La Premier svedese Magdalena Andersson trascorrerà la giornata di oggi in Parlamento con lo scopo di ottenere il massimo sostegno alla richiesta di adesione del Paese all’Alleanza Nato. Il Partito socialdemocratico della Premier ha infatti abbandonato l’opposizione di lunga data all’ingresso nell’Alleanza ed anzi cerca di forzarla sulla scia dei timori creati dall’invasione russa dell’Ucraina.
Le parole della Premier
“Mi assicurerò che. ci sia un ampio sostegno parlamentare alla domanda di adesione della Svezia e dopo prenderemo una decisione a livello di governo”. Queste le parole della Premier durante una conferenza stampa riportata dal Guardian.
La Svezia sostiene di avere il bisogno delle garanzie di sicurezza che derivano dall’ingresso nella Nato. “Se restassimo l’unico Paese nella regione fuori dalla Nato saremmo in una posizione molto vulnerabile” ha affermato la Premier Andersson.
I vantaggi dell’ingresso della Svezia
Il Paese scandinavo detiene il primato mondiale nelle tecnologie ‘stealth’ sottomarine, grazie alle quali riuscì addirittura a battere il temutissimo esercito degli USA in un’esercitazione. La Svezia è poi all’avanguardia nel campo dei sistemi radar e dei droni. In particolare si parla degli elicotteri Skeldar, in grado di trasportare fino a 40 chili restando comunque in volo per 6 ore. Sebbene il Paese oggi si definisca una “superpotenza umanitaria”, in passato fu una delle più formidabili macchine militari d’Europa e, dopo la vittoria nella Guerra dei Trent’Anni, per pochissimo perse contro la Russia di Pietro il Grande nel contenzioso per il predominio nel Nord.
La Svezia dispone dei modernissimi sottomarini HMS Gotland, ritenuti i più avanzati al mondo in campo d tecnologia ‘stealth’, ossia l’insieme di accorgimenti di varia natura che permettono di diminuire la propria evidenza all’osservazione da parte nemica e nella quale la Svezia è al momento impareggiabile. A queste modernissime tecniche si aggiunge il Gripen Jas 39E della Saab, un caccia multiruolo attrezzato per la guerra elettronica ed in grado divorare a velocità supersoniche senza postcombustori.
Sono poco più di 200 i veicoli in servizio attivo ma, secondo gli analisti, le risorse totali sarebbero molto più ingenti. È stato proprio il mostrare le sue avanguardie uno degli elementi chiave della strategia svedese: mostrare avanguardie impareggiabili e far venire l’acquolina all’alleanza Nato.
I precedenti tra Svezia e Ucraina
Nel 1834 Gustavo XIV proclamò lo status neutrale di Stoccolma, mantenuto anche con le Guerre Mondiali. L’ambiguità del Paese è però nella concessione fatta, nel 1941, alle forze tedesche con il permesso rilasciato di transitare attraverso il suo territorio fino al fronte finlandese per evitare che l’Armata Rossa dilagasse fino ai suoi confini. In aggiunta la Svezia ha continuato, fino a che ce ne fu il bisogno, a fornire materie prime al Terzo Reich, giudicato un male minore rispetto alla minaccia di un’occupazione sovietica. Questa peculiare ambiguità svedese fu motivo di rimprovero lo scorso aprile da parte della portavoce del Ministero degli Esteri russo Maria Zakharova, che ora invece, con la minaccia dell’ingresso nella Nato, accusa la Svezia d “trovarsi di nuovo dal lato sbagliato della storia”.
Zakharova probabilmente aveva l’intento con le sue affermazioni di ricordare alle Nazioni anche Poltava, ossia quando gli svedesi pugnarono a fianco dei cosacchi ucraini ribelli guidati da Ivan Mazeppa.
Stoccolma e Kiev si ritrovarono poi nel 2015 di nuovo l’una al fianco dell’altra. In quell’anno infatti, dopo l’annessione russa della Crimea, la Svezia decise di restaurare la sua antica politica di “difesa totale”, nella quale tutti i cittadini sono chiamati a difendere la patria in caso di attacco, portando il personale attivo da 38mila militari a più di 4milioni di persone combattenti. Si tratta di una politica molto comune che caratterizza in particolar modo la Svizzera e l’Ucraina stessa.
Ginevra Mattei
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