Giovanna Botteri, vittima di body shaming su Striscia la Notizia, replica: “Si tratta di modelli stupidi e anacronistici che non hanno più ragione di esistere”
Giovanna Botteri si esprime sul sito del sindacato dei giornalisti della Rai per rispondere a quanto accaduto dopo essere stata, suo malgrado, inserita nell’occhio del ciclone mediatico. Non è il suo lavoro ma il suo aspetto ad essere al centro della satira che la vede protagonista su Striscia la Notizia. Alla tempesta di tweet di è stata protagonista risponde con toni pacati, ma non troppo.
Ciò che rende frustrante la vicenda è che il fulcro delle critiche e dello scherno non deriva dal un suo operato giornalistico. La giornalista s’è trovata vittima dell’ironia del programma TV satirico Striscia la notizia che s’è detto ispirato da quel che circolava sul social.
Striscia la Notizia: ironia inconsistente
L’abbigliamento, l’acconciatura, il trucco: ecco i tre pilastri su cui si fonda la presunta satira che vede coinvolta Giovanna Botteri. A nulla è valso il suo Curriculum Vitae di degno rispetto, se non a dare più “colore” allo shaming che poi, in linea col livello del programma tv, s’è incentrato su ben altro.
A telespettatori e utenti non è sfuggito che a ironizzare sia stata anche Michelle Hunziker. Infatti, nel marasma qualunquista di risate e approssimazioni, anche lei è stata criticata aspramente. Le parole pronunciate nel servizio contribuiscono a creare un “doppio standard” femminile nel quale l’aspetto fisico è il discrimine, e riduce le donne allaloro apparenza.
Michelle Hunziker su Giovanna Botteri:
La showgirl è nota per il suo impegno contro le violenze sulle donne con la onlus ‘Doppia Difesa’, ed è stata lei a pubblicare su Twitter la difesa di tutta la redazione:
“Body shaming contro Giovanna Botteri? Una fake news“.
Ma così fake poi non è: la Hunziker pecca, come tutto il programma, di disarmante superficialità. Ancor oggi una donna, seppur abbia già ampiamente dimostrato il suo valore, ha un’ultima questione da dover chiarire, sempre: il suo aspetto. Posso essere intelligente, colta, spigliata e preparata quanto voglio: ma se non sono bella e femminile abbastanza, sarò sempre “mancante” come donna. Avrò sempre un fianco scoperto, come se fossi “meno donna” o peggio, avessi meno diritto delle altre persone a potermi esprimere.
Criticare il gioco o il giocatore?
Molti, compresi colleghi della giornalista ed esponenti della politica, hanno stigmatizzato l’atteggiamento del tg satirico. scrive su Twitter il consigliere Rai, Riccardo Laganà:
“Noi siamo orgogliosi di Giovanna Botteri. Il body shaming contro di lei è indegno e inaccettabile. Rai è al suo fianco mentre continuerà a raccontarci il mondo con la sua bravura.
Anche presidente e a.d prendano netta posizione contro questo odioso fenomeno, a tutela dei dipendenti”
Il caso è diventato uno dei più commentati dei social e in tanti si sono espressi per dare sostegno alla giornalista. Ma non sappiamo, qui tra le BRAVE GIRLS, se “prendere le parti” e schierarsi da una parte piuttosto che un’altra, sia la vera soluzione al problema.
Le parole della Bottero sullo shaming di Striscia:
Prima di procedere con le nostre riflessioni, vi lasciamo le dichiarazioni della giornalista:
“Mi piacerebbe che l’intera vicenda – prescindendo completamente da me, potesse essere un momento di discussione vera, permettimi, anche aggressiva, sul rapporto con l’immagine che le giornaliste, quelle televisive soprattutto, hanno o dovrebbero avere secondo non si sa bene chi. Qui a Pechino sono sintonizzata sulla Bbc, considerata una delle migliori e più affidabili televisioni del mondo. Le sue giornaliste sono giovani e vecchie, bianche, marroni, gialle e nere. Belle e brutte, magre o ciccione. Con le rughe, culi, nasi orecchie grossi. Ce n’è una che fa le previsioni senza una parte del braccio. E nessuno fiata, nessuno dice niente, a casa ascoltano semplicemente quello che dicono”.
