Regista, autrice, attrice e docente di regia e scrittura teatrale, Tatiana Olear sarà la prima donna a dirigere la Scuola Civica Paolo Grassi di Milano. Fondata nel 1951 da Paolo Grassi e Giorgio Strehler, è una delle Accademie di formazione teatrale più famose di Italia. E da anni forma che forma attori, registi, autori, danzatori e organizzatori dello spettacolo dal vivo; è dello scorso 26 maggio la sua nomina a Direttore della Scuola, ed è un grande successo in generale per le donne del settore spettacolo.
L’intervista a Tatiana Olear
Tatiana, di origine siberiana, vissuta e formatasi in Russia, si è trasferita in Italia nel 1996. Si è formata all’Accademia Teatrale di San Pietroburgo e ha lavorato come attrice nella compagnia di Lev Dodin “Malyj Drama Teatr“. Noi di Metropolitan Magazine la abbiamo incontrata e intervistata per voi.
MM : Tatiana Olear : autrice, traduttrice, regista, docente… ed infine a capo di una delle Accademie più importanti d’Italia. Qual’è stato il suo percorso?
T.O. : Dunque, il mio percorso è stato veramente lungo e tortuoso, perché fin da piccola avevo moltissime passioni… probabilmente troppe! Mi piaceva la musica, anzi volevo fare la cantante: avevo una mia rock band per la quale scrivevo e cantavo canzoni. Amavo anche il teatro. E sono entrata nello studio giovanile del teatro della città in cui sono nata in Siberia, una bellissima città universitaria (Tomsk). Ho cominciato a lavorare come attrice a 14 anni. Inoltre, mi piaceva molto anche disegnare, ed iniziai a guadagnare qualche soldo mettendomi sul lungo fiume a fare ritratti ai passanti. Studiavo le lingue straniere, ho fatto la scuola inglese. Ma studiavo anche -per mia passione- francese ed italiano, di cui all’epoca non esistevano nemmeno i manuali. Tanto che chiesi a mia madre di regalarmi il dizionario di lingua italiana, che mi misi a leggere; ascoltavo le canzoni e cercavo di tradurle, e in questo modo studiavo la lingua.
E fu un colpo di fulmine
Poi, a 17 anni, sono entrata nell’Accademia Teatrale di San Pietroburgo; avrei voluto fare il corso di regia, ma ho avuto paura. Perché per la regia erano ammesse persone adulte, con la laurea, dunque che io entrassi mi pareva inimmaginabile! Vidi che c’era un corso di rock-opera, e pensai che fosse perfetto per me, per conciliare almeno musica e recitazione. Nel frattempo, vivendo lì, iniziai a vedere spettacoli a San Pietroburgo. E fu allora che scoprii gli spettacoli di drama theatre di Lev Dodin, e fu un colpo di fumine. Volevo assolutamente essere lì e recitare in quegli spettacoli. Per pura coincidenza, l’anno successivo Dodin stava facendo delle selezioni per un suo spettacolo, e fui scelta. Quindi dopo due mesi di corso mi è stato proposto di entrare nella compagnia dello spettacolo Gaudeamus, che fece delle tournè mondiali. Poi proseguii (sempre con Dodin) con Claustrophobia e Il Giardino dei Ciliegi.
Ri-costruire una carriera
Una volta approdata in Italia, ho dovuto ri-costruire la mia carriera ex novo, perché qui nessuno mi conosceva; dunque un po’ recitavo, un po’ traducevo, ed iniziai ad insegnare, prima a dei laboratori, poi ai Teatri Possibili di Milano. Quindi fui chiamata alla Paolo Grassi per il mio primo seminario di recitazione. Mi richiamarono varie volte, fino a che questa collaborazione non è diventata costante. Collaboro con la Civica da 20 anni, e recentemente mi è stato chiesto di diventare il coordinatore. Avevo qualche paura, ma ho provato e mi piaceva… e così pian piano sono arrivata alla decisione di partecipare al bando per la Direzione. Contemporaneamente, ho anche continuato a scrivere – scrivo sin da bambina, non potevo farne a meno!- portando avanti anche quel ramo della mia carriera; idem per la regia e per la traduzione. Ho sempre cercato di percorrere tutte queste strade contemporaneamente.
Insegnare è la mia vera vocazione
Nel frattempo ero anche diventata co-direttrice del Festival Trame d’Autore. Insomma, a un certo punto mi sono trovata con troppe cose da “comprimere” in una sola vita. E mi resi conto che dovevo iniziare a scegliere. Così ho scelto la scuola, perché con l’età ho maturato la consapevolezza che insegnare è la mia vera vocazione. Occuparmi dei giovani mi interessa di più che occuparmi della mia stessa carriera: le cose che io posso dire le conosco già. Ma ciò che riguarda gli studenti e la loro crescita è qualcosa che io non so. Perciò accompagnarli nello sviluppo delle loro personalità artistiche mi sembra qualcosa di veramente entusiasmante. E mi consente di non smettere di stupirmi ogni giorno, ed ha a che vedere col futuro, non col passato. E credo che questo nuovo incarico mi darà molte nuove possibilità.
MM : Tatiana, che tipo di cambiamenti pensa di attuare, o in caso contrario quali punti di forza manterrà nella sua nuova gestione?
