Cultura

Tempio del Futuro Perduto, un ingresso per la cultura

Il Tempio del Futuro Perduto ha ospitato il 23 novembre una showcase con A R T S, etichetta di Berlino.

Line-up composta da ÆQUAL, Emmanuel ed Introversion.

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Partiamo da un presupposto: location che hanno la cultura del clubbing e gente che la condivide e la rispetta sono difficili da trovare al giorno d’oggi, soprattutto in Italia.

Dopo rave, centri sociali, club e fenomeni intellettualoidi, vissuti di fiammate improvvise ma che hanno lasciato cenere lungo il loro percorso, il Tempio del Futuro Perduto potrebbe essere l’alternativa a questi eventi transitori, impattando verso un futuro tutt’altro che perso, ma conquistabile e raggiungibile.

Non a caso si è utilizzato il condizionale perchè in un contesto come il nostro, dove la politica mette il dito dappertutto, la gestione dello stabile in cui è nato Acropolis – Tempio del Futuro Perduto e dei relativi spazi a disposizione, è temporanea per via della burocrazia. 

Dopo due bandi andati a male a causa della rinuncia formale dei vincitori del bando, una sessantina di ragazzi, facenti parte di associazioni culturali diverse, fanno fagotto e occupano, muniti di tende, l’interno dello stabile abbandonato (da due anni) nella fabbrica del vapore mostrando un cartello all’entrata:

Bene pubblico in fase di ristrutturazione, soggetto ad autogestione sperimentale temporanea

Foto di Jacopo Gussoni

La parte angosciante di questa iniziativa, partita nel dicembre dell’anno scorso, è il fatto che il Comune di Milano presenta una denuncia verso ignoti per occupazione abusiva di suolo pubblico.

Le smorfie che si susseguono alla lettura di notizie del genere acuiscono quando si scopre la totale onestà e trasparenza che c’è dietro questa manovra portata avanti. Prima di tutto la completa disponibilità a sedersi ad un tavolo con le istituzioni, dopodichè, la durata dell’autogestione terminerà con la riconsegna dell’immobile al comune, il quale lo metterà di nuovo a bando.

Facendo un’altra risata, sarcastica ovviamente, il comune non caccerà un soldo per lo sforzo apportato dalla crew, che ha sborsato tutto di tasca sua per la ristrutturazione.

Dopo Rodhad, VSK, Boston 168 ritorna nella sua Milano Emmanuel

Dopo questa introduzione, il 23 novembre presso il Tempio del Futuro Perduto a Milano è stato ospite Emmanuel owner dell’etichetta A R T S di Berlino. Un evento a cui si è assistito con la politica del dono, pagando un ticket di 5 euro e portando un indumento usato da destinare ai meno abbienti.

Dopo ospiti come i Rodhad, VSK, Boston 168 approda al Tempio del Futuro Perduto: Emmanuel.

Coadiuvato da ÆQUAL all’apertura ed Introversion per la chiusura, il dj e producer di origini greche ritorna nel luogo in cui è cresciuto da bambino: Milano.

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Tempio del futuro perduto: realtà da clubbers.

Giunti nella sala principale l’aria rarefatta e offuscata rende la visibilità limitata, incrementando il potere degli altri sensi. Il profumo, il suono, il gusto ed il tatto si fondono in preda ai brividi che germogliano lentamente sulla pelle.

Lo stabile ha le sembianze di una donna nuda, libera dal guscio del buon costume e delle parole, libera di esprimersi tramite il corpo, giocando con le parti feconde in preda ad un delirio istintivo. Persa in giochi sonori e scenografici, prodotti dal sound vorace di ÆQUAL, Emmanuel ed Introspection, la nudità converge nella potenza infernale della notte, spettatrice di piccoli uomini che si esaltano al suo ingresso.

Effetti visivi e grafici si elevano verso il solaio, dilagando in ogni angolo del locale con luci laser, che danno la sensazione di essere partiti verso un viaggio sensoriale dal quale difficilmente se ne esce privi di esperienze profonde e personali.

La musica generosa, senza risparmio di colpi, gestisce l’arena di leoni affamati alla ricerca della preda più succulenta: la Techno.

