Syd Barrett è un genio! Come lui ce ne sono stati pochi, forse pochissimi. Nonostante tutti i miei sforzi non riesco a trovare un personaggio così straordinario, nel bene e nel male, come il fondatore dei Pink Floyd. Al di là dei meriti artistici, Syd, era un uomo tanto geniale quanto fragile. Un diamante pazzo, come lo chiameranno i suoi ex compagni di ‘squadra’. Era un genio che in poco tempo ha regalato al mondo della musica un lascito straordinario.

I Pink Floyd di Syd Barrett

All’indomani dell’uscita del loro primo disco, The Piper at the Gates of Dawn, i Pink Floyd vantavano già un fruttuoso accordo con la EMI. Questo lavoro venne particolarmente elogiato dalla critica: considerato uno dei migliori album di musica psichedelica di tutti i tempi, definito dalla rivista Rolling Stone uno degli album di esordio che hanno maggiormente impressionato e giudicato da Rizzi «uno dei capolavori della musica inglese degli anni ’60». Le prospettive future apparivano più rosee che mai.

C’era solo un problema: colui che aveva concepito quasi interamente quel meraviglioso disco di debutto si stava lentamente scollegando dalla realtà. Infatti Syd Barrett aveva già dato segni di squilibrio mentale e forse soffriva anche di schizofrenia. Tutto ciò aggravato dal massiccio uso di LSD.

I concerti dei Pink Floyd tra il 1967 e il 1968 procedevano a singhiozzo per lo stato di Barrett, che si presentava sul palco estraniato non solo dal resto della band, di cui era il leader vocale e il chitarrista principale, ma anche dalla realtà. Stanchi di non poter esprimere al meglio il loro potenziale dal vivo, gli altri componenti reclutarono David Gilmour. David era stato scelto per riempire i vuoti lasciati da Barrett, ma in sostanza era un vero e proprio rimpiazzo come chitarrista principale e in alcune canzoni anche come voce solista. Questo ovviamente non fu detto a Gilmour, che doveva adattarsi allo stile del resto dei suoi nuovi compagni.

I Pink Floyd senza Syd Barrett

Syd Barrett uscì ufficialmente dai Pink Floyd il 6 aprile del 1968, pochi mesi prima dell’uscita del secondo album della band, A Saucerful Secrets. Questo album conserva ancora in più punti il contributo del fondatore e fino a quel momento leader creativo. Sentiamo la sua chitarra in Remember a Day, Set the Controls for the Heart of the Sun, Corporal Clegg e See-Saw. Nella sognante Jugband Blues, il testo sembra anticipare gli eventi futuri e l’addio tra Barrett ed il suo gruppo.

Tra le pagine del libro Inside Out – La prima autobiografia dei Pink Floyd scritta dallo stesso Nick Mason, l’autore ricorda con molti rimpianti il momento esatto in cui i Pink Floyd presero in considerazione per la prima volta di escludere Syd dalla band. Nonostante fu colui che l’aveva creata, non dava più segni di affidabilità per il progetto.

“La situazione giunse a una crisi risolutiva in febbraio, un giorno in cui dovevamo suonare a Southampton. In macchina, mentre andavamo a prendere Syd, qualcuno disse: “Dobbiamo passare a prendere anche Syd?” e la risposta fu: “No, cazzo, lasciamolo perdere”. Raccontato così può sembrare brutale, quasi crudele – ma è la verità. La decisione era priva di qualsiasi sensibilità, come noi del resto. Dato che procedevamo coi paraocchi, pensavo che Syd fosse semplicemente un piantagrane e mi esasperava a tal punto che riuscivo solo a vedere l’impatto a breve termine che aveva il suo comportamento sul nostro desiderio di diventare un gruppo di successo.”

Alessandro Carugini

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