Qualsiasi cosa che duri nel tempo ha necessità di cambiare, di adattarsi alle esigenze e alle società in cui si sviluppa. Anche la pallavolo ha avuto degli importanti accorgimenti durante la sua storia, evolvendo e affinando le sue tecniche e le sue tattiche per offrire uno spettacolo sempre più funzionale e competitivo.

Da sport universitario a sport agonistico

Nata in un college universitario nel 1895, la pallavolo era un infinito passaggio della palla tra i propri compagni e la squadra avversaria senza che toccasse il terreno.
Si sa, l’agonismo nello sport fa la sua parte e con il passare del tempo i giocatori iniziano a mettere in difficoltà gli altri, creando situazioni scomode per non concedere il punto agli avversari. Probabilmente è prematuro parlare già di tattiche, ma con l’introduzione nel 1912 della rotazione in senso orario e nel 1915 del diritto alla battuta, si iniziano a definire situazioni di squadra in cui ci si muove e dispone coralmente affinché si realizzi un’azione comune. La necessità di giocare con i propri compagni porta ad affinare quelle abilità che un giocatore già possiede: non si parla ancora di gesto tecnico ma di semplici gesti specifici all’attività sportiva che si sta praticando.

Si inizia a voler dimostrare di più, a provare a migliorare questo nuovo sport: fino a quel momento si parla di “volley-filette”, di forti spinte alla palla spedita verso il campo avversario, ma nel 1916 nelle Filippine si intravede il primo sviluppo di gioco con un’alzata e un forte colpo sulla palla. È la prima bozza di costruzione di gioco conclusa con un colpo d’attacco, quello che diventerà – con il tempo – la schiacciata.
Nonostante gli step di miglioramento avvenuti, nella pallavolo non erano ancora stati definiti dei ruoli specifici per i giocatori. Chiunque fosse nel campo da gioco era sia attaccante che alzatore e il gioco era davvero confusionario: dobbiamo considerare che fino al 1916 il numero di giocatori e le dimensioni del campo non era mai stato imposto e che ogni paese aveva un proprio modo di intraprendere il gioco. In Cina e nelle Filippine, ad esempio, si giocava con 16 giocatori totali, mentre in Giappone una metà campo contava 9 giocatori disposti su tre linee, senza rotazione e con i set a 21 punti.

pallavolo storia
Olimpiadi Los Angeles, 1984

1917, il primo regolamento ufficiale: tecniche e tattiche cambiano

Solo nel 1917 fu stilato il primo regolamento ufficiale: la rete doveva essere alta 2.44m, fu resa obbligatoria la rotazione, il servizio seguiva le posizioni del campo, fu introdotto il fallo di doppio tocco (per ritoccare la palla era necessario che la toccasse qualcun’altro dopo di te) e il fallo di trattenuta; la gara si vince con la vittoria di 2 set su 3 a 15 punti.
Fu svolta. Con l’introduzione di queste poche regole, le tecniche e le tattiche della pallavolo si evolvono molto velocemente insieme all’atteggiamento dei giocatori: la pallavolo inizia a non essere più considerato uno sport statico, bensì di movimento in cui le gambe sono fondamentali per porsi nelle migliori condizioni rispetto alla caduta della palla.

Appresa la consapevolezza della motricità nel campo, si inizia a sviluppare anche la costruzione del gioco con l’obbiettivo globale di fare punto: il “passaggio alto” entra di forza nei campi da gioco insieme alla sua esecuzione con i piedi (ancora) paralleli, le gambe piegate e la schiena ricurva in avanti, ma senza le spalle alte; non è il bagher, ma ci siamo quasi.
Siamo al 1922 ed ormai la pratica di questo nuovo sport è sempre più diffusa. Si perfezionano le tecniche e le tattiche della pallavolo e soprattutto si precisano ulteriormente le regole, si introducono ufficialmente i 3 tocchi massimi in un’azione e vengono introdotti i falli di seconda linea, di doppia in palleggio, di invasione (dal 1935 anche l’invasione al tocco della rete) e i due punti di scarto per portarsi a casa il set. Nel 1924 la pallavolo partecipa alle Olimpiadi di Parigi come sport dimostrativo. La rete e il pallone a bende sono sempre più diffusi nel mondo.

Bulgaria- Romania ai Giochi Olimpici 1964 – Photo Credits: FIVB Official Site

Il perfezionamento delle tecniche e delle tattiche: dal muro alla ricezione a “W”

Solo nel 1938 c’è l’introduzione tecnico-tattica del muro che cambia drasticamente l’atteggiamento delle squadre. Contato allora come tocco valido (proprio come nel beach volley attualmente), il muro rende lo spettacolo più entusiasmante portando difese mozzafiato e recuperi inaspettati.
Adesso le logiche ci sono tutte e sono “solo” da perfezionare, a partire dal gesto d’attacco che avrebbe dovuto mettere in difficoltà l’avversario e portare il punto a casa.
Si inizia allora a specializzarsi nei ruoli: la prima idea fu quella di una “formazione 3-3”, con tre attaccanti e tre alzatori alternati così da formare delle coppie fisse: con questo modulo si riceve in due linee da tre dopo la quale interviene l’alzatore. Successivamente si sviluppò il “4-2” con quattro attaccanti e due palleggiatori che, se in prima linea, non sono coinvolti nella fase di ricezione: in questa formazione la ricezione cambia disposizione e si arriva alla prima disposizione a “W”.

Ormai diffusa in lungo e in largo e definito con precisione il suo regolamento, nel 1947 nasce la Fédération Internationale de Volleyball (FIVB), consacrando la pallavolo come sport agonistico e provocando la nascita delle federazioni sportive nazionali.
Come continuerà a perfezionarsi la tecnica e le tattiche della pallavolo dopo il 1947? A breve lo scopriremo insieme!

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