La “Tedesca”, le spietate regole del gioco di strada più bello di sempre!

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Di Redazione Metropolitan

Le 10 spietatissime ed infrangibili regole della “Tedesca”, uno dei giochi del calcio di strada più appassionanti di sempre!

“Oggi non siamo abbastanza per fare una partita. Ci facciamo una Tedesca?”. Per i più maliziosi la risposta è no. Quando da ragazzini eravamo troppo pochi per sfidarci in due squadre distinte col pallone, l’alternativa non era un’orgia con una bionda teutonica dalla bionda chioma e le forme prosperose. La Tedesca, infatti, conosciuta anche come Olandese, è un gioco famosissimo con delle regole ben precise, che nella storia del calcio di strada ha appassionato intere generazioni di mocciosi. Ecco in che cosa consisteva esattamente.

La Tedesca
La “Tedesca” nel calcio di strada (fonte: 90min.com)

Che cos’è la Tedesca?

Dicevamo regole. In realtà si tratta di veri e propri dogmi inviolabili, più sacri ed arcaici di quelli espressi all’interno della Torah ebraica. Il luogo in cui dare inizio alle ostilità è irrilevante: che sia l’asfalto sconquassato di una piazza, la sabbia rovente di una spiaggia in Agosto, o il manto verde di un giardino pubblico pieno di sterco di cane, non ha importanza. È sufficiente una porta sola, anche tirata su alla bene e meglio, attraverso il ricorso a zaini, cappotti, palette, secchielli e quant’altro possa fungere da pali. All’occorrenza anche saracinesche, vetrine e portoni possono essere valide soluzioni. Il numero dei partecipanti può variare. L’obiettivo, come anche i sassi sanno, è quello di fare goal tirando al volo, ma seguendo questi ferrei dettami. Nel ripeterli chiniamo il capo in preghiera.

Le 10 regole fondamentali della Tedesca

#1 Chi parte in porta ha 5 punti in più rispetto agli altri giocatori, per attenuare la sfiga subita. Per decidere il portiere niente di più democratico di una bella “conta” o di una “miscela”, più falsata di un concorso pubblico per ottenere un posto statale, in modo da tirare a sorte sempre il più scarso o il più tonto della combriccola.

#2 Come funziona la detrazione dei punti. Piede: -1. Testa -2. Ginocchio, tacco, semi-rovesciata: -5. Rovesciata: -10. La “spalletta” o il colpo di “culo” eliminano definitivamente. Difficili, ma non impossibili: ho visto gente fratturarsi clavicole e bacini nel tentativo di realizzare simili imprese.

#3 Non vale palleggiare! Il fenomeno che voleva comunque mettersi in mostra, immedesimandosi in una foca monaca da Parco Acquatico, veniva inevitabilmente ricoperto di insulti. Ai suoi danni, a quelli della madre, del padre, della sorella, fino a raggiungere i cugini di terzo grado che non vedeva dal cenone di Natale.

#4 Se prendi il palo o la traversa (che nel 94% dei casi era immaginaria), hai il cosiddetto “Palo D’Oro”. Più ambito di una borsa di studio alla Bocconi, perché ti permetteva di usufruirne per non andare in porta, dopo esserti reso protagonista con una indecente pantofolata finita fuori, degna del peggior Gabi Mudingayi.

#5 Se tocchi la palla di mano per tre volte, vai in porta! Non è certo dura come la legge statunitense che prevede l’ergastolo dopo tre condanne ricevute, ma ci si avvicina parecchio. Dura lex, sed lex!

#6 La “Bastarda”. Quando il portiere scendeva ad un determinato punteggio (dai 7 ai 5 punti), poteva beneficiare di questo infamissimo salvagente per uscire dalla porta. Bastava scagliare la palla contro le costole degli stronzetti, che fino a quel momento ti avevano bombardato per liquidarti dalla competizione. Un sanissimo metodo non solo per togliersi dai guai, ma anche per sfogare tonnellate di rabbia, tenuti repressi fino a quell’istante. Toccasana.

#7 La “Torretta” o “Ponte”, che determinano il crollo del punteggio senza pietà alcuna. Tutti passaggi al volo. Un tocco, due tocchi, tre tocchi, quattro tocchi, fino a che poi qualcuno all’improvviso non prendeva l’iniziativa e calciava. L’unica possibilità del portiere era quella di sfiorare almeno con le unghie il pallone prima che questo lo trafiggesse alle sue spalle, in modo che così gli fosse tolto soltanto un punto dal totale.

#8 Se il portiere riesce a bloccare il tiro senza rimbalzo, può uscire dalla porta. Così tutti gli avversari erano inesorabilmente costretti a scatenare i propri istinti omicidi, innescando ogni volta dei missili terra-aria anche da distanze ravvicinate, che avrebbero quantomeno spezzato speranze e falangi del povero malcapitato tra i pali.

#9 In area di rigore non si può tirare di piede, ma solo di testa, ginocchio, spalla, culo o in acrobazia. Precisiamo che l’area, nella maggior parte dei casi, veniva disegnata con lo sputo. Niente replay, moviole, o consulti al VAR per decretare se vi fossi stato dentro o meno al momento della cannonata che avevi sprigionato di destro, centrando in pieno gli incisivi del tuo amico. Il tutto si risolveva con un sanissimo scambio di opinioni, qualche manata, un paio di calci negli stinchi e una manciata di frasi ingiuriose che avrebbero fatto rabbrividire un camionista bulgaro cinquantenne con la quinta elementare.

#10 Gli ultimi due sopravvissuti che rimangono in gara devono contendersi la vittoria con un duello ai rigori. E allora l’Andriy Shevchenko di Manchester 2003 che era in te prendeva vita per abbattere l’ultimo scoglio sul tuo cammino.

Il rigore di Andriy Shevchenko nella finale di Champions League 2002/2003
Il rigore vincente di Andriy Shevchenko nella finale di Champions League 2002/2003 (fonte: style.corriere.it)

Anche se alla fine ognuno, in base alla regione, la città, o il quartiere di periferia a cui apparteneva, gestiva questo insieme di precetti secondo il proprio credo, una cosa, che ha accomunato chiunque indistintamente, è sicura. La Tedesca è stata una compagna fedele della nostra bellissima infanzia, sempre pronta a coinvolgerci, farci incazzare, litigare, riappacificare, urlare, vincere e perdere. Insomma, in una parola sola, ci ha fatto crescere… insieme e felici.

Tartaglione Marco

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