Line-up: ÆQUAL, Immanuel, Introversion

ÆQUAL

ÆQUAL

L’apertura di ÆQUAL è semplicemente necessaria. Stordisce prima di farci l’orecchio, stabilizza una volta appurato, trasporta quando la membrana del timpano conduce le vibrazioni al cervello.

ÆQUAL, dj e producer italiano, è una delle figure chiave della Techno italiana. Ha raggiunto tappe estere come Stati Uniti, Germania, Spagna, Austria, Svizzera, Slovenia, Lituania, Croazia, Serbia, Ucraina e Malta, ha creato la Milano Street Parade coinvolgendo più di 50000 persone in due edizioni ed è co-fondatore del Social Music City. Direttore artistico di diversi festival culturali e club e parte integrante di Illegal Alien Records.

In stile techno ed industrial, dub-techno, trance ed electro, richiamando la techno-Detroit supportata da bassi poderosi fa impazzire dall’inizio alla fine. I 140 bpm da dancefloor rappresentano alla grande l’aspetto del club di cui si parlava prima, non soltanto musicalmente da parte di uno dei capostipiti del tempio, ma anche da parte del pubblico.

Senza telefoni che riprendono le gesta e senza la voglia di “share-are” telematicamente, lo si vive a pieno, sulla stessa lunghezza d’onda, in preda alla passione e soprattutto alle novità musicali. Si, perchè parafrasando Lele Sacchi (che di musica elettronica ci capisce qualcosa) la musica elettronica è una continua scoperta verso sonorità che non si conoscono.

EMMANUEL

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EMMANUEL

Continuando sulla scia della scoperta e dell’allucinazione arriva la guest star: Emmanuel. Nato nell’87 in Grecia si sposta da piccolo a Milano dove vive gran parte della sua infanzia e giovinezza. L’approccio alle macchine e ai software arriva all’età di sedici anni e dopo la sua release di debutto Parade EP con l’etichetta Be As One trova il consenso ed il supporto di grandi nomi della scena techno come Laurent Garnier, Adam Beyer, Mauro Picotto. Nel 2013 fonda la sua etichetta A R T S che comprende altre realtà (Artscore, Arts Ltd / Digital , Arts Collective, Arts Transparent, Arts White – Warehouse Memories e Arts Digital Series).

Sulla scia della novità, Emmanuelspinge i confini di ciò che è accettato come norma o status quo, principalmente nel campo dell’arte e della cultura” come recita il motto della sua etichetta. Nella sala gremita del Tempio del Futuro Perduto, il suo set descrive il luogo di culto incarnato dal tempio.

Con vocals che emergono dal regno dell’ade accompagnati da bassi che esaltano il pubblico,  Emmanuel sembra recitare una preghiera per ringraziare la notte di averci riunito tutti sotto lo stesso tetto, mentre il pubblico lo applaude per aver donato il suo pensiero, espresso attraverso i software ed il mixer. 

Giocando con atmosfere lucubri e vampiresche in una scenografia alla Blade Runner con laser e  luci che s’intromettono tra la folla, Emmanuel rappresenta alla perfezione la old school della musica techno. Suoni sintetici, profondi, drum machine e rullanti, imperversano in situazioni psy-trance e sonorità deep raccogliendo l’energia cinetica del movimento degli adepti in pista, esaltati nella perdizione tra fischi e cori come “Vai ‘Manuè!”.

La selezione accurate delle tracce fa parte del progetto “The Box” per onorare il quinto anno di A R T S. Un lavoro meticoloso in cui ogni artista dei 20 selezionati ha prodotto qualcosa che si collega profondamente con l’etichetta e il motivo per cui ne fanno parte. Le tracce prodotte da Boston 168, lo stesso Emmanuel, Dustin Zahn, Keith Carnal, Introversion ed altri usciranno in un various il 3 dicembre. (Link per il pre-order QUI).

INTROVERSION

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Alla fine si arriva ad Introversion. Sound designer, dj e produttore di Berlino risulta essere un predestinato nel campo della musica.

Julius Debler (Introversion) ammette di non aver mai pianificato un carriera nella musica, è semplicemente successo.

Approdato su A R T S Collective con l’EP Dystopia, ha già scardinato alcune regole base della scena elettronica contemporanea ed ha solo 23 anni.

