“Sulla mia pelle”: stasera in tv il film sulla vicenda di Stefano Cucchi

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Di Giorgia Lanciotti

“Sulla mia pelle” è stato presentato nel 2018 al Festival del Cinema di Venezia 75, nella sezione Nuovi Orizzonti. Il lungometraggio, diretto da Alessio Cremonini, racconta la nota vicenda di cronaca riguardante Stefano Cucchi, il 31enne geometra romano, morto nell’ottobre 2009 a seguito dei colpi, delle botte e percussioni subite da carabinieri.

Stefano Cucchi: «So cascato dalle scale»

La notte del 15 ottobre 2009, Stefano Cucchi viene fermato da una pattuglia di carabinieri e trovato in possesso di hashish, cocaina e di una pasticca per curare l’epilessia. Viene portato in caserma e nella stessa notte, anche la sua stanza nella casa dei genitori viene perquisita. Ma è in caserma che avviene quanto di più agghiacciante e sconvolgente, una aberrante violazione dei diritti umani e del cittadino in uno stato democratico.

Tre carabinieri picchiano Stefano Cucchi in una stanza all’interno della caserma. Il ragazzo ne esce pieno di lividi, con ematomi sul viso e sul corpo. Viene successivamente trasferito a Tor Sapienza e chiuso in una cella fredda, buia e lì lo colpisce un malore. Chiede aiuto; le guardie chiamano il 118 ma lui rifiuta la visita e l’ospedale. Inizia il suo silenzio, decide di assecondare la linea omertosa di quei carabinieri. Non parla del motivo delle sue condizioni, del male subito, neanche al padre, durante il processo. «So cascato dalle scale» è ciò che gli sentiamo ripetere in un romano smiascicato, un filo di voce appena percettibile e gli occhi bassi.

Se urlo «Guardia!» sto chiedendo aiuto. Non le botte.

Questa vicenda si poteva raccontare sul grande schermo in tanti modi. Alessio Cremonini e la sceneggiatrice Lina Nur Sultan hanno letto quasi diecimila pagine di verbale prima di giungere ad una conclusione. Il film avrebbe raccontato una verità, quella degli ultimi sette giorni di Stefano Cucchi, e lo avrebbe fatto con sincerità, senza schierarsi o costringere lo spettatore a farlo, ma consentendo a chiunque lo avrebbe guardato di farsi una sua personale idea.

“Sulla mia pelle” decide di mettere al centro la vittima, i sentimenti e una famiglia tenuta all’oscuro di quanto stia accadendo al figlio nelle sue ultime ore di vita. Tutto ciò viene prima degli atti giudiziari, di ufficio, delle carte, dei verbali. Questo lungometraggio porta sul grande schermo una verità che era davanti agli occhi di tutti, sul volto di Stefano Cucchi in primis, ma per cui Ilaria Cucchi, i genitori Rita Calore e Giovanni Cucchi, insieme all’avvocato Fabio Anselmo, hanno dovuto combattere in questi anni. Perchè venisse rivelata. Perchè venisse fatta giustizia e finalmente detto e messo agli atti che Stefano Cucchi è morto perchè è stato pestato.

“A Stefano Cucchi. Agli esseri umani e all’importanza di essere considerati tali, a prescindere da tutto”.

“Sulla mia pelle” è stato distribuito nelle sale nel 2018 ed è uscito contemporaneamente anche su Netflix. Nel periodo di promozione del film Alessandro Borghi, attore che interpreta Stefano Cucchi, ribadiva continuamente l’importanza di andare a vedere questo film al cinema. In sala, l’esperienza della visione condivisa, avrebbe maggiormente restituito la grande potenza e la forte emozione, di cui questa vicenda di cronaca è intrisa.

Nella storia degli ultimi giorni di vita di Stefano Cucchi e nella battaglia che la famiglia ha intrapreso subito dopo, è evidente quanto importante sia stato, e quanto continui ad esserlo, combattere l’incuria nei confronti dell’altro. Allora, guardarsi in faccia con gli occhi ancora lucidi, osservare le espressioni dei volti intorno a noi in sala, avrebbe costituito in questo caso un forte antidoto all’indifferenza.

Questa sera guardando di nuovo oppure per la prima volta “Sulla mia pelle”, anche se da soli davanti alla tv, proviamo a fare ancora nostra questa vicenda che è individuale, ma di tutti, e perchè quello che è successo a Stefano non accada di nuovo.

Caso Cucchi. Siamo alla fine di una lunga vicenda giudiziaria?

Nel caso Cucchi la battaglia di una famiglia è diventata collettiva. Grazie alla determinazione di Ilaria Cucchi, la vicenda è arrivata in primo piano e la giustizia oggi è stata fatta.

Ai tempi in cui il film usciva nelle sale, il carabiniere Francesco Tedesco non aveva ancora rilasciato la sua cruciale testimonianza. La sua confessione, infatti, avrebbe permesso di far venire la verità a galla e avrebbe portato alla sentenza di qualche giorno fa. Lo scorso 4 aprile, i giudici della Quinta Sezione della Corte di Cassazione hanno condannato a 12 anni per omicidio preterintenzionale i due carabinieri Alessio Di Bernardo e Raffaele D’Alessandro, accusati del pestaggio di Stefano Cucchi. Sono stati invece rinviati in Appello per la rideterminazione della pena, Roberto Mandolini e Francesco Tedesco, accusati di falso.

Giorgia Lanciotti

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