Lo stupro di Firenze e le 12 ore di incidente probatorio

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Di Redazione Metropolitan

Si è tenuto ieri l’incidente probatorio, per ottenere anticipatamente il confronto delle deposizioni delle due studentesse americane che sarebbero state stuprate il 7 Settembre scorso da due Carabinieri a Firenze, dopo aver passato una serata in un noto locale della città.

Dopo più di 12 ore si è concluso ieri l’incidente probatorio in merito al processo che vede indagati i due Carabinieri di Firenze che a Settembre avrebbero stuprato due giovani studentesse americane.
Chiesto probabilmente per far tornare nel loro paese le due ragazze, l’incidente probatorio è iniziato alle ore 10 nell’Aula Bunker del Tribunale di Firenze ed è terminato verso le 22:30.

In aula, ad ascoltare le deposizioni delle due ragazze, c’era solo uno dei due indagati, il carabiniere Giorgio Costa, rimasto in silenzio.

Più di 250 domande per ogni ragazza sono state sottoposte dagli avvocati, ma il gip Mario Profeta ne ha scartate una buona parte, probabilmente ritenute non rilevanti.

L’incidente probatorio

L’incidente probatorio è un istituto processual-penalistico finalizzato ad anticipare l’acquisizione dei mezzi di prova, arretrandone l’assunzione nelle indagini preliminari e non nella fase dibattimentale, dove di regola avviene, per evitare il rischio che la prova non possa più essere acquisita in futuro.

Nel processo sullo stupro di Firenze, l’incidente probatorio è stato probabilmente richiesto per consentire alle due ragazze di ritornare a casa loro, lasciandosi alle spalle, almeno in parte, momenti e ricordi che inevitabilmente tornano più forti stando in Italia.

Le due ragazze, presentatesi in aula con le sembianze incontrovertibili di giovanissime, hanno risposto a quanto è stato chiesto loro mediante apposito interprete. Oggetto dell’incidente probatorio era il confronto delle due, in quanto le dichiarazioni precedentemente rese dalle stesse ai pm si sono rivelate su alcuni punti discordanti. L’obiettivo, tipico del confronto, era appunto quello di cercare unità ed omogeneità nei racconti delle due studentesse al fine di ricostruire i fatti.

I due Carabinieri indagati sono addolorati ma…

Non hanno da chiedere scusa. Non devono chiedere nessuna scusa alle ragazze, semmai siamo noi quelli amareggiati – ha affermato il difensore del carabiniere Pietro Costa, avvocato Giorgio Carta. “Eventualmente sono stati fessi a metterle nella macchina di servizio per accompagnarle a casa“.
Secondo la linea della difesa, infatti, le due ragazze sarebbero state consenzienti, tanto che uno dei due carabinieri aveva sul cellulare il numero di una di loro, a testimonianza che l’appuntamento era “organizzato” e voluto. Inoltre, le due studentesse, che erano state caricate in macchina dopo aver fatto serata in una famosa discoteca di Firenze, non sarebbero state ubriache, tanto da essere incapaci di intendere e di volere, perché, secondo la difesa, le due avrebbero bevuto successivamente ai rapporti, come dimostrerebbe la presenza di alcool nella loro abitazione.

Resta il fatto che il processo, se avanzerà senza rallentamenti o se non si arresterà prima con la scelta delle parti di acconsentire ad un rito più veloce (o con l’archiviazione) è ancora lungo. I due carabinieri di Firenze rimangono accusati di violenza sessuale aggravata dall’essere stata commessa da pubblico ufficiale in servizio.

Di Lorenzo Maria Lucarelli