Le sonorità techno-dark anni ’90 intervallate da atmosfere trance e da grancasse in preda ad un esorcismo esoterico, rappresentano piccoli break nel quale prendere respiro dopo essere colpito da onde sonore e vibrazioni fatte di materia, impossibili da calpestare, ma che calpestano, chiudendo una serata di altissimo livello.

Il Tempio del Futuro Perduto è uno schiaffo morale nei confronti delle istituzioni.

Fatti gli onori di casa di certo non mancano gli onèri.

Nella hall, una catasta di libri ammassati, un vero e proprio muro di cultura difficile da soppiantare. L’iniziativa è quella per la raccolta di libri destinati alla rete di biblioteche pubbliche milanesi e per il book crossing con più di 1000 volumi raccolti.

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Dalla parte opposta, naturalmente chiuso all’una di notte, c’è il negozio di vinili, il MOKAMBO VINYL DISTRICT gestito da Felice Pascale membro dei Mokambo Brothers, artista e ideatore dei Block Party.

Proseguendo per pochi metri si arriva nella sala principale dove non solo la musica fa da padrona, ma gli ideali condivisi, quali la correttezza, l’educazione, lo spirito di aggregazione, la curiosità, sono il collante verso un nuovo ingresso della cultura.

E allora via alle mostre fotografiche, mostre d’arte contemporanea, serate musicali, corsi di mixaggio e beatmaking, spazi ricreativi, corsi di yoga, corsi di autodifesa, corsi di musica elettronica per i più piccoli, lezioni d’italiano agli stranieri e moltealtre iniziative all’interno di un edificio contornato da un giardino alberato.

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Il Tempio del Futuro Perduto cresce con i capisaldi della cultura, dell’immaginario e del creativo da condividere in un luogo aperto a tutti, coinvolgendo l’intera comunità, senza scendere a compromessi e dando uno schiaffo morale nella capitale del denaro e del materialismo. Probabilmente la coscienza di questi ragazzi, svegliatasi in un ambiente progredito economicamente ma regredito in termini relazionali, è la testimonianza concreta che l’importante è chi si è, non cosa si fa.

Il dilemma Shakespeariano tra l’essere ed il non essere spinge i suoi fautori ad urlare con gran voce il riconoscimento della personalità di un progetto teso a risollevare gli aspetti più negativi, dall’abbandono alla strafottenza ed al cinismo, verso la sostenibilità e quelle virtù tese a raccogliere e diffondere l’importanza di una cultura, che ahinoi, è povera di futuro e futurismi.

Acropolis – Tempio del Futuro Perduto è la parte più alta della città.

Come nelle polis greche, l’acropoli era quella zona più alta, con la residenza del re, poi estesa a luogo di culto e riunioni.

Acropolis-Il Tempio del Futuro Perduto”, è il titolo del progetto e della location nella quale i flussi positivi, solidali, culturali, comunitari s’incontrano, riunendosi in un caleidoscopio di immagini, suoni, sorrisi ed emozioni con le quali si crea una ragnatela ramificata, ma flebile e leggera, sensibile al più fioco sibilo di vento.

Le due parti contrastanti, quella della resistenza sommata alla leggerezza è un ossimoro che può rafforzarsi semplicemente con l’aiuto di tutti, tenendosi per mano e rappresentare metaforicamente un muro umano inespugnabile a tutti coloro che cercheranno di buttarlo giù. Perché alla fine qualcuno proverà a mettersi in mezzo, per trasformare tutte le buone intenzioni in una polaroid da gettare nel bidone della spazzatura, mentre a noi non resterà che sospirar di nuovo pensando che di più non si possa fare.

Ultima cosa degna di nota: il giardino viene intitolato a Federico Aldrovandi, ragazzo a cui è stato rubato il futuro, come recita la targa posta all’ingresso, ma in generale il pensiero va a tutti i ragazzi (ad esempio Giulio Regeni), ai quali non è stata data la possibilità di poterselo creare o  non aver avuto un sostegno da parte di quei sorveglianti che nessuno sorveglia.

«LA CULTURA NON SOSTENUTA DAL BUON SENSO E’ RADDOPPIATA FOLLIA»  (Baltasar Gracián)

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MATTIA GARGIULO

 

 

 

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