Sono molto chiare le sue idee in materia di bodyshaming, e nonstante il risentimento personale traspaia (anche giustamente, direi) l’analisi è chiara e condivisibile su un piano sociale e di genere:
“Perché è l’unica cosa che conta, importa e ci si aspetta da una giornalista. A me piacerebbe che noi tutte spingessimo verso un obiettivo, minimo, come questo. Per scardinare modelli stupidi, anacronistici, che non hanno piu’ ragione di esistere. Non vorrei che un intervento sulla mia vicenda finisse per dare credibilità e serietà ad attacchi stupidi e inconsistenti che non la meritano. Invece sarei felice se fosse una scusa per discutere e far discutere su cose important i per noi, e soprattutto per le generazioni future di donne”.
Mi ascolti solo se sono bella, e se non lo sono puoi prenderti gioco di me: la vita di una donna nel 2020
Giovanna Botteri ha avuto comunque la solidarietà da parte delle Commissioni Pari Opportunità di Fnsi, Usigrai e Odg nazionale. Scrive Monica Pietrangeli, della Cpo dell’Usigrai:
“In inglese si chiama body shaming, ma la potenza negativa di questa pratica si esprime bene anche usando l’italiano. Derisione, fino ad arrivare a vere e proprie offese, per come si appare, per come è il corpo, per come ci si veste. […] Giovanna Botteri non ha voluto, non vuole farne un caso personale. Ma ci invita tutte e tutti ad una sacrosanta battaglia culturale. Cogliamo questa sollecitazione. Facciamone motivo di confronto”.
Infatti il punto importante di questa vicenda non è schierarsi a favore della Botteri a cui si sono accodate personalità che sanno solo riproporre le solite dichiarazioni politicamente corrette, che non aggiungono nulla alla discussione. Non è tantomeno però, dare una qualsiasi giustificazione a Striscia la Notizia, programma TV che ha dimostrato ancora una volta l’ovvio: che la TV italiana è carica di stereotipi svilenti, approssimativi e (nemmeno troppo velatamente) reazionari. Anche se sarebbe interessante, per noi spettatori chiederci come mai non abbiamo accesso ad un intrattenimento che sia, quantomento, decente.
BRAVE sulla vicenda: Striscia vs Bottero
Noi, spettatori passivi di una TV qualunquista della quale usufruiamo senza minimamente metterne in dubbio la giustifìcazione, ci troviamo di fronte ad una storia ormai nota. Il corpo della donna è una merce. Questo è evidente da generazioni e, per quanto la crescita della cultura del mercato libero abbia portato una mercificazione anche nel corpo maschile, ci sono ancora delle differenze reali. Il pensiero, la riflessione e la cultura di una donna sono ancor visti come “accessori” al suo corpo. Come nei libri della Austen, in cui le donne imparavano “le arti” al solo ed unico scopo di mostrarle agli uomini che le avrebbero potuto scegliere come spose. Dopo generazioni, per non dir secoli, è cambiata la forma ma il problema è costante.
Trovo riduttivo circoscrivere la vicenda alla sola “notizia” dello shaming della Botteri. Giovanna Botteri è l’esempio di come il solo e unico valore primario riconosciuto ad una donna è la bellezza. Solo le donne belle hanno diritto ad essere anche intelligenti o colte: per le alte è solo “compensazione”. Quindi l’ago della bilancia è ancora una volta la bellezza, che va compensata o esaltata con tutte le altre qualità.
Ma vogliamo veramente accettare di non poter essere altro, non poter dare altro, che piacere ad un uomo?
Perchè purtroppo il meccanismo è radicato nelle stesse donne, che sentono il loro aspetto come una risorsa sì, ma anche un peso. Ovviamente è tanto radicato nelle donne quanto negli uomini, che ancora faticano ad abbandonare il concetto della donna “ad uso” dell’uomo.
Not all men, già so che sentirò questa frase. Ma un singolo uomo illuminato, se poi non contribuisce in modo attivo a decostruire la cultura Patriarcale del nostro attuale Capitalismo, non ha valore. Not all men sì, ma non è questo il punto.
Ci vuole una coscienza nuova, nella quale le donne non sono solo subordinate al piacere o accondiscendere. Una cultura che accetti donne brutte, sguaiate, ribelli, indipendenti. Senza rendere queste qualità accessorie ad un corpo attraente, perchè le vere eroine sono come noi, normali e a volte anche brutte: sono solo coraggiose.
BE BRAVE!
“A good girl is a Brave Girl”
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