La procura di Firenze ha deciso di riaprire l’inchiesta sulle stragi del 1993 dopo aver sentito le intercettazioni del boss Giuseppe Graviano. Berlusconi e Dell’Utri di nuovo sotto inchiesta come mandanti.

Si riapre, nuovamente, l’inchiesta sulle stragi di mafia del 1993 e sull’oscura stagione che portò al crollo della Prima Repubblica e alla nascita della Seconda. Una transizione sinistra, accompagnata dallo scoppio delle bombe che hanno insanguinato l’Italia Settentrionale.

Le indagini, saldamente in mano alla Procura di Firenze, vedono nuovamente protagonisti Silvio Berlusconi e Marcello Dell’Utri. Molte volte li si è accusati di essere i “mandanti occulti” delle stragi mafiose di quel periodo, con la criminalità organizzata relegata al ruolo di mero esecutore materiale in un disegno più ampio. Va detto però che finora entrambi sono usciti sempre indenni da quest’accusa.

A far riaprire il caso sono state le parole del boss di Brancaccio (Palermo) Giuseppe Graviano, condannato per mafia e rinchiuso nel carcere di massima sicurezza di Ascoli Piceno. Graviano parla con un altro detenuto al 41 bis, il camorrista Umberto Adinolfi, durante l’ora d’aria. Le intercettazioni risalgono al 2016, raccolte nel corso delle indagini sulla cd. “Trattativa Stato – Mafia”, sulla quale è tutt’ora in corso il processo al Tribunale di Palermo.

«Novantadue già voleva scendere… e voleva tutto. […] Berlusca… mi ha chiesto questa cortesia…  Ero convinto che Berlusconi vinceva le elezioni … in Sicilia … In mezzo la strada era Berlusca… lui voleva scendere… però in quel periodo c’erano i vecchi… lui mi ha detto ci vorrebbe una bella cosa…». Questi i passaggi che hanno convinto i giudici di Firenze a riaprire l’inchiesta. E ancora: «Trent’anni fa, venticinque anni fa, mi sono seduto con te, giusto? Ti ho portato benessere. Poi mi è successa una disgrazia, mi arrestano, tu cominci a pugnalarmi. Per cosa? Per i soldi, perché ti rimangono i soldi…». Come scrive Giovanni Bianconi sul Corriere della Sera si tratta di passaggi non chiarissimi, ma il nome di Berlusconi (come accertato anche dai periti della Procura di Palermo) viene fuori chiaramente.

E’ la terza volta che viene riaperta questa inchiesta: la prima volta i mandanti esterni delle stragi, noti come “autore 1” e “autore 2”, comparvero dopo le dichiarazioni di alcuni pentiti, ma non si giunse ad avere sufficienti riscontri. La seconda volta furono le dichiarazioni di Gaspare Spatuzza, pentito considerato attendibile anche in Cassazione, fecero riaprire le indagini dopo la confidenza ricevuta da Giuseppe Graviano su un indicibile accordo fatto proprio con Berlusconi e Dell’Utri (quest’ultimo attualmente in carcere per concorso esterno in associazione mafiosa). Ma anche questa seconda indagine venne archiviata.

Ma Graviano ora tace. Chiamato a deporre al processo sulla Trattativa riguardo proprio queste intercettazioni, si è avvalso della facoltà di non rispondere. E’ molto strano tutto questo. Graviano parla in carcere, con ogni probabilità sapendo di essere intercettato, eppure parla senza porsi troppi problemi. Qual è lo scopo? Lanciare un messaggio all’esterno? O gettare fumo negli occhi degli investigatori?

Lorenzo Spizzirri