contro i militari a guardia dell’ ingresso, che hanno risposto al fuoco senza però riuscire a fermare il mezzo.
Sotto le macerie sono rimasti 12 carabinieri della Msu. Sono Enzo Fregosi, Giovanni Cavallaro, Alfonso Trincone, Alfio Ragazzi, Massimiliano Bruno, Daniele Ghione, Filippo Merlino, Giuseppe Coletta, Ivan Ghitti, Domenico Intravaia, Horatio Maiorana, Andrea Filippa. Muoiono anche cinque uomini dell’ esercito: Massimo Ficuciello, Silvio Olla, Emanuele Ferraro, Alessandro Carrisi e Pietro Petrucci. Vittime anche due civili e il regista Stefano Rolla, che stava facendo un sopralluogo per un film sulle missioni di pace, e l’operatore della cooperazione internazionale Marco Beci.
Lo choc è grandissimo. L’Italia intera, una folla immensa, si mette per ore in fila a piazza Venezia per rendere omaggio ai caduti nella camera ardente allestita nel Sacrario delle Bandiere del Vittoriano. I funerali di Stato vengono celebrati il 18, nella Basilica di San Paolo fuori le mura, a Roma, con la partecipazione di decine di migliaia di persone. I feretri vengono portati in chiesa scortati dai corazzieri a cavallo in un silenzio irreale. Non c’è palazzo affacciato lungo il percorso del corteo funebre che non esponga almeno un tricolore.
Ilaria Festa
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