Con la sua nutrita schiera di personaggi maschili, Stranger Things ha portato parecchi messaggi positivi, tra cui presentare una mascolinità sorprendente rispetto a quella a cui siamo solitamente abituati a vedere. Parole come comunicare, vulnerabilità, emotività, sensibilità, da sempre attribuiti alla sfera femminile, in Stranger Things sono assolutamente intercambiabili.
Stranger Things dice sì all’intercambiabilità dei sentimenti
Stranger Things, come sappiamo, è uno dei fenomeni della cultura pop più consolidati degli ultimi 10 anni. L’impatto che ha avuto sulla nostra generazione è innegabile, riportando in realtà un’ambientazione lontana dalla nostra, quella degli anni 80 e passatempi in realtà ritenuti “non cool”.
Il processo comincia nella stagione 1, ma che esplode sicuramente nella stagione 4, che ha visto il cambiamento del cast principale da bambini ad adolescenti come un’opportunità di crescita all’interno della narrazione stessa. Negli ultimi otto episodi, il pubblico ha assistito a parecchi momenti di vulnerabilità profondamente commoventi e sinceri soprattutto tra maschi. Non possiamo non menzionare Will e Mike, che hanno più di un momento in cui esprimono le loro paure e insicurezze nei confronti della vita, delle relazioni sentimentali e della loro stessa amicizia. Will, più di Mike, addirittura spesso piange e nessuno dei suoi coetanei lo sminuisce per questo.
Un altro momento è quello di Jonathan e Will, che accoglie e accetta l’affetto del fratello, culminando in un caldo e commovente abbraccio tra i due. O come non menzionare Dustin ed Eddie giocare per qualche secondo, prima che Eddie dica a Dustin di “non cambiare mai”, per poi trasformare il loro atteggiamento giocoso in un tenero abbraccio. Lo stesso Eddie, un metallaro dai capelli lunghi, ferma Steve e condivide le sue insicurezze e i suoi pregiudizi nei suoi confronti, prima di lodare il coraggio di Nancy e Robin.
Un’altra cosa che vale la pena notare è che Eddie menziona più volte la propria mancanza di coraggio, e nessun altro personaggio glielo rinfaccia. Anche se ci dimostrerà di avere torto, parlare apertamente delle paure viene sempre accettata, così come per Dustin, che almeno due volte piange liberamente e senza vergogna.
Confessioni strappalacrime, consigli premurosi, apertura emotiva: queste sono considerate forme di coinvolgimento sane e accettate tra questi ragazzi, che spesso in altri contenti sono assolutamente inesistenti o vengono prese in giro.
Steve, introdotto per la prima volta nella prima stagione come un antagonista, è cresciuto costantemente nel corso della serie e si è affermato come uno dei preferiti dai fan, soprattutto dopo la sua svolta nel ruolo di “babysitter” nella seconda stagione. Un compito che potrebbe essere visto come “non da maschio”, data la sua connotazione tradizionalmente femminile, è ciò che ha visto Steve emergere e consolidarsi come personaggio forte e simpatico.
Un altro caso è quello di Billy, che rappresenta un modello di mascolinità abusivo e tossico. La sua presenza negativa nella vita di Max ha portato poi agli sviluppi di questa stagione. Il trauma di Max, non solo per aver assistito alla morte di Billy, ma anche come risultato degli abusi subiti durante la sua infanzia, è ciò che porta Vecna a considerarla una vittima. Un altro modello positivo è Lucas che offre la sua amicizia e il suo aiuto a Max, in cui i ruoli si invertono, visto che spesso sono le donne a sostenere il peso del lavoro emotivo.
L’importanza di avere queste rappresentazioni alternative della mascolinità è enorme. Ai ragazzi e agli uomini è stato insegnato, anche dai media e dalla cultura pop, che piangere, parlare dei propri sentimenti e ascoltare sono cose di cui vergognarsi. Cosa che va assolutamente sdoganata, e ben venga che siano serie tv cult a sdradicare.
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