T.O. : Nella nostra Scuola ci sono cinque corsi: i più conosciuti sono quelli di recitazione e regia. Ma c’è anche il corso da Autore Teatrale, quello da Organizzatore dello Spettacolo e il corso da danzatore. Il punto di forza della nostra scuola è sempre stata la possibilità di interazione tra i corsi. E negli ultimi anni in particolare abbiamo puntato sulla multi-disciplinarietà, cosa che credo che nel panorama attuale sia un punto di forza. E’ la cancellazione di confini tra le arti e la capacità di sintesi e di essere più di una cosa contemproaneamente. Tutto questo vogliamo mantenerlo.
Legame con la contemporaneità
Altra nostra caratteristica è sempre stato il legame con la contemporaneità. Sin da quando nacque la scuola: noi formiamo sia per il teatro classico sia per quello contemporaneo. Ma quest’ultimo in particolare è il nostro punto di forza. E ciò va conservato ed anzi alimentato, per andare al passo coi tempi ed anche prevederli. E per preparare i nostri allievi non solo al mondo così come è oggi, ma a quello che verrà. In questa situazione di crisi la questione è più che mai attuale, poiché non sappiamo come staranno le cose in epoca post Covid.
Vivere il cambiamento con nuovi approcci artistici
Sicuramente ci saranno dei cambiamenti, e noi dobbiamo partecipare a questi cambiamenti ed inventare dei nuovi approcci didattici ed artistici che possano permettere ai nostri allievi e futuri diplomati di vivere in quel mondo che ancora non c’è. Per quanto riguarda i cambiamenti, per mantenere il nostro punto-forza dobbiamo necessariamente cambiare, rinnovarci in continuazione; ed un’altra cosa che vorrei implementare è l’accellerare un poco il processo dell’internazionalizzazione, dunque avere più scambi con le scuole e le istituzioni estere, avere costante presenza di docenti stranieri, cercare di aprire le prospettive di lavoro per i nostri ragazzi anche nel resto dell’Europa.
Superare le frontiere
Anche se ora sembra ridicolo parlarne perché le frontiere sono chiuse, non sarà sempre così: in questo periodo di lockdown abbiamo sperimentato la didattica online ed abbiamo scoperto che questo è uno dei mezzi che ci aiuta a superare facilmente le frontiere. E dunque abbiamo avuto insegnanti dalla Spagna, dalla Romania, dalla Russia, oltre che dalle varie altre regioni di Italia; ecco, questo è un mezzo che vorremmo continuare ad usare. Il Teatro è un’arte che ha a che fare con i corpi nello spazio, ma in alcune situazioni la didattica da remoto può portare i suoi vantaggi.
MM : Cosa pensa sia importante nella scelta dei futuri candidati attori o registi?
T.O. : Credo che siano importanti le stesse qualità che lo sono sempre state, e i miei colleghi condividono la mia stessa visione: sicuramente conta il talento, ma corredato da una forte, fortissima motivazione, dalla consapevolezza del perché si vuole fare Teatro, si vuole fare Arte, e la disponibilità di impegnarsi e -in parole povere- di “sbattersi”, di non tirarsi indietro, di andare fino in fondo e non spaventarsi di fronte alle difficoltà, la resistenza al lavoro e l’amore verso il lavoro: perché il lavoro in teatro non è fatto solo di “stati di grazia”, ma di quella lunga preparazione che li renda possibile. Perciò i candidati devono essere adeguatamente motivati per poter creare quello che è il buon teatro ed, in generale, la buona Arte.
La formazione è fatta di esperienza
MM : Pensa che, ad oggi, sia importante la formazione per i mestieri dello spettacolo e che prevalga sulla cosiddetta “esperienza sul campo”?
T.O. : Dunque… credo proprio che se non pensassi che la formazione fosse importante non farei l’insegnante! Ma non vedo la contraddizione tra la formazione per i mestieri dello spettacolo e l’esperienza su campo; perché almeno per quanto riguarda la nostra scuola, ma anche le accademie in cui ho lavorato in Russia e in Inghilterra, la formazione è fatta soprattutto di esperienza. In genere nelle Accademie gli insegnamenti teorici sono pochi, e ciò distingue le Accademie dalle Università. Ovviamente abbiamo anche noi materie teoriche, e spiegate molto bene, ma la maggior parte del lavoro nella nostra Scuola è basata sull’allenamento del corpo e della voce e sulla messa in pratica.
L’esperienza sul campo
L’esperienza sul campo, anche nella scuola, è fondamentale, perché non si può imparare le cose semplicemente vedendole o sentendole raccontare: bisogna sperimentarle. E ciò accade anche nella Scuola. Poi, è vero, i ragazzi diplomati si accorgono, una volta usciti, che l’Accademia è una sorta di “serra” che li protegge dalle “tempeste” e dalle preoccupazioni pratiche del contesto lavorativo. Quindi l’esperienza al di fuori della scuola è indubbiamente necessaria e la Scuola non può preparare proprio a tutto. Ma, di certo, uno che ha studiato è più pronto a fronteggiare queste intemperie, rispetto ad un altro. E io credo personalmente che compito dell’attività formativa sia anche quello di fornire gli strumenti per affrontare queste difficoltà che nel mondo professionale ci sono sempre.
Ci congratuliamo dunque ancora una volta con Tatiana Olear, che -ricordiamo- è la prima donna a Dirigere questa importante istituzione teatrale. E a ricoprire un ruolo che sin dal 1951 è sempre stato in mani maschili. Crediamo che questo possa essere, finalmente, un segno che possa contribuire alla rivalsa dell’universo femminile nel mondo dello spettacolo del nostro Paese. E che Tatiana possa guidare nuove menti (e anche nuove donne) ad una visione delle cose sempre nuova ed aperta a 360 gradi. Brava!
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